Processo alla Roma (o a Mourinho?)

Processo alla Roma (o a Mourinho?)
di Andrea Sorrentino
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Sabato 23 Ottobre 2021, 00:11

Eccolo, il metodo-Mourinho. In tutto il suo splendore e le sue miserie. Ora lo conosce anche Roma, e sulla sua carne viva. Fine della luna di miele, d’ora in poi non ci saranno molte scelte possibili, anzi solo due. Prendere, o lasciare. Come al Colosseo: pollice su, pollice verso.
L’uomo è questo, ama il corpo a corpo, sfidare e spaccare. Provocando, cerca socraticamente reazioni, per arrivare a una sintesi dopo aver messo in difficoltà la controparte. L’ha sempre fatto, è il suo metodo e il suo stile, ed è sempre accaduto che le anime belle si ribellassero alle sue brutte parole sui giocatori che non gli piacciono («E ora avete visto perché»). Quante volte l’ha detto. Non è vero che Mourinho provochi solo tensioni, spesso suscita una botta di impensabile soavità nei suoi nemici, che all’improvviso diventano empatici con i panchinari incompresi, poveri ragazzi torturati dal bruto. Ma la città romanista ora è a un bivio. Stare con José, condividerne le critiche a una rosa impreparata ai grandi traguardi, e stimolare la dirigenza a migliorarla; oppure giudicarlo un altro seccatore, un altro bollito, uno che si diverte a umiliare i giocatori e a svalutarli, uno che non sa che pesci prendere e allora manda tutto in vacca, tanto ha dietro il Newcastle (a proposito, continuano a girare voci di offerte da 20 milioni di sterline, tenere d’occhio la pista). Delle due, l’una. 

SOCIETÀ

Ma è ora di scegliere.

A cominciare dai misteriosi Friedkin, ormai persino simpatici per l’ostinato fragoroso silenzio alla Greta Garbo: sono loro l’obiettivo dell’intemerata di Mourinho in Norvegia. Dove l’azzardo è stato rovinoso. Voleva risparmiare energie per il Napoli ma la squadra è venuta giù in blocco, riserve prima e titolari dopo, mal preparati a un viaggio vissuto come una “punizione” (Mancini dixit), e questo va in carico all’allenatore, primo responsabile in casi simili. Sono accadute cose brutte: la più grave sconfitta della storia romanista considerata la caratura dell’avversario (e nessun club dell’Europa nobile aveva mai ingoiato 6 gol in Norvegia), la seconda orrenda imbarcata presa da Mourinho in pochi mesi (uno 0-3 a Zagabria col Tottenham in marzo ne indirizzò l’esonero), la quarta sconfitta su 13 in stagione, l’ufficialità della frattura con mezza squadra. 

SCOSSA

Il suo battere sull’impalpabilità delle riserve voleva anche essere uno sprone alle riserve stesse, invece gli è tornato sui denti come un boomerang.
La terapia d’urto non ha funzionato, né con Mayoral né con Diawara, men che meno con Villar: se 4 mesi fa giocava nell’under 21 spagnola, è pur vero che il tenero Gonzalo fra 4 mesi compirà 24 anni, quindi facciamoci domande. Meglio non farsele su Reynolds, inutile infierire su un altro misterioso yankee. E’ valido però l’argomento principale a detrimento di Mourinho, ovvero che gli stessi giocatori invisi a José pochi mesi fa erano in semifinale di Europa League, e a febbraio erano ancora terzi in A prima dell’epidemia di infortuni.
A questo, Mourinho risponderebbe con una chiamata alla coerenza da parte dei Friedkin. Se avete deciso che Fonseca non andava bene e avete scelto me, quindi di sterzare decisamente, allora permettetemi di compiere scelte, di costruire la squadra a mia immagine. 

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MERCATO

Neppure tra i titolari ci sono molti giocatori ideali per lo Special. Manca gente fisica alla Anguissa, sfumato perché si doveva prima cedere un centrocampista, e non accadde: immaginarsi la gioia di Mourinho, che reclamava pure difensori. Ma adesso l’imbuto comincia a farsi stretto, José si è trincerato nel fortino, e aspetta risposte da ogni direzione. Da Roma-Napoli e dai suoi titolari. Dalla proprietà, sul mercato. Dai tifosi: scelgano da che parte stare. Persino dalle bistrattate riserve: se accendono una fiamma anziché autocommiserarsi magari ce la fanno, ad allenarsi come si deve e a migliorare. Ma ormai non c’è più molto margine, si cammina tutti sul filo. Le situazioni estreme che piacciono a Mourinho. Prendere, o lasciare.

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