Prandelli, parola allo psicologo dello sport (Cei): «Colpa del “perfezionismo positivo” l’obbligo del risultato a tutti i costi»

Prandelli, parola allo psicologo dello sport (Cei): «Colpa del “perfezionismo positivo” l’obbligo del risultato a tutti i costi»
di Alessandro Angeloni
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 24 Marzo 2021, 07:35

Alberto Cei, psicologo dello sport, docente all’Università San Raffaele di Roma.
Sempre più casi di stress nello sport. Come mai?
«E’ l’insieme di vari fattori. L’obbligo legato alle vittorie, la storia che ci si porta dietro e l’età, che magari non aiuta a sopportare un certo tipo di pressioni. Questo tipo di malattie non ha una categoria specifica, prende tutti, ricchi e poveri».
L’esigenza del successo è determinante, quindi.
«Ora più di allora. Specie se sei un personaggio importante, un ex ct della Nazionale come Prandelli. In psicologia lo chiamiamo “perfezionismo positivo”. Che ti porta ad avere l’obbligo del risultato e la mancanza porta allo stress. Ci sono molti casi di medagliati olimpici che hanno vissuto periodi di questo tipo».
Lo stress agonistico può anche essere positivo.
«Se si concentra su una gara, sì. Se poi diventa un dovere costante, no. Come un attaccante che segna tanti gol e poi non ne fa per un lungo periodo. Arriva lo stress».
Il Covid incide?
«E’ un peggiorativo. Anche perché ormai siamo in una fase cronica».
La depressione, lo stress colpiscono i più sensibili?
«No, è una leggenda.

Non esiste un criterio che misuri la forza o la sensibilità di una persona».

© RIPRODUZIONE RISERVATA