"Pollicino" Regragui spaventa la Francia, il ct del Marocco crede nell'impresa: «Siamo quelli della favola»

Il segreto in difesa: un solo gol preso, e su autorete

"Pollicino" Regragui spaventa la Francia, il ct del Marocco crede nell'impresa: «Siamo quelli della favola»
di Andrea Sorrentino
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Lunedì 12 Dicembre 2022, 09:58

Odi planetarie al Marocco, stupor mundi. E visto che di record storici ne sta macinando, perché non librarsi in volo, e immaginare che oltre all'Africa sul tetto del mondo, per la prima volta nella storia un allenatore potrebbe vincere nello stesso anno una Champions League per club e un Mondiale per nazioni? Potrebbe in effetti capitare a Walid Regragui, già primo tecnico africano in una semifinale mondiale, e con la prima squadra africana di sempre: appena lo scorso maggio ha vinto la Champions League d'Africa col Wydad Casablanca, e in fondo è a sole due partite dalla vittoria del Mondiale 2022. Inseguita sempre allo stesso modo, tra l'altro: in tempi in cui ormai se non vai sempre all'attacco o non hai il 70% di possesso palla vieni considerato un Neanderthal del calcio, costui, Regragui, è invece un maestro di accortezze e di strategie difensive, un maestro dell'arrocco. Il suo Wydad aveva la migliore difesa della Champions africana (solo 2 gol incassati nelle 5 partite finali) e ora questo suo Marocco è ancora meglio. Per dare un'idea del miracolo che finora si è compiuto sotto gli occhi attoniti del mondo, basta un dato: nessuno, in cinque partite, è riuscito a segnare un gol ai Leoni dell'Atlante. Cinque nazionali non di terza fila (Croazia, Canada, Belgio, Spagna e Portogallo) e 79 giocatori impiegati non hanno prodotto lo straccio di una rete, nessuno che abbia spedito un pallone alle spalle del portentoso Yassine Bounou, portiere del Siviglia, arrivato a 31 anni a godersi la gloria del mondo. L'unico a esserci riuscito, non volendo, è stato il difensore Aguerd, la cui autorete contro il Canada è il solo gol incassato dalla squadra che ha sbalordito il Mondiale. E si sa che solo un'altra nazionale, nel 2006, arrivò in semifinale con lo stesso ruolino di marcia: l'Italia di Lippi, che nelle prime cinque partite incassò un solo gol, l'autorete di Zaccardo contro gli Usa. E poi finì come finì.

Con i Blues è come un derby

Cabala a parte, e con tutti gli auguri del caso al Marocco, il simbolo di questa magnifica cavalcata è Ragregui, alla vigilia il 22esimo ct (su 32) per entità dell'ingaggio, ma ora arrivato tra i primi 4, e la cui più grande impresa è aver ormai trasformato una semifinale mondiale in una specie di derby tra francesi, o come minimo tra francofoni.

L'ex colonia, protettorato francese per 44 anni, che guarda negli occhi il colonizzatore, e gli mette anche paura. Una storia pazzesca. Anche perché Walid Regragui è marocchino di sangue e di anima, certo, ma è nato in Francia (del resto 14 dei suoi 26 giocatori non sono nati in Marocco), anzi proprio alle porte di Parigi, Corbeil-Essonnes, a 30 km dalla Tour Eiffel. E in Francia ha vissuto e giocato a calcio da professionista, la sua formazione e la sua parabola si compiono lì, anche se ha sempre militato in squadre di secondo piano (Tolosa, Digione, Grenoble). Ma ha sempre scelto di giocare per la nazionale del Marocco, come adesso fanno tanti suoi giocatori sparsi per l'Europa. Da allenatore, invece, tutte esperienze in patria, tranne mezza stagione all'Al Duhail, in Qatar, nel 2020, e forse lì il destino aveva già iniziato a tracciare le sue trame.

Il no di Mazzarri

L'impronta del Fato si nota anche lo scorso agosto, quando il ct Halilodzic molla il Marocco dopo averlo portato al Mondiale, e i dirigenti della federazione puntano sul nostro Walter Mazzarri: il quale, per motivi mai chiariti, in extremis non si accorda e rinuncia. Spunta allora Regragui, che era già stato vice ct nel 2012, e prende la nazionale. Per portarla fino in semifinale, tra lo sconcerto del pianeta. Puntando sulla difesa, semplicemente, ma anche su giocatori combattivi sì, perché è la prima cosa, ma soprattutto eclettici, rapidi di pensiero e di gambe, tecnici, esperti di grande calcio, tutti in club europei, tutti titolari nelle rispettive squadre, gente calda dentro e fuori. Li ha strutturati sul modello dell'Atletico Madrid di Simeone, ammette Regragui: difesa aggressiva a 4-1-4-1, il fiorentino Amrabat il cuore di tutto e il vertice basso di un rombo, o per dirla alla francese una losanga, che difende benissimo sui primi portatori di palla. Ora, dopo aver eliminato Belgio, Spagna e Portogallo, sotto con la Francia campione del mondo. A occhio, i marocchini non tremeranno, mentre forse i francesi, che ora hanno tutto da perdere, qualche turbamento l'avranno. E non sarà male, tra gli altri, l'incrocio tra Hakimi e Mbappé, compagni al Psg. Tutto potrà accadere, nella semifinale più imprevedibile del mondo: si ricorda che la Francia, al contrario del Marocco, è piuttosto svampita in difesa, in ogni partita ha incassato un gol ed è arrivata a 5 reti subite. Regragui ha già avvertito: «Noi siamo come Pollicino». Quello della fiaba (ovviamente francese), che alla fine fregava l'orco mangiabambini. Un orco forse vestito di blu, anche se Perrault non lo specifica. Ma chissà.

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