Platini: «Con Lazio e Roma ai vertici della serie A il campionato è più bello»

Platini: «Con Lazio e Roma ai vertici della serie A il campionato è più bello»
di Antonello Valentini
5 Minuti di Lettura
Martedì 24 Dicembre 2019, 00:10

Dall’alto della Tour Eiffel, come appare il calcio italiano a Michel Platini? Lui è pronto a rientrare come dirigente, anche fuori dalla Francia, ma non alla Juventus, ”una storia d’amore non si ripete due volte”.

«Quest’anno - dice l’ex presidente della Uefa - non potete lamentarvi, finalmente un campionato aperto, la Juve non è più padrona assoluta, l’Inter è competitiva e soprattutto c’è il ritorno di Lazio e Roma. Da quello che vedo in tv, spettacolo gradevole, anche le belle imprese dell’Atalanta. Quello italiano è un calcio fatto di passione, parlo dal punto di vista sportivo, le beghe politiche non mi appassionano. Mi dispiace però vedere qualche stadio semivuoto».

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Anche la Nazionale sta rimontando, come risultati e nel cuore dei tifosi, dopo il flop degli ultimi Mondiali. 
«Mancini è sempre stato uno sveglio, ha cambiato l’idea della Nazionale, dando gioco, entusiasmo e nuove motivazioni alla squadra. È chiaro che quando tutto riparte, l’ambiente si riscalda. Sono convinto che farà un buon Europeo, ma occhio alla mia Francia, gioca bene».

Per convinzione e per necessità, Mancini sta lavorando sui giovani, ce ne sono molti interessanti, manca ancora l’esperienza internazionale: Zaniolo, Chiesa, Barella, Pellegrini, Sensi, Meret, Castrovilli. Che ne pensa? 
«Il coraggio deve venire soprattutto dalle società e dagli allenatori: Zaniolo è molto promettente, ma non fate paragoni con Totti, ha bisogno di crescere, non esistono due giocatori uguali. Ha classe, forza fisica e temperamento, lasciategli fare la sua vita, troppa fretta vuol dire anche troppa responsabilità. E vale per tutti questi ragazzi».

In Serie A sono già saltate le panchine di Ancelotti, Montella e Thiago Motta; a proposito delle romane, invece, Fonseca e Inzaghi hanno rilanciato squadre e ambiente.
«Lo sappiamo tutti, il calcio non fa sconti, è il destino dei tecnici. Fonseca lo conosco meno, ma mi sembra stia dando equilibrio e sicurezza alla Roma, un mix di giovani e meno giovani; Inzaghi riesce a sfruttare al meglio le caratteristiche dei suoi e la Lazio è divertente da vedere, non rinuncia mai a giocare e tiene ritmi alti, con 4 passaggi è già dall’altra parte del campo. Lo ha dimostrato anche a Riad».

A giugno partirà da Roma un Europeo diverso dalle 15 edizioni precedenti: per i 60 anni della Uefa, la fase finale si giocherà in 12 Paesi.
«È stata una mia idea da presidente Uefa, portare il calcio dove certe manifestazioni non si potranno mai organizzare: penso a Ungheria, Azerbaigian, Ungheria, Irlanda. E Fifa e Uefa hanno il dovere di difendere e non mortificare i campionati nazionali. Le Coppe europee fanno il resto, ma il calcio è per tutti, non per arricchire élite sempre più avide di soldi. Su questa filosofia avevo il consenso di 150 Federazioni per diventare presidente della Fifa, mi hanno bloccato con false accuse. Ero scomodo, ma non mi arrendo, cerco giustizia, non vendetta».

Tornando al nostro calcio, i club di A continuano a litigare sulla torta dei diritti tv. Bisogna tenere insieme Agnelli e Lotito, Cairo e De Laurentiis, Preziosi, Ferrero e Cellino. In Lega hanno bruciato (per ora) un banchiere-manager come Gaetano Miccichè, e adesso hanno richiamato la vecchia guardia, una sua vecchia conoscenza, Giancarlo Abete.
«Abete è stato vice presidente Uefa con me. Una persona capace e leale, di grande equilibrio. Mi sembra una scelta azzeccata, riuscirà a risolvere».

Un altro tormentone è la Var. Per bocciare questa scelta, ha usato un’espressione colorita, tutta italiana, come Fantozzi/Villaggio per la Corazzata Potemkin. È sempre convinto che non serva? 
«La Var uccide le emozioni e scredita gli arbitri. Può aiutare per il fuorigioco, sulle linee di posizionamento dei calciatori. Per il resto, sposta i tempi delle decisioni e spesso i dubbi restano anche dopo una decisione collettiva davanti al monitor. L’hanno introdotta perché non credono agli arbitri. E poi, un’altra cosa fondamentale: le regole del gioco devono farle calciatori e allenatori, non i burocrati dietro la scrivania».

I prossimi Mondiali, nel 2022, sono stati assegnati al Quatar. Per questioni climatiche si giocherà in dicembre, saranno sospesi a metà stagione i campionati in tutta Europa. Lei ha votato a favore di questa scelta, molto criticata e controversa. È ancora convinto che sia stata una decisione giusta? 

«Secondo me, il calcio deve aprire nuove frontiere, solo così continuerà a crescere e a svilupparsi. Come è stato fatto a suo tempo con la Corea e il Giappone e poi con il Sudafrica. Si sono scritte tante sciocchezze sul Qatar: problemi di salute per i calciatori, stadi come campane di vetro, con l’aria condizionata. Si giocherà a una temperatura di 25 gradi, dov’è il problema ? Erano 10 anni che i Paesi arabi chiedevano di poter organizzare una Coppa del Mondo. Confermo la scelta, anche se lì sono cominciati i miei guai, forse ho peccato di ingenuità, ho detto chiaramente che avevo votato a favore».

In Italia è esploso un grande interesse per il calcio femminile. Grazie alla Nazionale che ha fatto benissimo agli ultimi Mondiali e a un progetto della Figc che sta allargando la base e investendo sui settori giovanili. Ci crede nel calcio femminile? 
«Personalmente credo in tutti i... calci. Tutti devono poter partecipare, ci sono Paesi Europei dove le ragazze riempiono gli stadi e il livello tecnico continua a crescere. Non è un caso che ormai da anni, la Uefa organizza a distanza di 24 ore e nella stessa sede le finali di Champions League, maschile e femminile».

Che si aspetta da Babbo Natale? 
«Ho avuto molto dal calcio nella mia vita, resta la mia famiglia allargata.

A proposito, auguri a tutti i tifosi, mi porto l’Italia nel cuore».

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