Pellegrini, dall'infortunio agli insulti social: a Bologna per la "vendetta"

foto Mancini
di Alessandro Angeloni
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Domenica 13 Dicembre 2020, 07:35

Settimana molto complicata, questo sì. Prima l’infortunio alla caviglia, smaltito in poco tempo (e oggi vedremo quanto sarà stato smaltito davvero), poi gli insulti, quelli no, non smaltiti e non fanno parte della carriera di un calciatore, specie se arrivano alla figlia, che ha appena tre mesi di vita. I cecchini poi, sono certi leoni da tastiera, nemmeno tifosi, che si arrabbiano ma non augurano la morte a nessuno. Lorenzo Pellegrini pian piano prova a tornare a sorridere, sta smaltendo la rabbia (fino a un certo punto) e quella che gli resta la vuole trasformare in energia positiva. Ricorda Bologna, forse è meglio, perché proprio lì, dove la Roma è impegnata oggi alle 15, è stato protagonista. Gli serve per superare il momentaccio: al Dall’Ara quell’assist a Dzeko nei secondi finali, sono passati appena quattordici mesi. Una pennellata, la testa di Edin, vittoria della Roma. Ecco, una vittoria, quella serve alla Roma anche oggi, per non perdere il treno per la Champions e la distanza dal quarto posto. I sogni scudetto, per ora, lasciamoli da parte. Lo dice anche Fonseca. 
ASPETTATIVE E CONTRATTO
Da Pellegrini ci si aspetta sempre quella giocata, è il destino dei bravi, quelli che si accendono e accendono la fantasia dei tifosi. Le aspettative e la resa, sempre questo fa la differenza, il rapporto tra la prima e la seconda. E Lorenzo, questo cerca di fare, raggiungere un equilibrio: a volte riesce, a volte meno, a volte proprio no. Contro il Sassuolo, nel secondo tempo, aveva dato segnali di vita vera, come se quel Covid (eh sì, mettiamoci anche questo, roba non di poco conto, un virus che lo ha tenuto fuori uso per un bel po’), quelle minacce, quegli insulti ricevuti non fossero mai esistiti. Lorenzo ha reagito male, dando dei “falliti” a chi lo criticava (e lo faceva anche con Pedro, per l’espulsione) poi ha corretto il tiro: un conto è la critica, un altro è l’insulto. E questo lo ha capito. Accettare una critica fa parte della crescita, reagire a un insulto è umano, anche se certe volte, meglio sorvolare. Pellegrini oggi «giocherà», ha detto Fonseca. Starà dietro Dzeko, al fianco di Mkhitaryan, da trequartista, ruolo che ama, nel quale si diverte. In quella posizione tutto è cominciato, con quel colpo di tacco alla Lazio due anni fa, un gol che lo ha reso “predestinato”. Bello sentirsi dare del predestinato, magari anche impegnativo. Quest’anno, visti gli infortuni, ha dovuto “abbassarsi” spesso come posizione, da regista rende meno, gli piace stare vicino alla porta, inserirsi (è un’ex mezz’ala), gli infortuni hanno “abbassato” le aspettative, sue e di tanti. Ma in questa stagione non va bene niente. Esempio: lui che era uno dei migliori nei calci piazzati, ora gli vengono contestati anche quelli. Calci piazzati non diretti, chiariamo. Perché il tiro in porta, quello sì, deve migliorare e questo lo sa anche lui. «Non è normale che un romano come Lorenzo venga insultato dai suoi tifosi», questo ha detto David Pizarro, collegato venerdì con il “Tribunale delle romane”. Fonseca ha fiducia in lui e ce l’ha anche il club, che vorrebbe rinnovargli il contratto, che scade nel 2022. Pellegrini aspetta, ha ancora voglia di affermarsi nella sua Roma, la società attende il momento migliore. E’ chiaro che non si può andare oltre la prossima estate: in questi casi più passa il tempo e più il calciatore vede accrescere la sua forza contrattuale e poi molto dipenderà dal suo umore, se questa contestazione si placherà definitivamente. Al momento, Pellegrini è nella fascia media di ingaggio. Sta intorno al 2,5 milioni (bonus compresi). Vuole un contratto da top, sa che può meritarselo. Contro il Bologna rivedremo anche Veretout, assente con il Sassuolo. Come regista agirà Villar. In difesa verrà abbassato ancora Cristante, con ai fianchi Ibanez e Kumbulla. Sulle fasce Karsdorp e Spinazzola. Davanti, Dzeko. 
LA SFIDA
«Il presidente Friedkin non ha bisogno di chiedermi niente.

Ho parlato dal primo giorno dicendo che vogliamo fare meglio della scorsa stagione: arrivare quarti. Sappiamo che ci sono setto o otto squadre molto forti che vogliono lo stesso, ma vogliamo lottare. Per diventare come Juve e Inter serve tempo. Fanno investimenti diversi dalle altre squadre, ma vogliamo lavorare per essere più vicini a loro. Abbiamo cambiato la proprietà, la squadra ora è totalmente diversa dal primo giorno che sono arrivato», ammette Fonseca. Che oggi vuole battere il Bologna: «E non sarà facile».

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