Roma-Lazio e le amicizie proibite: essere ipocriti non ha più senso

Roma-Lazio e le amicizie proibite: essere ipocriti non ha più senso
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 22 Febbraio 2021, 15:16 - Ultimo aggiornamento: 15:33

C’è una foto in bianco e nero, ormai nota a tutti, nella quale vediamo abbracciati Stefano Di Chiara, Bruno Conti, Bruno Giordano e Agostino Di Bartolomei, due romanisti e due laziali, insieme sul litorale romano. Siamo verso la fine degli anni ‘70, quando il derby della Capitale già esisteva, così come la rivalità ed, evidentemente, l’amicizia. Quella foto storica, recentemente ha rifatto il giro del web, con molti apprezzamenti in coda, tanti “like” come si dice oggi, da romanisti e laziali. Chissà se tra i giallorossi che hanno gradito ci sono gli stessi che oggi condannano Pellegrini per aver pubblicato una sua foto con Immobile per ricordare il compleanno dell’amico laziale.

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Amicizie erano prima e amicizie sono ora, nessuno metteva in discussione la loro rivalità in campo quaranta anni fa, mentre oggi sì. Pubblicare una foto, un pensiero che riguarda un amico rivale non può essere considerato un coming out, non è (non dovrebbe essere) una confessione che trafigge le barriere dell’ipocrisia. Invece questo è, questo diventa: Pellegrini si è beccato una marea di insulti e pure uno striscione, con cui viene rigettato come capitano della Roma. Normale? No. C’è il rapporto fuori dal campo e c’è la contrapposizione tra maglie, i giocatori devono essere giudicati per il loro lavoro, se vincono, se perdono, se giocano bene o male. Ciò che fanno fuori dovrebbe riguardare la sfera privata, quella del «mi comporto come voglio». Ma ormai il privato è di tutti, quindi arriva inesorabile il giudizio social.

La vicinanza tra certi giocatori della Roma e della Lazio c’è sempre stata, spesso veniva nascosta proprio per evitare fraintendimenti e magari questo avrebbe dovuto fare Pellegrini, ma sarebbe stato solo ipocrisia. Nesta e Totti, a parte un periodo della loro vita, sono sempre stati amici, fin da piccoli, per non parlare del rapporto quasi famigliare tra Francesco e Di Vaio. Florenzi era (è) amico di Immobile come lo è Pellegrini: è una vicinanza consolidata anche in Nazionale. Per non parlare di quello che succede a Milano: lì i calciatori si fanno vedere a cena insieme anche dopo i derby, nessuno storce il naso. A Roma ci si indigna, perché il derby è derby, e ha una sacralità quasi medievale.

Magari ha ragione chi se la prende, ma forse sarebbe il caso di andare un po’ oltre. E lasciare che i calciatori escano dall’ipocrisia del dover nascondere una normale amicizia.

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