Dalla gaffe nel derby all'anonimato, Pau Lopez una storia da ex numero 1

Foto Mancini
di Stefano Carina
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Mercoledì 30 Dicembre 2020, 07:30

Ultima chiamata. L’infortunio di Mirante apre di nuovo la porta a Pau Lopez. Due gare (Sampdoria e Crotone) per garantirsi di affrontare de visu l’incubo peggiore: il derby, una gara che ha cambiato il corso della sua avventura romana. Salutata la nascita della terzogenita Zoe (auguri, ndc), lo spagnolo torna titolare. Senza giri di parole: individuare in lui - il portiere più costoso della storia giallorossa - il flop del 2020 non si sbaglia. Tutto partì da quello sciagurato errore nella stracittadina dello scorso 26 gennaio: la scelta di rimettere in gioco un pallone ormai destinato fuori, permettendo così ad Acerbi di segnare il gol del pareggio, è una gaffe dalla quale non si è più ripreso. Una decisione presa in un attimo che sta scontando ormai da quasi un anno. 
PORTE GIREVOLI 
L’aver perso la titolarità a favore del 37enne Mirante, è la fotografia della crisi di Pau. Non per il valore del portiere di Castellammare di Stabia che tuttavia all’arrivo dell’ex Betis era quasi rassegnato a fare il secondo. E invece le gerarchie si sono capovolte. Perché Lopez dopo la scivolata nel derby non s’è più rialzato. Errori gravi (altra istantanea indelebile il primo gol subito contro il Siviglia) nei momenti clou ma soprattutto la sensazione di un ragazzo che non gioca sereno. E se hai paura di sbagliare, in un ruolo delicato come quello del portiere, l’errore ti perseguita. Interpellato sulla questione, l’ex Betis ha rimandato l’accusa al mittente: «Non è un problema di testa». A Trigoria pensano il contrario anche perché tecnicamente l’estremo difensore non si discute.

Inevitabilmente i numeri non gli sorridono: dal suo arrivo a Roma, lo spagnolo ha collezionato in tutto 51 presenze nelle quali ha subito 60 gol riuscendo a tenere inviolata la porta soltanto per 12 volte (perlopiù in Europa League: in campionato 4 volte su 32 presenze nella passata stagione, ora è a quota 0 su 4). Nel solo 2020, 30 presenze, 38 le reti prese, pari a 1,18 gol a partita. A livello statistico, c’è un dato che però fa sorridere Fonseca: in questa stagione, con Pau in porta la Roma non ha mai perso: 8 vittorie ed 1 pareggio non subendo mai più di 1 rete. Un punto di partenza per tentare la nuova scalata. Perché la prima è fallita. Dopo i gravi errori di Napoli, Pau ha avuto la sua chance. Due gare di fila (Bologna e Torino) dove la Roma ha vinto ma nelle quali lo spagnolo non ha fornito le risposte attese. Per carità, non si parla di errori ma di una sensazione d’insicurezza che ormai trasmette e accompagna anche il più semplice appoggio di piede che invece doveva essere - al pari della reattività tra i pali - il suo punto forte. Per riaccenderlo servirebbe una scintilla. Una parata salva-risultato, un rigore neutralizzato, tanto da permettergli di leggere con un sorriso, un passo di un celebre discorso di Martin Luther King: «Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire ma non trovò nessuno»

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