Parma, il giorno della verità sul crack:
I giocatori pronti alla messa in mora

Parma, il giorno della verità sul crack: I giocatori pronti alla messa in mora
di Vanni Zagnoli
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Giovedì 19 Febbraio 2015, 05:57 - Ultimo aggiornamento: 16:48
PARMA «E un altro giorno è andato, la sua musica ha finito. Quanto tempo è ormai passato e passerà». Il campionario di vecchie canzoni di Francesco Guccini, pistoiese come il presidente del Parma Giampietro Manenti, è utile per raccontare il doppio bluff. I bonifici non arrivano sui conti dei tesserati gialloblù, il numero di cro dichiarato lunedì sera era probabilmente frutto della strategia del nuovo proprietario (complice o meno l'ad Leonardi), per scongiurare la messa in mora.



Attorno alle 14 il presidente dell'Associazione Italiana Calciatori (Aic), Damiano Tommasi, è entrato negli uffici del Centro sportivo di Collecchio. Un arrivo a sorpresa visto che era atteso solo per lunedì, quando i giocatori avrebbero preso o meno la decisione della messa in mora del club.



Tommasi non ha rilasciato dichiarazioni ma il suo arrivo a sorpresa a Collecchio potrebbe essere motivato dal summit che il presidente del Parma Fc, Giampietro Manenti, aveva confermato di voler fare nel pomeriggio con la squadra, alle 14, anche se alle 16 di lui non si è avuta traccia.



Non è escluso che il provvedimento di messa in mora possa scattare già oggi, nel caso in cui il presidente del Parma non desse le garanzie più volte richieste da giocatori e dipendenti.



La situazione di cassa del club pare disperata, mettendo in forte dubbio anche il regolare svolgimento della partita casalinga di domenica alle 15 contro l'Udinese.



Il viaggio di Manenti in Slovenia sarebbe comunque servito a sbloccare un intoppo informatico ma per ricevere soldi. Se e quando arriveranno saranno comunque pochi, rispetto ai 30 milioni necessari per appianare il debito con giocatori e dipendenti. La cifra sarà probabilmente parziale, un semplice segnale di buona volontà dell'imprenditore respinto da Brescia (Corioni), Pro Vercelli e cartiere Pigna. «Per i pagamenti - rispiega Manenti - contavamo di concludere lunedì, quel giorno almeno sono stati impostati i pagamenti, non saprei dire perché ancora non si vedano sui conti. Stiamo facendo la due diligence, legale e fiscale. Unico intoppo è l'udienza fallimentare stabilita dalla procura, la affronteremo con i legali». Questa mattina Manenti è andato oltre con le sue dichiarazioni, in tutti i sensi: «Novità? Stiamo lavorando.Quando arriveranno i soldi? Ieri e oggi abbiamo verificato quindi mi sa che oggi o domani ci saranno. La penalizzazione non è un problema. Il problema è andare avanti con l'operatività».



Ascoltato Manenti in conferenza stampa, al telefono e nelle varie dichiarazioni, la sensazione è che abbia preso il Parma per quel suo forte desiderio di farsi conoscere, che Mapigroup sia effettivamente squattrinata e il suo piano industriale sia semplicemente aspettare fondi dall'Est europeo, da Russia e Ucraina. Ma giungeranno davvero? E in tempo evitare il fallimento.



C'è un mese, da oggi, per il 19 marzo. Anzi meno, come spiega il procuratore Antonio Rustico: «Il Parma ha tre settimane per presentare i bilanci e fare l'elenco di crediti e debiti. Può paralizzare la procedura pagando, anche in maniera dilazionata». L'ipotesi di crac esaspera i tifosi ducali, che sfogano la frustrazione con scritte ingiuriose contro Ghirardi, sui muri esterni della villa di Carpenedolo: indagano carabinieri e procura di Brescia, anche per minacce telefoniche. Ieri, intanto, nuovo malore e ricovero per l'ad Leonardi, causa ipertensione.