Parma, indagato l'ex presidente Ghirardi
L'accusa è bancarotta fraudolenta

Parma, indagato l'ex presidente Ghirardi L'accusa è bancarotta fraudolenta
di Vanni Zagnoli
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Giovedì 5 Marzo 2015, 01:37 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 15:14
Era nell’aria, mancava giusto che la notizia trapelasse. L’ex presidente Tommaso Ghirardi è indagato per bancarotta fraudolenta, per il crac del Parma. Ancora non ha ricevuto l’avviso di garanzia, perchè la legge prevede che questo accada solo quando vengono compiuti atti per i quali è necessaria la presenza di un avvocato difensore, ovvero nel caso di una perquisizione o di un sequestro preventivo dei beni, per citare due esempi classici. La procura di Parma però indaga sul conto di Ghirardi, dunque il fascicolo non è più anonimo.



Due settimane fa è stato richiesto il fallimento della società, il procuratore Antonio Rustico si era limitato a dire: “Non posso confermare nè smentire che ci siano indagati”. Ora è certo che Ghirardi sia indagato, anche se ancora non è stato informato ufficialmente.



Il debito di 200 milioni lordi della società di cui è stato presidente sino a tre mesi fa potrebbe essere frutto di suoi comportamenti illeciti, per questo la procura nelle prossime settimane lo sentirà. Le altre cifre significative del dissesto finanzario sono i 18 milioni di debiti con l’erario e i 48 nei confronti delle banche.



Il 19 marzo è in programma l’udienza fallimentare in tribunale, dopo quella data è probabile l’iscrizione nel registro di altri indagati, arrivando sino ai sindaci revisori dei conti. A rischiare di più, in primis, è l’ex amministratore delegato Pietro Leonardi, da un paio di settimane ricoverato in una clinica in Toscana e proprio ieri dimessosi da ogni incarico. “Per il clima creato e per non essere di impaccio alla nuova proprietà”. “Leonardi soffre di ipertensione e forte stress”, confermava il direttore tecnico crociato Antonello Preiti, a margine della conferenza stampa di Donadoni e Lucarelli, lo scorso sabato. Lavorava al Parma dal 2009, dal ritorno in serie A e appena cento giorni dopo il suo arrivo dall’Udinese era stato promosso da direttore generale ad amministratore delegato, grazie al quale aveva amplissimo mandato dal presidente, al punto da essere definito “plenipotenziario”.



L’inchiesta aveva mietuto nei giorni scorsi due vittime, il colonnello Danilo Petrucelli, comandante provinciale della guardia di finanza di Parma, e il vice, il tenente colonnello Luca Albanese, capo del nucleo di polizia tributaria, accusati di omissione di atti d’ufficio. Formalmente entrambi risultano in ferie, ma dalla scorsa settimana sono stati rimossi dagli incarichi e l’indagine penale è passata al tenente colonnello Carlo Pasquali, arrivato dal comando di Bologna. I due ufficiali avrebbero trasmesso in ritardo alla Procura l’informativa sullo stato finanziario della società crociata, facendo dunque slittare i tempi per aprire il fascicolo per bancarotta fraudolenta, quando era chiaro che la situazione richiedesse una certa tempestività.



A novembre, Ghirardi aveva una gran fretta di vendere il Parma, era evidente che qualcosa non andasse. Sino ad allora aveva cercato di nascondere il debito il più possibile, per evitare di svendere giocatori. Ora chiede i danni a Rezart Taci perchè l’albanese non gli aveva versato i 10 milioni per l’acquisto della società, ma intanto deve fronteggiare l’indagine.



Saranno passati al setaccio i contratti dei 1382 calciatori movimentati dal Parma nei quasi 8 anni di proprietà Ghirardi: 670 in entrata e 712 in uscita; dal 2007 al 2012 vennero mossi in media 81 tesserati, nelle ultime 3 stagioni 325. Il tutto per creare plusvalenze e gonfiare le spese, muovendosi sempre tra le pieghe dei regolamenti, con una percentuale di stipendi legati a diritti di immagine magari fittizi e incentivi all’esodo (ovvero ad accettare la cessione) promessi e non pagati. Guardia di finanza e procura sono attese da un lavoro certosino, Ghirardi tenterà di dimostrare che non ha infranto le leggi.
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