Paolo Rossi, il Totonero: i 2 gol di Avellino gli costarono 2 anni di squalifica e l'Europeo

Paolo Rossi
di Ugo Trani
2 Minuti di Lettura
Giovedì 10 Dicembre 2020, 12:17 - Ultimo aggiornamento: 18:35

Bearzot si è fidato e Pablito lo ha ripagato facendogli alzare la coppa del mondo a Madrid. Il mondiale nasce proprio in fondo allo scandalo del calcio scommesse. Solo 2 anni prima, 13 giocatori arrestati e 8 club di serie A coinvolti (solo il Milan e la Lazio furono puniti con la retrocessione in B). In diretta tv, a Novantesimo tv, le camionette della guardia di Finanza che piombano davanti agli stadi italiani. Paolo Rossi non finì in manette come gli altri suoi colleghi. Ebbe, comunque, l’ordine di comparizione. Finì inquadrato con gli altri in Tribunale. Anche lui, dunque, finito nella denuncia di Trinca (ristoratore) e Cruciani (commerciante) che, accontentando economicamente i calciatori, organizzarono quello che fu chiamato il Totonero e truccarono, chiamando in causa pure i dirigenti e quindi le società, le partite. In serie A e anche in B. Alcuni accordi saltarono e i debiti accumulati spinsero Trinca e Cruciani a fare nomi e cognomi.

ACCORDO AL PARTENIO
Paolo Rossi fu accusato di aver concordato il pareggio dell’incontro Avellino-Perugia, giocato il 30 dicembre 1979 e finito 2-2. Pablito, in quella stagione, era tesserato per il club umbro. «Non sapevo nulla delle scommesse.

Mi crollò il mondo addosso. Pensavo al classico pareggio accettato da due squadre che non vogliono farsi male. Quando, dopo il processo, che mi sembrava sempre più irreale, tornai a casa, capii che era tutto vero. Era come viverlo in un corpo non mio» raccontò poi il centravanti. Il suo coinvolgimento nella vicenda fu anche sminuito, negli anni, dagli stessi accusatori che raccontarono di averlo pagato per quel pari (venne ftirato in ballo di un assegno da 5 milioni di lire intestato a un conoscente dell’attaccante). In più millantarono, senza cioè fornire alcuna prova, che Rossi avrebbe chiesto di segnare 2 reti in quella partita.

LUNGO STOP
In appello, condanne pesantissime: 6 anni a Pellegrini, 5 a Cacciatori e Della Martira, 4 ad Albertosi e 3 e 6 mesi a Giordano, Manfredonia, Petrini e Savoldi. A Rossi, comunque, 2 anni. La squalifica gli fece perdere l’Europeo del 1980 in Italia. Rientrò il 29 aprile del 1982, con la maglia della Juventus, e giocò le ultime 3 partite di quel torneo. In tempo, però, per essere convocato da Bearzot e diventare protagonista al Sarrià. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA