Italia, la maledizione del Nord con Macedonia, Corea e Irlanda: da Pak Doo-ik a Trajkovski

Per la Nazionale niente qualificazione ai Mondiali. E la disfatta arriva ancora una volta da Nord

Il gol del nordcoreano Pak Doo Ik che eliminò l'Italia di Edmondo Fabbri dal mondiale inglese del 1966
di Piero Mei
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Venerdì 25 Marzo 2022, 12:48 - Ultimo aggiornamento: 17:12

Maledetto nord: la prima volta che l’Italia non si qualificò per i mondiali di calcio, Svezia 1958, la rivelazione di Pelè, fu per colpa dell’Irlanda del Nord; l’ultima, che poi è la seconda consecutiva alla faccia dell’ex “campionato più bello del mondo”, ieri per colpa (o merito?) della Macedonia del Nord. In mezzo, correva l’anno 1966 e correvano anche (ah, se correvano) l’eliminazione durante la fase finale in Inghilterra ad opera della Corea del Nord. Che è diventato pure un modo di dire, come Waterloo per Napoleone e Caporetto per il Regio Esercito: una disfatta sportiva è una Corea del Nord.

La maledizione

A pensarci, poi, la nazionale che ha obbligato i campioni d’Europa (sempre grazie a loro, c’erano Spinazzola e Chiesa non dimentichiamolo, e che Spina e che Chiesa!) è stata proprio l’infausta Irlanda del Nord con un pareggio senza reti in quel di Belfast nella fase a gironi.

Belfast, dunque: era l’inverno del 1957 e gli azzurri (tecnico il dottor Foni) andarono là che bastava loro il pareggio.

Andarono una prima volta e giocarono una partita che fu declassata ad amichevole in quanto l’arbitro designato, il signor Zsolt, ungherese, era rimasto bloccato a Londra, aeroporto chiuso per nebbia. Quella finì 2 a 2. Poi ci fu di mezzo una vittoria con il Portogallo e quindi il bisogno matematico di appena un punto. Il dottor Foni schierò una squadra d’attacco, tre punte e due mezze e di oriundi, Ghiggia, Schiaffino, Montuori, belle glorie e forse vecchie glorie che avevano un nonno italiano, oggi è più semplice: basta una moglie.

L’Italia perse 2 a 1, segnarono nel primo tempo i loro McIlroy e Cush (che già ne aveva fatti due nell’amichevole pareggio), Da Costa accorciò il risultato al minuto 56 ed al minuto 58 l’arbitro Zsolt, ridesignato e senza nebbia, accorciò l’Italia espellendo Ghiggia. Era gennaio, si giocò in quel tempio loro che si chiama Windsor Park.

Il falso dentista Pak Doo-ik

Poi venne il falso dentista, il prode Pak Do-ik, che a Middlesborough era tra gli 11 (o forse i 22: c’è chi sospettò che nell’intervallo i coreani li cambiassero tutti tanto non li avremmo riconosciuti. Il razzismo non manca mai) della Corea del Nord che rispedirono al mittente l’Italia di Edmondo Fabbri, detto Mondino. A Pyongyang regnavano già i Kim, allora il nonno dell’attuale “Ciccio Kim”, che veniva chiamato il “Grande Leader”, un po’ meno del “Lider Maximo”.

Pak Do-ik divenne un idolo dalle sue parti grazie a quel tiro un po’ sbilenco, vagamente somigliante a quello del macedone; diventò anche sergente, promosso di grado sul campo, nell’esercito di Pyongyang. E proseguì una vita misteriosa fra calcio, ginnastica e giornalismo, la fiaccola do Pechino 2008 affidatagli per un tratto quando la staffetta olimpica in viaggio per la Cina passò dalla Corea del Nord in bella mostra, che non c’era il rischio, lì, del dissenso pro Tibet…

I gol di Trajkovski

Un idolo sarà, da ieri, anche Alexander Trajkovski, l’uomo che nel finale ha dato il gol alla Macedonia del Nord, che così si chiama con scorno dei greci che non vorrebbero. Non diverrà un nuovo Alessandro Magno, che domò l’indomabile cavallo Bucefalo costringendolo a galoppare contro sole, ma ha domato i domabili azzurri, che pure avevano prodotto 67 attacchi, 32 tiri in porta e 16 calci d’angolo, i quali tutti insieme avevano prodotto zero gol, meditate gente meditate. Comunque anche il ragazzo non più ragazzo, classe 1993, si chiama Alessandro. A Palermo era già stato per quattro stagioni ed aveva segnato 16 gol. Per chi crede nelle scaramanzie, il Nord nel nome e il 17 nel numero.
Niente mondiali, dunque: ne riparleremo nel 2026. Per il calcio, se sarà, in America del Nord (ancora il Nord, attenzione); sennò tra Milano e Cortina olimpiche per il curling, che ci ha già dato qualche soddisfazione in più.
 

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