Emerson: «Questa Roma è fortissima. Tornare in Italia? Sarebbe bello»

Emerson: «Questa Roma è fortissima. Tornare in Italia? Sarebbe bello»
di Mario Tenerani
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Venerdì 13 Novembre 2020, 14:58

Emerson Palmieri a cuore aperto, confessa a Coverciano anche le sue sensazioni dopo aver contratto il virus: «Il Covid mi ha cambiato, è importante stare vicini alle persone che si amano. Ho passato 5 giorni di grande sofferenza e a tutti dico: mettetevi la mascherina perché col Coronavirus non si scherza». A Londra gioca poco e amerebbe rientrare in Italia: «Devo giocare con continuità, me lo ha detto anche il Ct. Tra due mesi decidiamo, ma sarebbe bello rivedere la serie A». Alla Roma è legato: «Parlare di scudetto è sempre difficile, ma i giallorossi sono molo forti e hanno individualità in grado di fare la differenza». 

Come state vivendo un ritiro così particolare? Ai tempi del Covid…
«Non è un momento facile per noi, il Ct purtroppo è a casa. Ma è sempre con noi in riunione con le video-chiamate. Noi però dobbiamo fare di tutto anche per coloro che non sono qui». 
E’ acceso il dibattito circa la necessità di fare queste partite, lei che ne pensa? 
«E’ una stagione diversa dalle altre. Ma quando parliamo della Nazionale dobbiamo fare di tutto per il nostro meglio. Il calcio è la mia passione e se posso giocare ogni tre giorni sono contento. Magari capisco che ad altri queste cose non piacciano, ma rispetto il pensiero di tutti». 
Con la Polonia è quasi uno spareggio: che è mancato a voi fino ad oggi?
«Con la Polonia è sempre stata dura. A casa loro abbiamo fatto di tutto per vincere e purtroppo non ci siamo riusciti. Con l’Olanda altra bella partita nostra, ma è mancato il secondo gol. Con la Polonia sarà complicato come sempre, ma giochiamo in casa e dobbiamo vincere per forza». 
Nel gioco offensivo di Mancini lei è una sorta di quinto attaccante. Come si trova in quel ruolo?
«Dipende dalle partite e dagli avversari. A volte la rotazione è più a sinistra, altre a destra. Quando gioco io è più  sinistra e io mi trovo benissimo. Qui in Nazionale gioco e mi diverto, mi sento bene in azzurro». 
A gennaio potrebbe succede qualcosa per lei…?
«Bisogna aspettare per il mercato. Al Chelsea purtroppo sto giocando poco, ma sono sereno e so che a Londra o altrove andrò a migliorare. Anche Mancini mi ha detto che devo trovare continuità».
Questa Nations va vinta, ve lo ripete spesso Mancini?
«In azzurro bisogna vincere, siamo l’Italia. Amichevole o tornei si entra sempre per prendere il massimo». 
Questa idea di Mancini di un gioco così propositivo è una mezza rivoluzione tattica? 
«Il calcio è cambiato tanto e molte squadre stanno provando, ma non tutti ci riescono. Giochiamo un calcio moderno, offensivo, sempre pronti a conquistare la palla, siamo aggressivi, è un bel gioco».  
Qualcuno ha detto che i calciatori sono burattini in mano alla Uefa…?
«Non lo siamo…. Ognuno la pensa come vuole. Non siamo macchine e talvolta siamo più stanchi del normale, ma è il nostro lavoro e la nostra passione». 
Taglio stipendi, è giusto farlo?
«Ogni club ha il proprio modo di lavorare. Ora è un momento particolare in tutti i settori, ci dobbiamo aiutare gli uni con gli altri». 
La Roma è partita in sordina, ma adesso sembra lanciata. Può lottare per lo scudetto?
«E’ una squadra molto forte, ma parlare di scudetto è sempre difficile: ci sono anche altre formazioni, penso all’Atalanta, che stano crescendo. Di sicuro i giallorossi hanno giocatori che possono fare la differenza». 
Che esperienza le ha lasciato il Covid?
«I prima 4-5 giorni non riuscivo nemmeno a camminare e ora dopo quello che ho passato penso che dobbiamo stare vicini a chi amiamo, sicuramente sono cambiato mentalmente. Questo virus non è scherzo, dobbiamo fare attenzione. Io ho 26 anni e gioco a calcio, ciò nonostante in quei giorni ho sofferto parecchio… Facciamo le cure esatte per stare bene». 
L’arma di questa Italia qual è?
«L’unione di questo grande gruppo. Sembriamo una famiglia, lo dico dal cuore. Mi sono sempre sentito ben accolto da tutti. E questo fattore positivo lo trasformiamo in campo. Infatti stiamo tornando al posto giusto dove merita di stare l’Italia, sempre al top». 
Sarebbe contento di riabbracciare il nostro campionato?
«Io son sereno: posso dire che mi hanno cercato anche dall’Italia, ma sono state proposte non concrete. Sarei felice di tornare in serie A, ma non so quando potrà succedere, magari a gennaio, magari tra 5 anni. Nel calcio cambia tutto velocemente».
In questa Nazionale c’è anche uno staff con il quale andate molto d’accordo, è vero?
«Noi qui siamo tutti amici, siamo tutti fratelli e non parliamo solo di calcio, ma anche della vita e ciò a me fa tanto piacere. Se l’allenatore sa gestire la squadra anche fuori dal campo insieme al suo staff, allora tutto diventa molto bello. Ecco, questa e’ la qualità migliore che ha portato il Ct».
Si ricorda di tre anni fa quando l’Italia uscì dalle qualificazione Mondiale con la Svezia? 
«Sì, ero a vedere a Roma la partita perché ero stato convocato e mi ero infortunato, quindi non avevo potuto rispondere alla chiamata azzurra. Io a casa a vedere in Tv i miei amici che piangevano, non è stato facile». 
Quanto è importante capire che dobbiamo usare tutti la mascherina? 
«Questo mi fa arrabbiare perché con il virus non si scherza. Ho visto a Londra persone per strada che non fanno le cose per bene, ma io cerco di dare l’esempio. Di stare sempre con la mascherina e se ognuno di noi fa la propria parte si migliora». 
Un’ultima cosa: perché secondo lei Sarri alla Juve non ha funzionato? 
«Per me come allenatore è fantastico, ho imparato tanto da lui anche come persona.

Non è andata perché non doveva andare… Nel calcio può succedere». 

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