Nazionale, Bonucci: «L'Italia è sotto zero»

Bonucci
di Ugo Trani
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Sabato 13 Ottobre 2018, 09:30
Politica e calcio, distanti oggi come mai. Eppure al centro del dibattito c’è la squadra che dovrebbe unire tutti. E, invece, divide.

 


Perché sul fondo, toccato ormai da un pezzo, c’è la Nazionale che, ancora nel buio della crisi tutt’altro che superata, si trascina dietro gli scandali e le gaffe dell’intero movimento. Dall’inizio del 2018, è senza guida: Giovanni Malagò scelse, 10 mesi fa, Roberto Fabbricini come commissario straordinario della Figc dopo il flop nel playoff contro la Svezia. E, per avere il nuovo capo, bisogna aspettare fino all’assemblea elettiva del 22 ottobre. E’ sempre l’Italia di ieri (e non del futuro) che, eliminata alla prima fase nelle ultime due edizioni in Sudafrica e Brasile, riuscì addirittura a fallire la qualificazione al mondiale dopo 60 anni. Niente Russia, come nel ‘58 niente Svezia. E, 11 mesi dopo la notte della vergogna, siamo ancora lì. In attesa del nuovo presidente e magari di qualche vittoria. L’ultima, in gare dal 3 punti, un anno fa.

TEMPERATURA GELIDA
Ecco che, da Trento, Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport, scopre improvvisamente il bluff Nazionale. E certifica in pubblico quanto è sotto gli occhi di tutti dalla figuraccia di San Siro, nemmeno un gol nella porta di Olsen e addio Mosca: «Abbiamo perso tempo. Nel calcio siamo all’anno zero e arrivando a una condizione cosi disastrosa non si può che rimbalzare. Bisogna avere adesso il coraggio di guardarsi allo specchio e cambiare. La campanella è suonata. Tra qualche giorno spero inizi fase nuova per il calcio italiano perché non è possibile avere risultati così deludenti». Leonardo Bonucci, da Coverciano, stoppa il tiro del politico e colpisce sicuramente con più efficacia. Bersaglio: la gestione della Figc. Da vicecapitano azzurro, sa che cosa è successo in questi 11 mesi, iniziati la sera del 13 novembre e vissuti senza mondiale e senza gloria. Il rimbalzo c’è. Assordante. «Siamo arrivati ad un punto zero ma in questo ultimo anno nulla è cambiato ed è stato fatto. Anzi, le cose sono peggiorate. Siamo al 12 ottobre e ad esempio la Viterbese, a me tanto cara. Non ha ancora giocato una partita. Non è normale nel calcio, spero che il nuovo presidente federale corra ai ripari per far ripartire il movimento: se lo meritano l’Italia, i tifosi e noi calciatori». 

PROFONDO AZZURRO
«Tommasi ha scelto di non schierarsi con Gravina, ma questo non significa che non lo sosteniamo. Così stimoliamo chi deciderà in futuro». Bonucci si smarca dall’Assocalciatori e dal suo presidente. Per dar forza ai giocatori dentro il Palazzo. «La priorità sono i calciatori e vanno prese decisioni nel merito. Abbiamo fiducia nel nuovo presidente perché possa cambiare e migliorare il calcio: gli chiederei una nuova riforma. E regole ferree». Il pressing su Gravina è appena cominciato. Andrea Agnelli, sempre da Trento, avverte il candidato unico alla presidenza della Figc: «Mi auguro che Gravina sia in grado di riportare armonia: basta liti di condominio. E che si realizzino gli accordi presi con le componenti e quanto scritto nelle 6 pagine del programma della Lega di A. In più, riconoscimento dei ruoli: la Serie A è il traino, anche economico per tutti gli altri, per B e C». Come Bonucci, boccia il commissariamento voluto dal Coni. «Non ha portato ad un’attività forte sulle riforme: quella delle seconde squadre, fatta in fretta, non mi ha molto convinto. E lasciamo stare i corsi e ricorsi sul calcio femminile. E il campionato di B che ancora non sappiamo da quante squadre sarà formato: è una cosa disdicevole. Gravina ha un stilato un programma di 96 pagine, ma se riuscisse a realizzarlo per il 10% andrebbe bene. Meglio poco e male che l’immobilismo o non fare niente».
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