Roma, triste spareggio al San Paolo

Fonseca (foto Mancini)
di Ugo Trani
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Domenica 5 Luglio 2020, 07:30
Pallotta soffia nella vela usurata di Fonseca. Percorso assistito verso il golfo partenopeo e anche oltre. Cioè fino al traguardo: 9 giornate di campionato e l’Europa League. La stagione finirà con il portoghese in panchina, a prescindere dal raccolto che al momento è misero e proccupante. La proprietà Usa, considerato l’indebitamento monstre della Roma, non si può permettere l’ulteriore investimento sull’allenatore. E con il possibile acquirente del club in lista d’attesa, non sarebbe corretto scegliere la guida del futuro. Intervento, dunque, annunciato e scontato. Il presidente giallorosso, nella recente e gettonata autointervista al sito della società in cui ha ufficializzato l’intenzione di uscire di scena, è stato inequivocabile sul lavoro di Paulo: «Sono felice di averlo scelto». E anche mercoledì sera quando ha definito «imbarazzante e vergognosa» la prestazione contro l’Udinese, il suo mirino si è spostato sui giocatori. Che quindi devono sconfessarlo stasera nello spareggio al San Paolo(ore 21,45): in palio, però, c’è solo il 5° posto. Gattuso, dopo il ko di giovedì a Bergamo contro l’Atalanta, punta all’aggancio in classifica.

ANDAMENTO LENTO
La Roma ha frenato dopo la lunga pausa di 115 giorni, chiamandosi fuori dalla corsa Champion (-12 dal 4° posto, - 13 per lo svantaggio negli scontri diretti). In 3 partite, il successo sofferto con la Sampdoria e i ko contro il Milan e l’Udinese. Le 2 sconfitte di fila (senza gol: mai successo in questa stagione per 2 match consecutivi) hanno evidenziato le lacune tattiche, fisiche e psicologiche del gruppo che, nella nuova fase di preparazione ha perso qualche giocatore e altri ha ritrovato spenti o addirittura logori. L’identità, non se la prenda Fonseca, non c’è. Gioco senza intensita e assetto vulnerabile. Ogni ripartenza, senza nemmeno guardare lo spessore dell’avversario, mette in croce il portoghese e il suo 4-2-3-1. Il Napoli, invece, è abbastanza in salute. Non è più quello dell’andata che, con Ancelotti in panchina, si è arreso all’Olimpico (unica formazione delle prime 6 battuta dai giallorossi). Lo ha riportato in quota Gattuso che, ultimo colloquio nella primavera dell’anno scorso, è stato contattato proprio dal management di Pallotta. Lo interpellò a quattr’occhi il vicepresidente Baldissoni (sondaggio informale), lo chiamò poi al telefono pure l’amico Totti (sondaggio ufficiale). Ringraziò, ma disse no. Preferendo l’attesa. Rifiutò, insomma, la proposta come fecero pure Sarri, Conte, Gasperini e Mihajlovic.
SOLITA GIOSTRA
Fonseca, disorientato dall’attuale full immersion, farà l’ennesimo maxi turnover: almeno 6 i cambi, forse 7. Sono stati 6 contro il Milan e 8 con l’Udinese. Innesti migliori dei precedenti per ritrovare l’equilibrio. Tornano titolari Mancini, Veretout, Pellegrini e Dzeko dall’inizio. Probabilmente Santon e Mkhitaryan. Kluivert sfida Perez, stanco ma non bocciato dopo la gara di giovedì. Tra i 24 convocati tornano Pau Lopez e soprattutto Zaniolo dopo quasi 6 mesi (si fece male il 12 gennaio contro la Juve: intervento al legamento crociato del ginocchio). Fuori Peres per scelta tecnica. Under, vicino al trasferimento al Napoli, vorrebbe farsi apprezzare dal vivo da Gattuso che ritrova Manolas e punta su Milik. Pallotta, intanto, incassa il no di Micky Arison, proprietario dei Miami Heat. Accostamento già smentito venerdì dalla Roma. Friedkin, invece, c’è sempre. 
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