Napoli-Lazio, Immobile nella tana del mostro: ha segnato tre volte agli azzurri, ma ha sempre perso

Oggi vuole invertire il trend (ultimo successo laziale nel 2015) con l'ottavo centro in trasferta e mettere in ombra Osimhen

Napoli-Lazio, Immobile nella tana del mostro: ha segnato tre volte al Napoli, ma ha sempre perso
di Alberto Abbate
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Venerdì 3 Marzo 2023, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 4 Marzo, 09:15

Accendete un cero a San Ciro contro ogni spirito maligno. Magari finalmente stasera Immobile troverà a Napoli un gol per un inaspettato trionfo. Già, perché sembra davvero un paradosso, ma ogni volta che il bomber segna lì, a 40 km da casa a Torre Annunziata, la Lazio finisce sempre al tappeto: 2-1 nel 2019, 3-1 nel 2020 quando Ciro eguagliò il record di Higuain col 36° timbro in un campionato, 5-2 nel 2021. E allora va spezzato questo incantesimo maledetto. Anche perché il capitano non si dà pace per i gol divorati con Atalanta e Samp e quest'anno la marcia sembra invece spedita, almeno lontano dall'Olimpico. Sette dei nove centri attuali in trasferta, al Maradona il centravanti cerca il decimo per scacciare ogni mostro e mettersi alle spalle un calvario. Tutta colpa dei flessori se Osimhen, che lo considera un idolo, lo ha più che doppiato (19 marcature) in cima alla classifica cannonieri di questo torneo. Per raggiungere il miglior attacco partenopeo (65 reti a 45, il distacco), ai biancocelesti non mancano però solo i gol di Ciro.

IL CALO
Dopo il poker contro il Milan, la Lazio ha segnato appena 6 reti nelle successive 8 partite, abbassando la media realizzativa di parecchio.

Non pesano solo gli infortuni e gli alti e bassi di Immobile, dal 9 febbraio anche Zaccagni (autore del gol inutile all'andata) e un affaticato Felipe Anderson non hanno più fatto centro. In generale, Milinkovic è molto meno incisivo sotto porta, deve tornare decisivo negli scontri diretti dove vanta ben 17 dei suoi 64 centri con la maglia della Lazio. Questo è senz'altro di buon auspicio, anche se negli occhi dei tifosi biancocelesti (in 811 stasera al Maradona, sold-out a Bologna sabato prossimo) rimane l'ultima magia di Luis Alberto, che lunedì sera ha restituito il quarto posto. A Napoli non sarà facile conservarlo.

I DUBBI
«Guai a fare le vittime sacrificali, dobbiamo andare a Napoli con la faccia di c...», il discorso di Sarri mercoledì nello spogliatoio di Formello. D'altronde la miglior difesa stavolta dovrà per forza essere l'attacco. Già, perché dietro la Lazio aveva alzato un muro, ma ora c'è un tracollo fisico. Non bastava Casale squalificato e acciaccato, Patric ha avuto la febbre ed è ancora debilitato. Romagnoli rientra dopo quattro gare di stop, ma sente ancora dolore al flessore sinistro lesionato. Gila sta meglio di tutti, ma sarebbe un azzardo lanciarlo proprio a Napoli in campionato. Sarri comunque ci sta pensando, come al miglior schermo fra Cataldi e Vecino (che può insidiare come mezz'ala anche Luis Alberto) a centrocampo. Sono entrambi diffidati come Marusic affaticato, che dovrà vedersela al sinistra con Kvaratskhelia, il terribile georgiano. A destra toccherà all'ex Hysaj, che avverte il suo nuovo gruppo: «Servirà coraggio e consapevolezza. Il Napoli è una squadra forte. In questi stadi ci ho giocato, serve tattica e fiducia nelle qualità in noi stessi. Sotto il Vesuvio è cambiata la mentalità, quando c'ero io ci siamo andati vicini allo scudetto, ma non ce l'abbiamo fatta. Questi anni sono serviti per arrivare al punto dove sono adesso. Alla Lazio invece stiamo facendo qualcosa di diverso dall'anno scorso, abbiamo più gioco, tattica, cose mostrate in campo. Al Napoli sono stati anni bellissimi, è una grande piazza e spero che possa gioire come ha sempre voluto, ma oggi voglio festeggiare io». L'ultima vittoria biancoceleste all'ex San Paolo risale al 31 maggio 2015, è passato troppo tempo. Di quella sfida rimane solo Felipe Anderson in lacrime di felicità al triplice fischio, dopo il rigore sbagliato da Higuain e il sigillo di Klose sul gong. Oggi chiedete un miracolo a San Ciro.

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