Napoli, Spalletti sfida l'Atalanta: «Faremo a sportellate per 95 minuti. Mertens? Ha un tifoso in più che è suo figlio, sarà protagonista»

Napoli, Spalletti sfida l'Atalanta: «Faremo a sportellate per 95 minuti. Mertens? Ha un tifoso in più che è suo figlio, sarà protagonista»
di Pasquale Tina
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Sabato 2 Aprile 2022, 15:50 - Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 11:18

NAPOLI – “Dovremmo fare a sportellate per 95 minuti. La sfida con l’Atalanta è una di quelle  partite che ti guarda negli occhi. Se abbassi lo sguardo, rischi di perderla”. Luciano Spalletti è consapevole della difficoltà del match di domani al Gewiss Stadium (inizio alle 15). Per il Napoli è una sorta di bivio: “Ma ormai – continua Spalletti – lo diciamo da tempo. Se vinciamo, lottiamo per lo scudetto, altrimenti per il quarto posto. Noi abbiamo dimostrato di poter stare a certi livelli. Sposo le parole di Koulibaly: dobbiamo essere tutti i napoletani in questo finale di campionato, così sappiamo bene che tipo di percorso fare nelle ultime otto partite”.

LA FORMAZIONE. Non ci sarà lo squalificato Osimhen. Spalletti esclude totalmente che ci sia un caso sul mancato ritorno del nigeriano: salterà la trasferta per squalifica: “Ne parlerà la società”.  Al suo posto toccherà a Mertens: “Spero mi presenti il conto per tutte le volte in cui non l’ho fatto giocare.

Non è mai facile fare delle scelte con un organico così importante. Mertens dovrà pure dimostrare a suo figlio Ciro Romeo di che pasta è fatto. Ha un tifoso in più. Dries è uno dei leader del nostro spogliatoio, così come Insigne. Lorenzo è sempre disponibile con tutti, il suo comportamento non è cambiato dopo l’eliminazione dell’Italia”. Mancherà Di Lorenzo, toccherà ad Alessandro Zanoli: “Ha le qualità per fare bene in una partita così importante. Non ha giocato solo perché davanti ha un campione”.

LA NAZIONALE. Spalletti è convinto che il ct Mancini faccia bene a continuare: “Credo sia giusto. Ha vinto l’Europeo e poi può capitare di perdere una partita. Ovviamente i problemi del nostro calcio ci sono: siamo indietro su stadi di proprietà e strutture. E poi bisognerebbe cambiare la cultura nei settori giovanili: non è importante vincere ad ogni costo”.

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