Mourinho in piena emergenza: «Nove calciatori out. Zaniolo? C'è tempo sino a domani»

José Mourinho (59), allenatore della Roma
di Stefano Carina
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Venerdì 18 Febbraio 2022, 16:19 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 08:56

All'improvviso per José Mourinho scatta l'emergenza. Quattro giocatori positivi al Covid, Zaniolo in dubbio per un fastidio al quadricipite, Ibanez out ancora per un mese, Spinazzola e El Shaarawy ai box e Mancini squalificato. Non il massimo per avvicinarsi alla delicata sfida di domani pomeriggio contro il Verona.

Domani c'è Roma-Verona, ha diversi calciatori fuori. Possiamo fare un conteggio?

«Sono 9 fuori.

No, nell'elenco non è inserito Zaniolo. L'allenamento è alle 17, la partita domani è alle 18. C'è condizione per aspettare, vediamo domani mattina».

In Italia ci si è molto appassionati per la Champions. Guardandola in questi ultimi due giorni, ha provato un po' di nostalgia?

«A Roma non è così, perché domani l'Olimpico è esaurito al 50% della capacità. Ho fatto più di 150 partite in Champions, sono un privilegiato e non posso piangere perché ora gioco in Conference. Non provo nostalgia, non ho visto grandi partite. Psg-Real non mi è piaciuta, Inter-Liverpool sì, è stata una bella partita».

Come si rapporta con una proprietà che pubblicamente ha deciso di non parlare?

«Non lo so se sono un grande comunicatore, sono però intelligente sufficientemente e sempre molto rispettoso delle mie proprietà. Allora mi chiedo: quando un allenatore può fare una considerazione nei confronti della sua proprietà? Chi sono io per commentare? Posso dire soltanto di nutrire un rispetto professionale e personale per i Friedkin. La mia proprietà è la mia proprietà. Il rispetto personale mi porta ad avere un rapporto per loro in cui possiamo scambiare idee, dal punto di vista professionale non sono niente in rispetto a loro. dal punto di vista istituzionale chi sono per dare qualche opinione pubblica su qualcosa? Puoi fare la domanda, ma quale allenatore ti risponderebbe? Io no. Del privato non parlo con te».

Col Verona all'andata è arrivato il primo ko stagionale. Ci sono stati progressi dal punto di vista mentale?

«È cambiato il tempo, lì faceva freddo e c'era pioggia incredibile. Non penso che domani farà freddissimo o pioverà per tutta la partita. Scherzi a parte, non ho pensato in questo modo. Il Verona ha grande qualità, la partita d'andata è stata dura e lo è stata anche per loro. Anche domani sarà dura per tutte e due le squadre. Un bravo giovane allenatore che si identifica nel loro stile di gioco, una squadra che si identifica con l'allenatore, la scelta della proprietà è stata intelligente, i giocatori hanno qualità ed esperienze, la squadra è tranquilla in classifica. Sarà una partita dura e spero lo sarà anche per loro. Abbiamo 9 giocatori assenti, ma è incredibile che in una stagione senza risultati straordinari che facciano impazzire i tifosi che la gente sarà ancora una volta lì. Per forza i giocatori in campo devono sentire questa passione e devono giocare con la gente in testa, per non dire nel cuore. 9 assenti sono tanti, ogni squadra sarebbe in difficoltà e non sarà diverso per noi. Mi dispiace ma devo distruggere metà della Primavera che domani giocherà con il Milan, ma metà dovrà stare con noi. Speriamo che con l'appoggio di sempre della nostra gente possiamo fare la gara e prendere punti».

State sfruttando queste ultime partite della stagione per valutare la squadra in vista dell'anno prossimo? 

«La valutazione si fa ogni giorno, anche in allenamento».

Veretout è in flessione da due mesi. Cosa gli sta accadendo?

«Sono pochi i calciatori che giocano per 8 mesi allo stesso livello. Se devo sceglierne uno alla Roma, potrei dire Mkhitaryan. Jordan ha iniziato molto bene, poi è calato, ora mi sembra che stia tornando ad un livello accettabile. Ha giocato sempre, mai diffidato, squalificato, infortunato, è fisicamente resistente. Veretout è stato un esempio di quello di solito è la stagione di un giocatore».

Abraham ha avuto sempre feeling con il pubblico. Può fare un bilancio dei primi 6 mesi di Tammy?

«Sta facendo bene, ma può fare meglio. La squadra ha bisogno che faccia meglio e lui ha bisogno che la squadra faccia meglio. Questa è l'interazione di sempre. Ma per un giocatore straniero che è nato e cresciuto in un calcio completamente diverso, in una società completamente diverso, uscire dall'Inghilterra è difficile come decisione. Sta facendo bene, ma ha potenzialità per fare meglio. Però bene».

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