Roma, Mourinho: «A gennaio nessun colpo di mercato. Vorrei lottare per altri obiettivi, ma qui sto bene»

Roma, Mourinho: «A gennaio nessun colpo di mercato. Vorrei lottare per altri obiettivi, ma qui sto bene»
di Gianluca Lengua
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Domenica 12 Dicembre 2021, 10:51 - Ultimo aggiornamento: 12:35

José Mourinho punta il dito contro il campionato della Primavera e sui giovani che salgono in prima squadra troppo acerbi per competere in Serie A: «È un campionato di livello molto basso che non prepara i giocatori a entrare in una squadra che gioca in Serie A. Se si paragona il livello del campionato in cui giocano le squadre in Portogallo e in Francia non c’è partita». Poi, sul mercato: «Non ci saranno investimenti pazzi, grossi, o simili alle finestre di mercato in estate. Se possiamo fare qualcosa a gennaio sarà per dare equilibrio alla rosa». Ecco la conferenza stampa integrale del tecnico alla vigilia di Roma-Spezia. 

Un ricordo di Thiago Motta? Giocherà la coppia Mayoral-Abraham?

«La gente pensa che io abbia conosciuto Thiago nella grande Inter del Triplete, ma io l’ho conosciuto nel Barcellona. Ogni tanto mi mandavano ad allenare i ragazzi della Primavera e lì l’ho conosciuto. È uno dei miei e io guardo i miei ex calciatori che hanno scelto la vita dura dell’allenatore come Stankovic e Chivu e ogni fine settimana sono preoccupato di sapere quello che hanno fatto.

In questo caso saremo avversari. È vero che Borja e Tammy hanno giocato bene. Non abbiamo Pellegrini, El Shaarawy, Perez. Sono opzione, anche Shomurodov e Felix possono giocare. Sono contento perché loro hanno fatto dei gol, perché per l’opinione pubblica non è sufficiente giocare bene e per loro essere tornati al gol è importante».  

Il gioco di Abraham come cambia a seconda dell’attaccante che gli sta accanto?

«Shomurodov è più di corsa e mobilità. Per Tammy cambia poco, noi possiamo influenzare il suo gioco in base alle sue necessità».

Ha trovato un giocatore che può dare il cambio a Karsdorp e Vina nella difesa a tre?

«È difficile. Non ci sono tante possibilità di giocare a quattro perché non abbiamo El Shaarawy e Shomurodov non può giocare sulla fascia». 

Sul mercato le priorità sono sempre un mediano e un centrocampista? O sono cambiate?

«Voglio chiarire una volta in più che io non sono dispiaciuto che il nostro mercato sia stato di reazione ai problemi. La società non è che non mi ha voluto dare un centrocampista, non abbiamo litigato. È stato un mercato di reazione, a me dispiace perché vorrei avere la rosa migliore possibile. Se a gennaio è possibile fare qualcosa è positivo bene, ma non si tratta di investimenti pazzi, grossi, o simili alle finestre di mercato in estate. Se possiamo fare qualcosa a gennaio sarà per dare equilibrio alla rosa. Siamo tutti sulla stessa linea, non c’è divergenza di opinione. Vedremo se d’accordo con le mie idee e possibilità si potrà fare qualcosa, perché la seconda parte della stagione è ancora più importante. I ruoli più importanti sono tutti quelli che sapete, se guardi la nostra rosa ti spaventi perché non ci sono Pellegrini, El Shaarawy, Spinazzola e non è una situazione equilibrata. Se arrivassimo a 3 giocatori fuori sarebbe una situazione normale. Avremo tre partite da giocare a gennaio e speriamo di fare più punti possibile». 

La difesa a tre rimane una soluzione provvisoria?

«A me piace la cultura tattica e il tempo servirà a costruire una squadra preparata e adatta a giocare in modi diversi. Una cosa è quello che mi piace di più e un’altra è prendere dei calciatori più adatti a giocare in un determinato modulo. Io sono aperto a fare il possibile per far rendere al meglio i miei giocatori. Siamo in un campionato in cui le squadre più forti giocano a tre e le meno forti a cinque e a me non dispiace. Quello che mi dispiace è che per le emergenze e per le situazioni che non ti aspetti, invece, di dare solidità a una costruzione, andiamo ogni settimana a cambiare in funzione delle emergenze. A me piacerebbe avere un gruppo senza mai infortuni e cartellini in cui puoi costruire. Se giochi a tre è diverso per i centrocampisti, a cinque è un’altra dinamica ancora, invece, si cerca sempre di trovare la soluzione in base alle emergenze che ci sono. Giocatori come Pellegrini e Perez ed El Shaarawy a gennaio torneranno». 

Felix è convocabile?

«Sì lo è, si allenato con noi tre giorni». 

Come si allena l’aspetto mentale delle seconde linee?

«Se la seconda linea è gente senza esperienza quello che si deve fare è aspettare e lavorare sui problemi, poi l’esperienza ti aiuterà. Se sono seconde linee esperte di gente con esperienza che pensa che deve stare in prima squadra e che dopo non ha motivazione per essere seconda linea è un profilo diventa un profilo diverso. Il profilo che avevamo in panchina contro l’Inter era di otto giocatori con meno di 21 anni. Bove che ha giocato 30 minuti con il Milan e titolare con il Cska Sofia, lo scorso anno giocava in Primavera che è un campionato di livello molto basso che non prepara i giocatori a entrare in una squadra che gioca in Serie A. Se si paragona il livello del campionato in cui giocano le squadre in Portogallo e in Francia non c’è partita. Il secondo gol preso a Sofia è dovuto al modo in cui Darboe si approccia a quella palla è naif. Se ci fosse stato un giocatore con meno qualità di lui, ma con più esperienza, non avrebbe perso mai quella palla. Ovviamente preferirei guardare la panchina come Inzaghi, girarmi e vedere Vidal, Correa e Ranocchia. Questa è una realtà diversa e mi fa piacere lavorare con loro e aiutarli a crescere. Non è una critica, ma è una realtà. Con i giovani si può solo lavorare, aspettare che l’esperienza cresca e accettare gli errori come parte del processo di crescita. Magari paghi con il risultato, con sofferenza come a Sofia dove il 3-0 si trasforma in 3-2. La cosa che voglio chiarire per la centesima volta è che mi piacerebbe lottare per altri obiettivi, ma sono contento di stare qui nella Roma. In un progetto diverso da quelli che ho avuto nella mia carriera e non ho nessun dubbio di continuare qui». 

I suoi giocatori sono quelli più ammoniti, è un caso o un problema di cultura a tattica? 

«Meglio parlare di un’altra statistica in cui siamo i primi: la squadra di Serie A con più tiri in porta. Così non dico nulla di quello che devo dire». 

 

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