Mondiali Qatar, Boniek: «Io non vado, la scelta della Fifa fatta solo per profitto. Ma sarà uno show»

Il campione polacco, oggi vicepresidente dell’Uefa: «Un Mondiale apertissimo, possono vincerlo almeno otto nazionali»

Mondiali Qatar, Boniek: «Io non vado, scelta della Fifa solo per profitto. Ma sarà uno show»
di Stefano Boldrini
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Domenica 20 Novembre 2022, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 03:45

Zibì Boniek, in partenza per il mondiale? «No. Non vado in Qatar. Non si organizza una competizione così importante in un paese che non ha una storia calcistica. La Fifa non doveva assegnare il mondiale al Qatar. Mi pare una forzatura. E' come aver portato l'America's Cup di vela in Africa».
(Zibì, ex calciatore di Widzew Lodz, Juventus e Roma, tre partecipazioni ai mondiali, 24 gol in nazionale, ex allenatore ed ex presidente della federazione polacca, oggi è vicepresidente Uefa ed è appena rientrato da un viaggio di famiglia a Londra).

Ci sono altre questioni: le migliaia di vittime collegati ai lavori, le violazioni dei diritti umani, le discriminazioni sessuali.
«Ribadisco il concetto: non si doveva portare il mondiale in Qatar, ma sappiamo tutti che cosa sia successo. Sono contrario anche all'aumento del numero delle squadre: nel 2026 saranno quarantotto. Tutto questo ha una sola spiegazione: il profitto».

Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, nel discorso di ieri ha detto: Oggi mi sento gay, arabo, lavoratore, migrante, disabile. E poi ha attaccato l'Occidente: Polemiche ipocrite: per quello che abbiamo fatto noi europei dovremmo scusarci per tremila anni.
«Meglio non commentare».

Spostando il discorso sul versante europeo, anche il progetto della Superlega risponde al criterio del guadagno.
«Qui non si pensa solo al denaro, ma si vogliono anche stravolgere le regole del merito sportivo. Partecipare per diritto divino significa stravolgere i valori del calcio. Noi non siamo americani, dove sono abituati a regole diverse. In realtà la Champions attuale è già una Superlega, ma fondata su criteri corretti. Nel 2024 il numero delle partecipanti aumenterà. Penso che il presidente Ceferin si stia muovendo benissimo».

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I sostenitori della Superlega però non mollano: ora toccherà alla Corte di Giustizia europea esprimersi.
«Non abdicano al progetto, ma continuano a partecipare ai tornei attuali.

Se vogliono andare avanti con la Superlega, rinuncino ai campionati nazionali. La verità è che in nome di un maggior volume di affari, si vuole distruggere il sistema».

Roberto Mancini ha lamentato il fatto che i campioni europei dovrebbero essere qualificati automaticamente ai mondiali.
«Mi dispiace che in un torneo a trentadue squadre ci siano solo tredici europee e capisco l'amarezza di Mancini per l'assenza dell'Italia, ma se si dovesse garantire la partecipazione automatica dei campioni Uefa, il discorso dovrebbe riguardare anche le altre confederazioni. L'Italia ha perso sul campo il diritto a partecipare al mondiale e per quanto sia difficile da accettare, è un verdetto sportivo. Per gli italiani mi rincresce davvero: le generazioni più giovani sono state private del mondiale per dodici anni.

Vive in Italia dal 1982: qual è la sua opinione sulle difficoltà del nostro calcio?
«Negli anni Ottanta eravate all'avanguardia, poi vi siete fermati. Credo che le questioni più urgenti da affrontare riguardino stadi, infrastrutture ed investimenti».

La Polonia sarà la nazionale più italiana del torneo: dieci calciatori giocano in serie A e se non ci fosse stato l'infortunio di Dragowski, sarebbero stati undici.
«E' un indice di qualità, perché il vostro campionato è sempre di livello elevato. Chi gioca bene in Italia è pronto per il palcoscenico internazionale. I calciatori polacchi amano l'Italia: preferiscono la serie A ad altre realtà».

Come ha fatto a soffiare Zalewski all'Italia?
«Me lo segnalò un giovane tennista, Flavio Cobolli, grande amico di Nicola. Andai a parlare con i suoi genitori e non fu difficile convincerlo ad accettare di giocare per la Polonia. Era il sogno della sua famiglia».

La Polonia è stata scortata nel viaggio verso il Qatar da due jet militari: una conseguenza dell'episodio dei due razzi che hanno sconfinato e ucciso due persone nel vostro territorio?
«Non credo che sia questa la ragione. Partecipare al mondiale è motivo d'orgoglio per il nostro paese. Accompagnare per un tratto la nostra squadra con i due aerei è stato un gesto simbolico».

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Girone con Argentina, Messico e Arabia Saudita: vi giocate la qualificazione agli ottavi con la nazionale di Gerardo Martino.
«La prima partita, contro i messicani, sarà probabilmente già decisiva. Una sfida difficile perché loro passano quasi sempre la fase a gironi».

La sua griglia di partenza?
«Questo mondiale mi pare più complicato del solito perché si gioca in inverno e le squadre europee a novembre sono sempre al top. Per me possono vincere il titolo otto nazionali: Brasile, Argentina, Francia, Spagna, Inghilterra, Germania, Belgio e Portogallo. Sono le migliori».

La seconda fascia, con le possibili sorprese?
«La Croazia, che è vicecampione del mondo e non può essere considerata una novità. Poi Danimarca, Serbia e la mia Polonia».

Il vostro Robert Lewandowski è un signore che ha segnato 558 gol nei club e 76 in nazionale, totale 634. La scorsa stagione 50, in quella attuale siamo già a quota 18.
«Lewy è uno dei più grandi attaccanti della storia. I suoi numeri sono impressionanti».

Sarà l'ultimo mondiale di Messi.
«E io mi chiedo: Leo può chiudere la carriera senza aver vinto un mondiale?».

 

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