Le due vie di Milano, quella rossonera è senza uscita

Le due vie di Milano, quella rossonera è senza uscita
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 23 Dicembre 2019, 10:30
C’è una sola cosa che, di questi tempi, a Milano, città più che mai sulla cresta dell’onda, anche a livello internazionale, proprio non funziona: è il Milan. Il 5-0 di Bergamo è la perfetta fotografia di un anno gettato via da una società che, dopo l’addio di Berlusconi, non trova pace, né dirigenti all’altezza. Una situazione senza apparente via d’uscita, in tempi brevi, e ancora più difficile da digerire per il popolo rossonero a fronte dei successi, in campionato a livelli addirittura insperati, dell’Inter di Conte.
Era chiaro fin dall’estate scorsa che fra le due squadre ci sarebbe ancora stata una certa differenza. Di qualità e di rendimento. Ma non si pensava potesse essere così eclatante. L’Inter si presenta ai brindisi di fine anno esattamente con il doppio dei punti del Milan: 42 a 21. Eppure, se si raffrontano entrate e uscite nelle sessioni di calcio mercato delle due ultime stagioni si scopre che l’Inter ha avuto un esborso netto di 124 milioni, mentre il Milan addirittura di 165 milioni. Soldi buttati, verrebbe da dire. 
VIENI E VAI
Un continuo andirivieni di giocatori, spesso sopravvalutati (Paqueta su tutti) oppure via via smarritisi (come Piatek), per non parlare di quei grandi che avrebbero dovuto cambiare la storia del nuovo Milan e che invece sono precipitosamente scappati via (Higuain e Bonucci). Dall’altra parte almeno c’è stata più pazienza: se Spalletti mostrava di non credere in Lautaro, la società invece ha tenuto duro, proteggendo la sua scelta e il suo investimento.
Mentre l’Inter, in questi ultimi anni, ha inseguito l’allenatore giusto cercando ogni volta di alzare l’asticella della scelta, i tanti dirigenti rossoneri che si sono alternati, oggi Boban e Maldini, sono andati e continuano ad andare a zig zag, senza un progetto preciso, senza saper difendere le loro stesse iniziative. Prendere Giampaolo era una buona idea, significava cercare di uscire dalle girandole di calciatori per realizzare un progetto di gioco. Ma al tecnico abruzzese non è stato dato il tempo di lavorare serenamente. Salvo accorgersi oggi che Pioli ha una media punti di 1,2, inferiore all’1,28 di Giampaolo, pur avendo avuto a disposizione 10 partite, rispetto alle 7 del suo predecessore. Pioli è stata soltanto l’ultima delle scelte al ribasso. Non sarebbe al ribasso la scelta di Ibrahimovic, certamente no, ma visto come sono messe le cose, si tratterebbe soltanto, anche questa volta, di un tentativo di tamponare il presente senza pensare al futuro.
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