Mkhitaryan, tra magie e assist nel 2020 è stato l'uomo della differenza

foto Mancini
di Alessandro Angeloni
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Mercoledì 30 Dicembre 2020, 07:30

A ottobre, Henrikh Mkhitaryan ha avuto la forza, la personalità, lo spessore di scrivere a Trump, Macron e Putin. Per il bene della sua Armenia, al centro degli scontri (e, a suo dire, dell’indifferenza generale), con l’Azerbaijan per il Nagorno Karabakh. «È estremamente triste vedere come l’esercito dell’Azerbaijan stia deliberatamente puntando obiettivi come scuole e asili, residenze civili, ospedali ed in altri centri densamente abitati. Dal profondo del mio cuore vi chiedo di fare tutto quanto è in vostro potere per interrompere questa tragedia. L’Armenia è in pericolo». Micki non è un giocatore normale, è uno di quelli che alza il livello. La cultura si trasforma in sensibilità, che in campo conosciamo bene. Il 2020 è stato l’anno orribile per tutti, pure per lui e il suo pensiero non è stato solo il Covid. La Roma lo ha aspettato, la stagione precedente è volata via tra alti (pochi) e molti bassi, tra infortuni, stop e piccole ripartenze. Il 2020 finisce con Micki al centro del podio. Lui diventa dominante, continuo. Lo rivediamo come era, quando giocava nel Dortmund e nell’Arsenal. Fonseca lo ha voluto, ne ha chiesto la conferma e a gennaio si vedrà prolungare l’accordo in automatico (lui ha ultima parola e le cifre sono quelle sottoscritte quest’anno sul rinnovo di 3 anni più 2). Cifre top. 
NUMERI A FAVORE
L’anno non è cominciato nel migliore dei modi, perché spesso è stato tormentato da infortuni. Le prime quattro giornate (dalla 19esima alla 22esima) le ha saltate per le solite noie muscolari (poi il rientro con gol contro il Bologna), nello stesso periodo e per lo stesso motivo ha saltato le 2 gare di Coppa Italia, tra le quali quella di Torino contro la Juventus.

Fonseca non rinuncia mai (o quasi) a lui, se lo gode finché gli infortuni glielo permettono. Lo dimostrano i dati: l’armeno ha giocato in questi dodici mesi 36 partite, 31 di queste da titolare (13 reti e fornendo 11 assist, dal suo arrivo a Roma - settembre 2019 - ha collezionato in tutto 44 presenze e 17 gol, mentre sono stati 14 gli assist complessivi) e, quando il tecnico lo ha sostituito, quasi sempre (6 su 10) lo ha fatto dopo il minuto 80. Segnali di fiducia. Mkhitaryan è decisivo per gol, assist e azioni create, i così detti passaggi chiave. E il meglio lo sta dando in questo scorcio di stagione: 6 sono i suoi assist (migliore del campionato con Martens e Calhanoglu) e 7 i gol, 13 le partecipazioni attive alle 31 reti realizzate dalla Roma, con una incidenza del 41,9%. Solo 2 centrocampisti, vantano almeno 6 gol segnati e 6 assist forniti nei top-5 campionati europei, uno è lui, appunto, l’altro è Florian Thauvin del Olympique Marsiglia, con 6 e 6. Decisivo anche nelle conclusioni in porta e nei passaggi chiave: 38 i tiri, come lui Berardi, meglio solo Belotti con 40 e Cristiano Ronaldo con 47. Nel podio, dunque. Attualmente, Micki, è quarto nella classifica dei Key-Passage (passaggi chiave), 10 quelli forniti, dietro solo a Calhanoglu e Berardi con 13 e a De Paul con 14. Mkhitaryan ha trentuno anni, molti acciacchi pregressi, non a caso, vista anche l’età avanzata di Pedro e Dzeko, la Roma cerca un’alternativa più fresca. El Shaarawy è il primo della lista, Roma la conosce e sarebbe in grado di emulare quei numeri. Che non sono da buttare.

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