Messi, 700 gol e un problema per il Barça

Lionel Messi
di Romolo Buffoni
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Mercoledì 1 Luglio 2020, 18:52 - Ultimo aggiornamento: 18:57

Un tocco morbido sotto, uno "scavetto" dal dischetto, lo stacco di gambe del portiere tanto potente quanto inutile e il pallone che docilmente finisce in rete. Così Lionel Messi ha firmato il suo gol numero 700 in carriera, il 630° con la maglia del Barcellona unica indossata dall'età di 14 anni. Gli altri 70 la Pulce li ha regalati alla sua Argentina. Rete importante che, cosa rara, non ha regalato la vittoria ai blaugrana fermati sul 2-2 al Camp Nou dall'Atletico Madrid e staccati nella corsa al titolo dal Real. Cosa rara perché Messi ha segnato in 400 delle 724 partite giocate col Barça e quando ha fatto gol la sua squadra ha vinto 342 volte, pareggiato 41 e perso soltanto in 17 occasioni.

Sono numeri enormi quelli che Messi sta collezionando nella sua straordinaria carriera a cui tutti sanno manca soltanto un trionfo con l'Argentina. Il suo palmarées al Barcellona è pieno zeppo di trofei: 3 Mondiali per club; 4 Champions League; 3 Supercoppe europee; 10 campionati; 6 Coppe del Re; 8 Supercoppe spagnole e 1 Coppa di Lega. Trionfi ai quali ha aggiunto una sfilza di riconoscimenti personali: per tutti valgono i 6 Palloni d'oro, uno in più di Cristiano Ronaldo con il quale duella da sempre.



Un campione così grande può mai diventare un problema per il club nel quale gioca? La risposta è sì e, in fondo, accomuna Messi a tanti altri campioni che sono diventati talmente grandi da risultare ingombranti e difficili da "gestire". Per rimanere nelle nostre latitudini e non scavare troppo nel tempo, basti ricordare il "nostri" Del Piero e Totti, bandiere ammainate da Juventus e Roma con molte polemiche. Non è un mistero per nessuno che il Barça stia pensando al dopo-Messi, 33 anni compiuti lo scorso 24 giugno e sempre più frequentemente al centro di polemiche. Solo per rimanere a questa stagione, a febbraio prima del lockdown scoppiò lo scandalo del milione di euro pagato dal presidente Bartomeu alla società privata "I3 Ventures" per screditare la reputazione di alcuni giocatori sui social, a partire proprio da Messi. Il motivo? Le manovre ipotizzate da Leo per far tornare al comando del club nelle elezioni del prossimo anno Joan Laporta, presidente dal 2003 al 2010 e suo preferito, e lanciarsi a sua volta nel prossimo futuro come candidato a guidare il Barcellona. Rapporto con Bartomeu che sarebbe stato ulteriormente guastato dall'acquisto di Griezmann, sgradito all'argentino (si narra dell'esistenza di due gruppi whatsapp nella squadra, uno con a capo Messi e uno comandato dal francese) e anche dall'esonero di Valverde, sostituito con l'indigesto Setien. Cambio di panchina costato un duro scontro tra Messi e il team manager Eric Abidal. L'ex terzino, che fu protagonista di una storia umana senza precedenti con il tumore al fegato che ne compromise l'ultima parte della carriera, dichiarò che a far fuori Valverde erano stati i giocatori ai quali non era più gradito. Parole che fecero infuriare Messi (testimone un post al veleno su Instagram) e portarono a un passo dal licenziamento Abidal.
Sembra una trama di fantapolitica, ma sul conto dell'argentino girano le voci (comuni a tutti i campioni longevi in una squadra) di formazioni fatte di suo pugno. Come in tre delle ultime quattro partite nelle quali Griezmann (pagato 120 milioni...) è rimasto in panchina. L'ultima, dolorosa per il francese, martedì contro il suo ex Atletico Madrid: l'attaccante si è scaldato per tutta la ripresa, ma Setien lo ha mandato in campo solo all'89' al posto di Vidal. Affronto che ha scatenato il padre e il fratello del giocatore che ha twittato: «Voglio piangere sul serio. Due minuti ...». Il tecnico ha dichiarato di non doversi scusare, ma subì le critiche della mamma del neo juventino Arthur per il trattamento ricevuto dal figlio. Messi, non è un mistero, avrebbe rivoluto al Barcellona Neymar, ma ha dovuto accogliere il "piccolo diavolo" transalpino.
Un addio di Messi al Barça è stato ipotizzato più volte prima della pandemia, quando certe cifre potevano essere snocciolate senza pudore.

Non si tratta del costo del cartellino (ogni 31 maggio l'argentino ha facoltà di rescindere) , con il contratto tra l'altro in scadenza al 30 giugno 2021. L'Everest da scalare sono i 40 milioni netti di ingaggio che, oggi, nessuno si può permettere. Come nessuno può permettersi di sognare di segnare 700 gol, un numero enorme. Proprio come il problema che è diventato Messi per il Barcellona.

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