Martina Scrocca, il calcio è una famiglia: "Vedo il futuro da dirigente sportivo"

Martina Scrocca, il calcio è una famiglia: "Vedo il futuro da dirigente sportivo"
di Alessandro Monteverde
2 Minuti di Lettura
Giovedì 30 Gennaio 2020, 08:00
Il calcio come passione, nelle vesti di dirigente. Uno sport in cui le donne diventano le protagoniste. Un viaggio lungo le società sportive del Lazio che inizia da Villalba. Una piazza storica, dove una famiglia porta avanti un sogno. Che è poi quello di Martina, figlia del patron Scrocca, ma soprattutto manager con una carriera in ascesa che pensa, studia e ragiona da leader.

Martina, raccontaci cos'è il calcio per te, come è nata la passione per questo sport, e che ruolo ricopri attualmente in società...

Il calcio è passione pura non saprei descriverlo con altre parole ed è nata quando ero bambina per merito di tutta la mia famiglia. Tra i ricordi più belli della mia infanzia ricordo i pomeriggi passati al campo e per questo dico sempre che sono cresciuta con latte e pallone, non avrei potuto diversamente. In società collaboro nella gestione amministrativa e nell’organizzazione degli eventi e tornei con il responsabile della comunicazione. Da pochi mesi ho conseguito il titolo di Sport Diversity Manager al fine di eliminare la discriminazione di genere nel mondo del calcio e coinvolgere sempre più figure femminili, siano esse calciatrici, tecnici o dirigenti.

Parlaci della tua carriera professionale, tra studi, sogni e aspettative?

Nel 2015 ho partecipato a un corso di “Storia e Tecniche delle Comunicazioni di Massa e Giornalismo”. Attualmente studio Economia alla Sapienza. Una materia che noi tutti, anche nel più piccolo dei modi, pratichiamo di routine. Il sogno è quello di realizzarmi professionalmente, attraverso le molteplici strade che permette di intraprendere. Vorrei inoltre sostenere un master in Management dello sport per completare il quadro.

Ed il tuo futuro nel mondo del calcio?

Nel mio futuro mi vedo dirigente sportivo, sopratutto una sport diversity manager non più alle prime armi con il sogno di dar vita a una squadra femminile. La tua società ideale in tre aggettivi... Coesa Coinvolgente Vincente

Se dovessi immaginare un'altra donna in un ruolo nevralgico dell'organigramma, dove la inseriresti e che valore aggiunto potrebbe dare?

Mi piacerebbe pensarla direttore sportivo. Accrescerebbe le potenzialità dell’organizzazione e l’importanza della sua figura, senza che la femminilità rappresenti alcun limite o dubbio verso le sue capacità e competenze.

Una battuta sul tuo Villalba. Salvezza e vittoria della Coppa Italia...un sogno da calvacare?

La salvezza è stato e rimarrà il primo obiettivo posto a inizio stagione. La vittoria, assolutamente si, i ragazzi la meritano. Sono dell’idea che la partita finisce quando l’arbitro fischia e poi comunque vada sarà un successo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA