Morto Maradona per un arresto cardiaco. I medici hanno provato a rianimarlo. «Negli ultimi giorni era ansioso», camera ardente alla Casa Rosada

Morto Maradona per un arresto cardiaco. I medici hanno provato a rianimarlo. «Negli ultimi giorni era ansioso»
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Mercoledì 25 Novembre 2020, 17:20 - Ultimo aggiornamento: 22:10

Diego Armando Maradona è morto. La notizia, data dal quotidiano argentino El Clarìn, ha fatto il giro del mondo. Maradona è morto intorno a mezzogiorno dopo che i medici che lo assistevano hanno cercato di rianimarlo senza successo. Nei giorni scorsi la sua famiglia e il suo ambiente avevano notato Maradona «molto ansioso e nervoso», e c'era l'idea di trasferirlo a Cuba per la sua riabilitazione, dove aveva già passato alcuni anni a combattere la sua dipendenza dalla cocaina. L'Argentina oggi è sbigottita, paralizzata, in lacrime e non può credere che il suo «idolo immortale» non ci sia più. La morte di Diego Armando Maradona ad appena 60 anni ha avuto l'effetto di uno tsunami nelle menti e nei cuori di milioni di persone, a Buenos Aires e nel resto del Paese. Come d'incanto, davanti agli innumerevoli murales che lo catturano in un'eterna giovinezza nei quartieri della capitale argentina, e soprattutto nel suo barrio natale della Paternal, mani sconosciute hanno deposto fiori, magliette e candele in memoria del «più grande». Altre hanno costruito in fretta e furia un altare a Villa Fiorito, dove Maradona è cresciuto. La camera ardente sarà allestita da giovedì alla Casa Rosada, la casa del presidente della Repubblica.

Maradona, Juventus e Roma: amarcord emozionanti in due tweet

È l'enorme dolore e l'angoscia della gente che traspare per la partenza improvvisa e definitiva di quello che il giornalista argentino Sergio Levinsky ha definito «il più grande ribelle del calcio mondiale», alludendo alla sua vicinanza alla Revolucin cubana di Fidel Castro e del Che. Lo scoop del 'Clarin', il principale quotidiano argentino che per primo ha sparato la più brutta delle notizie, ha paralizzato le redazioni dei media, l'attività della gente nei caffè e negli uffici e perfino la routine della Casa Rosada, dove il presidente Alberto Fernández ha subito comunicato via Twitter un lutto nazionale di tre giorni, pubblicando la foto di un affettuoso abbraccio fra lui ed il Pibe. «Non potremo mai ripagargli le tante gioie che ci ha dato - ha detto -, è una di quelle morti che non si assorbono in nessun modo. La fortuna che abbiamo avuto è di averlo visto, di aver goduto del suo amore. Grazie per essere esistito, e per avermi appoggiato e accompagnato». Uno dei grandi calciatori amici di Diego, Oscar Ruggeri, ha appreso la notizia mentre era in diretta su ESPN90: «In questo momento non c'è un argentino che non versi una lacrima, per quello che ha fatto El Pibe per questo Paese. Non può essere!». «Ci siamo divertiti con tutto quello che ci hai fatto vivere», ha detto 'El Cabezon' rivolgendosi all'amico: «Eravamo davvero contenti di quello che avevamo fatto insieme, ma adesso è tutto così difficile. Diego, devi smetterla di prenderti gioco di me...».

Le istituzioni argentine hanno fatto a gara nell'offrire le loro strutture per organizzare l'estremo saluto per Diego.

La gente, probabilmente, avrà la possibilità di rendergli omaggio alla Casa Rosada presidenziale, pur nel rispetto delle misure anti-Covid. Se tutto andrà come previsto, e effettivamente si permetterà agli argentini di avvicinarsi al feretro del loro eroe, sarà senza dubbio una delle più grandi manifestazioni di affetto degli argentini per la persona che più di ogni altra li ha rappresentati nel mondo. Un omaggio, dicono in molti mentre su Buenos Aires cala una brutta sera, più grande di quelli tributati in passato a Juan Domingo Pern e alla moglie Eva, la 'Abanderada de los humildes'.(ANSA).

Per L'Equipe è morto un Dio

"La morte di un dio", titola a tutta pagina il francese L'Equipe. Il campione aveva 60 anni. L'ex giocatore avrebbe subito un arresto cardiorespiratorio nella casa di Tigre dove si era stabilito dopo che il 3 novembre scorso aveva subito un intervento chirurgico al cervello per un coagulo di sangue. Il cordoglio è mondiale. «Sono devastato, è la peggiore notizia che potessimo ricevere, lo amavamo», ha commentato a caldo il presidente argentino Alberto Fernandez.  

A detta dei medici sembrava che Maradona dopo l'intervento avesse recuperato bene. Era stato ricoverato il 2 novembre a La Plata, una città a 50 chilometri da Buenos Aires, a causa di sintomi di anemia e depressione. In quel centro sanitario, i medici avevano rilevato il coagulo, causato da un colpo alla testa, e lo avevano trasferito alla clinica Olivos per l'operazione. Poi, il 12 novembre, le dimissioni e il ritorno a casa.

 

«Diego, ti mando tutta la forza di questo mondo. La mia famiglia ed io vogliamo vederti stare bene il prima possibile. Un abbraccio di cuore», era stato il messaggio inviato a El Pibe de oro da Lionel Messi su Instagram. Il numero 10 del Barcellona aveva voluto mandare un abbraccio virtuale al suo idolo pubblicando anche una foto di loro due assieme ai tempi in cui Maradona era il ct dell'Argentina.

Pelè: io e Maradona giocheremo insieme in cielo

«Un giorno, spero, giocheremo insieme a calcio in cielo». È l'omaggio di Pelè a Diego Armando Maradona. «Oggi una notizia triste - scrive O Rei sul suo profilo Instagram, commentando la morte del 'Pibe de Orò - Io ho perso un caro amico, e il mondo ha perso una legggenda. C'è molto di più da dire, ma per adesso possa Dio dare forza alla sua famiglia». 

Il tweet del presidente argentino Fernandez

«Ci hai portato in cima al mondo. Ci hai reso immensamente felici. Sei stato il migliore di tutti. Grazie per essere esistito, Diego. Ci mancherai per tutta la vita», ha scritto su Twitter il presidente dell'Argentina, Alberto Fernandez. Nel tweet, il capo di Stato ha condiviso una foto che lo ritrae abbracciato a El Pibe de oro.

«In occasione della morte di Diego Armando Maradona, il Presidente della Nazione decreterà tre giorni di lutto nazionale a partire da oggi», ha annunciato la Casa Rosada in una nota ufficiale. Fernández venerava Maradona, che ha esordito in prima divisione con la maglia dell'Argentinos Jrs, club di cui è tifoso il presidente, che a dicembre dello scorso anno ha accolto Maradona alla sede del governo dopo la sua vittoria alle elezioni nazionali.

Gary Lineker si inchina: il più grande di sempre

«Di gran lunga il più grande giocatore della mia generazione e, verosimilmente, il più grande di tutti i tempi»: Gary Linker, leggenda del calcio inglese che di Diego Maradona fu avversario nella celeberrima sfida con l'Argentina dei mondiali del 1986 segnata dal gol che il Pibe de Oro accreditò alla 'mano de Dios', come in una rivincita della ferita della guerra della Falkland-Malvinas, s'inchina all'uomo che per i sudditi di Sua Maestà è rimasto a lungo un nemico sportivo. E invoca anche lui la mano divina, ma con un senso oggi diverso, definitivo: «Spero che dopo una vita benedetta, ma travagliata - twitta commosso - egli trovi finalmente conforto nelle mani di Dio».

Napoli sotto choc per la morte di Maradona

Choc a Napoli, dove il sindaco Luigi de Magistris ha proclamato il lutto cittadino e ha proposto di intitolare lo Stadio San Paolo a Maradona. «Sono sconvolto, non riesco a parlarne ora, dobbiamo far passare del tempo», ha detto Ottavio Bianchi, l'allenatore del primo scudetto del Napoli. In pieno centro, in piazza Municipio una sola voce: «Era il più grande di tutti». Anche a Fuorigrotta, là dove si trova il San Paolo, suo tempio calcistico, ci sta chi si commuove. Subito i ricordi per le sue straordinarie giocate. E una donna, «questo 2020 è veramente l'anno peggiore». 

Molti tifosi si sono raccolti davanti al murales di Maradona, nei Quartieri Spagnoli. Tifosi con la maglia azzurra, ma anche tante donne dei vicoli ricordano l'ex asso argentino in una città sconvolta dalla morte del calciatore che è rimasto il suo idolo in tutti questi anni.

La morte nello stesso giorno di Fidel Castro

Diego Armando Maradona è morto nello stesso giorno, a quattro anni di distanza, di colui che considerava come un «secondo padre», Fidel Castro. Con il leader cubano aveva un rapporto stretto, nel quale l'ammirazione era reciproca in uno strano intreccio tra passione politica e amore per lo sport. Era il 1987 quando El Pibe de Oro andò per la prima volta nell'isola, ospite di Fidel. Poi negli anni della dipendenza dalla cocaina fu a Cuba che l'asso argentino soggiornò per disintossicarsi e l'amicizia divenne sempre più stretta. «È il più grande della storia», disse Diego di Fidel. «Sei il Che Guevara dello sport», ribatté il leader per il quale lo sport era un «diritto del popolo». E Maradona lo prese in parola, facendosi tatuare sulla spalla e sul polpaccio l'immagine dei due eroi della rivoluzione del '59.

Lula: rivale in campo ma al fianco del popolo

Il ricordo sui social l'ex presidente di sinistra del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, suo amico personale: ​«Diego Armando Maradona è stato un gigante del calcio, dell'Argentina e di tutto il mondo, un talento e una personalità unici. La sua genialità e la sua passione in campo, la sua intensità nella vita e il suo impegno a favore della sovranità latinoamericana hanno segnato la nostra epoca. In campo è stato uno dei nostri maggiori avversari ma fuori dalla rivalità sportiva è stato un grande amico del Brasile. Devo solo ringraziarlo per la sua solidarietà con le lotte di popolo e in favore del popolo brasiliano. Maradona non sarà mai dimenticato». 

Il minuto di silenzio

Un minuto di silenzio per Diego Armando Maradona sarà osservato stasera e domani prima degli incontri di Champions League e di Europa League. Lo ha deciso l'Uefa.  

«Sulla mia lapide scrivete "grazie pelota"»

«Grazie pelota». È questo che Diego Armando Maradona aveva detto che voleva si scrivesse sulla sua lapide. In una storica 'auto intervista' risalente al 2005 al programma argentino «La noce del 10», in cui parlò di calcio, della sua famiglia e della morte, il pibe de oro chiese a sé stesso cosa avrebbe voluto che si scrivesse sulla sua lapide. «Grazie per aver giocato a calcio, grazie per giocato a calcio. È lo sport che mi ha dato più allegria, più libertà, come toccare il cielo con la mano. Grazie alla pelota. Scriverei questo sulla lapide», rispose.

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