Lotito e Tare più colpevoli del tecnico mandato a casa

Tare e Lotito in Tribuna d'onore durante l'ultimo derby
di Emiliano Bernardini
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Lunedì 4 Aprile 2016, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 11:17
Lazio nel caos più totale. I biancocelesti prendono 4 gol dalla Roma e il presidente Lotito e il ds Tare decidono di puntare ancor più in basso esonerando il tecnico Pioli. Il meno colpevole di una gestione folle e senza senso. L'allenatore, certo, nel corso della stagione ci ha messo del suo sbagliando spesso la formazione e non alzando mai la voce nei momenti importanti. Avrebbe dovuto battere i pugni sul tavolo quando in estate non erano arrivati i giusti rinforzi per affrontare tre competizioni. Ha scelto di fare l'aziendalista segnando così la sua fine. Lo spogliatoio, che già scricchiolava in ritiro, in quell'occasione lo ha mollato del tutto. Non si è sentito protetto e da lì in poi è stata una lunga discesa verso l'inferno.
SOCIETÀ ASSENTE
Pioli ha le sue colpe, ma le responsabilità maggiori sono della società. Un diarchia che in breve ha preso a picconate il mondo Lazio. Dopo il terzo posto della passata stagione bisognava fare uno sforzo per restare competitivi e invece si è deciso di lasciare il tutto al caso. Si è sperato nella qualificazione in Champions League per raggranellare qualche soldo utile per il mercato. La fortuna però aiuta gli audaci e non chi resta a guardare. Niente qualificazione e niente acquisti. La tifoseria immalinconita da tempo è ormai nella depressione più nera e ha finito per mollare tutto e tutti. La Lazio sbanda e nessuno l'avverte che si è schiantata. Ora si fa il conto dei danni e si piangono i ”morti”. La rabbia monta a Formello, grida di dolore verso orecchie sorde.
STORIA CALPESTATA
Centosedici anni di storia presi a calci e non certo per i quattro sganassoni rifilati dalla Roma. Si è oltrepassato il limite nel momento in cui Pioli è stato costretto a schierare una difesa composta da Patric, Braafheid, Hoedt e Bisevac. Quest'ultimo arrivato nel mercato di gennaio come toppa per coprire una falla gigante apertasi già a fine campionato scorso. Non si può certo continuare su questa linea. Roma ha due squadre e la Lazio è una società che ha un passato che non può essere umiliato per le follie di un imperatore che non guarda oltre lo specchio che riflette la sua immagine. Le macerie fumanti sono state prese ulteriormente a picconate nelle settimane passate. I big senza il minimo attaccamento alla maglia sognano la fuga e i più giovani si sentono spaesati. Bisognerà ricostruire tutto. Ancora una volta. Ma il problema non è certo il palazzo in sé ma le fondamenta che hanno piedi di sabbia.