Klopp, la Grande bellezza ora è vincente grazie alla Formula futuro

Jurgen Klopp
di Benedetto Saccà
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Lunedì 3 Giugno 2019, 09:30
In fondo al blu della notte di Madrid, brillava una stella più delle altre. E piangeva felice, a raccontare un destino e dettare un futuro. Aveva, soprattutto, la gioia abbagliante di Jurgen Klopp, l’allenatore più caleidoscopico del panorama, capace di cucire con un gesto unico il successo allo stile, la genialità all’allegria. Tenera era la notte di Jurgen, tecnico tedesco di nascita ma certo non di concetto tattico: mitico davvero nell’aver indovinato la via esatta per posare il Liverpool sulla cima dell’Europa, sfilando la Champions al Tottenham. Salah, Alisson e Origi hanno capovolto un destino in apparenza sgarbato e in particolare sono riusciti nell’acrobazia di tradurre in pratica il verbo di Klopp. D’accordo, la finale del Wanda non è stata esaltante, però stavolta a Jurgen occorreva non la conferma di poter srotolare una manovra bella, bensì la prova di sapere pescare dal proprio corredo l’eccezionalità di un gioco utile. Non è folle annotare che lui, con Maurizio Sarri, rappresenti oggi l’ambizione di ogni club di spessore. Perché, ormai, soltanto vincere non basta: bisogna vincere grazie al bel gioco, magari attraverso uno stile riconoscibile. L’era dei singoli trascinatori e delle trame poco fluide – sia pur vincenti – è tramontata: ora è venuto il tempo del gruppo di talenti scelti, capaci di fondersi senza lasciar segni e di eseguire uno spartito distinguibile tra tutti. Questione di identità e di marchio. A regnare sul grande disegno, ovvio, è l’allenatore: e Klopp sabato ha portato a compimento il progetto. Un anno fa, a Kiev, il suo Liverpool finì sbriciolato sotto il rullo del Madrid. Klopp, quella sera, promise che avrebbe portato subito i Reds sulla vetta d’Europa: aveva appena aggiornato a sei il conteggio delle finali perse nella carriera. Ci credeva nessuno. Lui però per un anno ha lavorato nel segreto della sua follia: nell’assoluta certezza che tutto, prima o poi, si pareggia. Si è meritato una seconda possibilità. E ha vinto. Sempre fischiettando tra sé un motivetto: «Quando cammini nella tempesta, tieni la testa in alto e non aver paura del buio. Alla fine della tempesta, c’è un cielo d’oro». Già sentita? È You’ll never walk alone. Ora, sì, tutto è più chiaro.
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