Lippi, una serie A di "campioni": «Pirlo mi incuriosice, Gattuso sono io. E aspetto De Rossi. Su Totti....»

Lippi, una serie A di "campioni": «Pirlo mi incuriosice, Gattuso sono io. E aspetto De Rossi. Su Totti....»
di Alessandro Angeloni
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 16 Settembre 2020, 07:30
Mister, meglio il mare o i campi da calcio? «In questo momento, il mare: basta, i campi sono stati la mia vita per tanti anni, oggi non mi attirano più». Parla Marcello Lippi, anni 72, da Viareggio, al termine di una giornata vissuta e goduta in barca. Allenatore plurititolato con la Juve e campione del mondo nel 2006 con la nazionale Italia in Germania. 
Le piace il calcio che abbiamo vissuto in estate?
«E’ stata una necessità. Vanno fatti i complimenti a tutti i dirigenti, da quelli della Uefa alla Figc. Non era giusto cristallizzare le classifiche. E’ stato, appunto, necessario riprendere a giocare e dare la possibilità a tutti ti raggiungere i propri obiettivi. Peccato ancora non si possano prevedere i tifosi, che sono l’anima dello sport. Speriamo di tornare presto alla normalità sotto questo punto di vista».
E che stagione si aspetta: ormai ci siamo, si ricomincia.
«Avrà sicuramente strascichi negativi. Consideriamo che i calciatori hanno smesso da poco di giocare e non hanno fatto troppi allenamenti. E’ un calcio che ancora non ha le idee chiare, insomma, basti pensare al mercato ancora aperto: si ricomincia e un giocatore magari nella partita successiva te lo ritrovi contro».
Poche amichevoli, allenamenti limitati.
«Almeno le squadre hanno giocato in Italia invece di volare all’estero. Questo mi è piaciuto».
Siamo ancora in una situazione anomala, ma la stagione che sta per ricominciare presenta temi interessanti. Uno, ad esempio: ci sono molti suoi ragazzi del 2006 alla guida di squadre di serie A. 
«Pirlo, ad esempio. Lui mi incuriosisce molto».
Gli ha dato qualche consiglio?
«Non ne ha bisogno, è un ragazzo intelligente, preparato. Ha in testa un calcio moderno, internazionale. Sono state riscontrate in lui grandi qualità».
Come inizio è un po’ complicato.
«Alla Juve? No, non direi. Resta la squadra più forte, anche se l’Inter si è avvicinata molto, avendo fatto acquisti di livello».
Complicato nel senso che avrà molte pressioni addosso.
«Quello è normale. Anche a Pirlo si chiede di vincere. Ha le qualità per farlo. E’ uno che sa parlare con i calciatori, avendo smesso da poco. E sia chiara una cosa: se non dovesse andare benissimo, non sarà certo perché è alle prime armi. I motivi magari saranno altri». 
Pippo Inzaghi, invece, l’ha sorpresa?
«No, per niente. Lui era uno sempre molto attento ai calciatori, alle loro caratteristiche. Studiava, si interessava». 
E Gattuso?
«Rino è il più grande di tutti. E’ un ragazzo eccezionale. Forse è quello che mi somiglia di più».
In cosa?
«Intanto non si fissa. Se vede qualcosa che non quadra, cambia. Si ravvede. Anche io ero così».
Manca solo De Rossi all’appello? 
«Daniele è un altro ragazzo in gamba, ha la stoffa dell’allenatore. Vede, quello dell’Italia 2006 era un gruppo eccezionale sotto l’aspetto umano. All’epoca, quando li ho salutati, ho detto: state tranquilli, nella vita sarete in grado di fare qualsiasi cosa. Quindi nessuno di loro mi sorprende. E non dimentichiamo di inserire nella lista Grosso, Gilardino, Cannavaro, Nesta...».
Diceva che il calcio lo guarderà in tv: quale squadra attende con curiosità.
«La Juve. E non per il mio rapporto con i bianconeri, ma per vedere al lavoro uno come Pirlo». 
Secondo lei la Juve è ancora la favorita? 
«Secondo me sì, anche se penso che l’Inter di Conte e l’Atalanta di Gasperini siano all’altezza, per gioco e qualità dei calciatori. Oltre alla bravura degli allenatori».
Conte, Gasperini, altri suoi “allievi”. Lippi è il filo conduttore, insomma.
«Sono vecchio, solo questo».
Saggio.
«Diciamo saggio».
Il calcio italiano è un po’ in crisi, qual è la sua ricetta per ritirarlo su?
«In crisi fino a un certo punto. L’Italia presenterà anche in Europa squadre interessanti, come detto la stessa Atalanta, l’Inter. Certo, poi c’è chi è avanti, vedi il Bayern, il Real, il Liverpool». 
Qui ci sono pochi soldi, si punta sui giocatori un po’ attempati.
«Un usato sicuro, vedendo le scelte di alcuni club. Ma poi parliamo di calciatori che guadagnano tanto, come Suarez, Dzeko... Ad esempio il Milan sta facendo una politica di giovani, mi piace. Sta pensando al futuro».
“Giochisti” (Sarri) e risultatisti (Allegri), da che parte sta?
«Non conosco squadre che hanno vinto giocando male. Come diceva un mio vecchio allenatore al Cesena: “a perdere giocando bene sono capaci tutti”. Allegri veniva criticato? Sì, ma la sua squadra ha fatto grandissime partite».
Playoff, gare secche in Europa. Che ne pensa?
«I playoff non mi piacciono, mentre ho gradito molto l’ultima formula delle coppe europee».
Che novità si aspetta da un punto di vista tattico?
«Si è abbandonato il possesso palla prolungato, si va sul recupero veloce e attacco alla profondità. Quasi tutte giocano con tre attaccanti. Il modello di riferimento è il Liverpool e anche l’Atalanta».
Anche la sua Juve giocava così. Si è tornati un po’ ai vecchi principi, insomma?
«Sì, tre punte mobili, squadra aggressiva, verticalizzazioni rapide». 
Parliamo un po’ della Roma?
«I nuovi proprietari sono partiti col piede giusto. Anche Pallotta aveva messo soldi ed entusiasmo, ma non è andata bene. Fonseca è un tecnico bravo, mi piace. Peccato per l’infortunio di Zaniolo, questo ragazzo è davvero sfortunato. Adesso vediamo che mercato farà la Roma per avere un’idea più precisa». 
Riprenderebbe Totti in società?
«Io Totti lo porterei dappertutto. Lui ha cominciato un altro lavoro, gli piace. Ma se la Roma, chiama, sono sicuro, tornerebbe volentieri».
E lei in Nazionale tornerebbe?
«Non lo so, questo lo deve decidere il presidente Gravina».
Lei ha dato la disponibilità?
«Deciderà Gravina».
Capito. 
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