Roma, Mourinho: «Leicester squadra da Europa League. Conta solo arrivare in finale»

Roma, Mourinho: «Leicester squadra da Europa League. Conta solo arrivare in finale»
di Gianluca Lengua
6 Minuti di Lettura
Mercoledì 27 Aprile 2022, 20:41

Domani la Roma giocherà la prima semifinale di Conference League contro il Leicester di Brendan Rodgers. José Mourinho preferisce non dare indicazioni sulla formazione e carica di significato il doppio scontro: «Se arrivi in semifinale e non arrivi in finale, significa poco. Se siamo qui dopo i punti fondamentali lasciati per strada in Serie A, allora significa che dobbiamo prenderci questa semifinale con due mani e lottare fino in fondo». Ecco la conferenza stampa integrale. 

Vi siete sentiti con Ranieri prima della partita?

«Siamo amici, ma non ci siamo sentiti.

Dico da molti anni che tanti allenatori in Premier hanno vinto tanti titoli. Ferguson 10/12, Wenger 3/4, io, Guardiola. Ranieri uno, ma quello che ha vinto è quello che considero il più speciale di tutti. Per questo lui è un mito, ho giocato quel campionato e lo ricordo come un momento incredibile nella storia della Premier. Anche se Claudio non è qui, questa è una casa speciale. Lui è romanista ed è di Roma e per lui sarà una partita speciale, magari sarà all’Olimpico per vivere la partita come una emozione speciale».

L'ultima volta che è arrivato in semifinale non è stato in grado di arrivare in finale. Stavolta ha paura?

«No, possiamo vincere. Crediamo che per il lavoro fatto quest'anno per migliorarci meritiamo la finale. Il calcio a volte restituisce i meriti, affrontiamo una grande squadra. Ammetto che nella mia lunga carriera mi sono successe tante cose, ma Levy capisce molto di calcio».

È vero che lei e Brendan Rodgers non avevate la stessa idea di calcio?

«Siamo stati insieme nel Chelsea, ci siamo divertiti tanto, abbiamo un rapporto di amicizia anche se ovviamente il calcio ti porta a percorrere strade diverse. Quando la mia squadra non è contro la sua, gli auguro il meglio. È giovane con grandi capacità. Concetti diversi di calcio? Ha allenato squadre e giocatori diversi da me. L’Importante è che io ho vinto tanto e che lui in una carriera più corta della mia ha vinto in Scozia e qui dove non è facile di vincere». 

La Roma è in semifinale, a questo punto non si può più parlare di una coppa che vale poco. Che sensazioni ha a giocare una coppa a questi livelli e a tornare in Inghilterra?

«Noi domani giochiamo la partita numero 13 in Conference League. Abbiamo iniziato contro una squadra che avrebbe vinto il campionato turco. Il Trabzonspor è stato un avversario difficile. Giochiamo contro un avversario che non è di Conference, ma di Europa League e sono una squadra forte. Non è la loro competizione, ma la nostra. Abbiamo sofferto tanto, viaggiato, pagato con punti in Serie A il fatto di giocare giovedì e domenica. Abbiamo due possibilità diverse di giocare l’Europa League: una sarà arrivare quinti o sesti in campionato e un’altra è vincere questa competizione. Ma possiamo anche non raggiungerla e questo ti mette dubbi e responsabilità. Il Leicester non si deve preoccupare con la Premier perché non arriverà mai in una posizione da Europa League, noi possiamo finire dal quinto all’ottavo posto. È un momento duro, ma anche di grande motivazione». 

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Tra la quinta del campionato italiano e la decima di quello inglese, c’è differenza? C’è una favorita?

«Sono tante volte che arrivo in semifinale di diverse competizioni. E quando ci arrivo al di là di potenziale, dico sempre che ci sono quattro squadre con il 25% di possibilità di vincere la competizione. Nel 2002/2003 sono arrivato in semifinale per la prima volta e non cambio idea. Non mi interessa se loro sono più forti o deboli di noi. Nel calcio c’è tanto lavoro, ma anche potenziale economico. Quello che arriva con il lavoro ha un determinato limite che solo i soldi possono farti superare. La differenza tra il quinto o sesto della Serie A e i decimi di Premier c’è in maniera obiettiva e chiara. Siamo una buona squadra, miglioriamo, abbiamo perso con l’Inter 2-0, adesso 3-1, ma c’è stata una grande differenza di approccio e mentalità. Al di là di finire quinti o ottavi, siamo una squadra con un percorso che piace, che a noi allenatori fa piacere». 

Domani giocherà Zaniolo accanto ad Abraham?

«Capisco la domanda, ma non voglio rispondere. Brandon non saprà come giocheremo e io altrettanto. Abbiamo finito 3-0 con la Lazio con una formazione teoricamente meno offensiva. Buon per me che sono tutti disponibili, ci dà la possibilità di giocare come vogliamo. Abbiamo soluzioni in panchina e non dirò molto altro. Ma se mi chiedete se nella prima partita cercheremo di mantenere una possibilità per il ritorno, dico di no: giocheremo per vincere. E se perderemo come a Bodo, poi vedremo... Magari è il Leicester che con merito ci porta in una direzione tale da pensare alla vittoria al ritorno, ma domani non giocheremo con quest'ottica».

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È vero che cambia il ritmo in Premier League rispetto alla Serie A?

«È la bellezza delle competizioni europee. Quando ho iniziato a giocare in Europa ero assistente e ho lavorato per Hodgson e Wangal, ma ci sono sempre principi culturali, così come il modo di valutare la partita può avere influenza. Quello che fa davvero la differenza è avere giocatori che non hai la possibilità di avere. E ora in Italia questa possibilità non c'è, guardate Inter-Liverpool... Se noi guardassimo al Leicester, limitandoci ai giocatori più offensivi ci accorgiamo che ce ne sono moltissimi. Sono tanti e di tanta qualità e stiamo parlando del Leicester e non del City o dello United. Ma da un punto di vista tattico possiamo fare cose che creano problemi a squadre che hanno più potenziali di noi. La gara è aperta e la prossima settimana ci saranno 300 mila persone allo stadio». 

Se un anno fa le avessero detto che si sarebbe trovato qui, avrebbe firmato?

«Certo. Io dal primo giorno ho detto che questa è la mia competizione. Magari Brendon sente che la sua competizione è l’Europa League in cui ha giocato contro Napoli o Spartak Mosca. Ad agosto giocavano un playoff contro il Trabzonspor, ora siamo qui a giocare la semifinale. Ora siamo qui dopo aver pagato con punti in Serie A. La Fiorentina ha perso 4-0 con l’Udinese e hanno perso perché per la prima volta hanno giocato quattro partite in una settimana sia di coppa sia di campionato e questo si paga con i punti. Chi non lo paga con i punti sono le squadre che hanno giocatori dello stesso livello. Se siamo qui dopo i punti fondamentali lasciati per strada in Serie A, allora significa che dobbiamo prenderci questa semifinale con due mani e lottare fino in fondo». 

Terza semifinale europea della Roma negli ultimi cinque anni, c’è una vocazione europea del club?

«È merito di allenatore, società e giocatori. In Champions League arrivano anche squadre che accumulano un certo coefficiente, spero che la Roma possa entrare in questa nuova Champions League. A livello europeo la squadra si motiva, così come i romanisti che si trovano a casa ed è importante per noi. Però se arrivi in semifinale e non arrivi in finale, significa poco». 

Cosa ne pensa di ten Hag al Manchester United?

“Non parlo di altri club, solo del mio”.

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