Il suo sorriso illumina la Lazio: il dolore alla caviglia è passato, Milinkovic è tornato. Meravigliosamente spocchioso come un tempo: «Sapete dove trovarmi se avete bisogno di un assist di tacco al volo», gli auguri ai fanta-allenatori per il nuovo anno. Da giorni sta già sfoggiando i suoi numeri in allenamento, oggi pomeriggio (ore 16.30) a Lecce ripasserà il repertorio. I salentini non hanno mai dimenticato quello spauracchio serbo, che il 10 novembre 2019 li schiacciò 4-2 all'Olimpico, con assist, eurogol e rigore conquistato. Quel giorno Milinkovic aveva interrotto un'astinenza di un mese e mezzo con la Lazio. Guarda caso lo stesso tempo trascorso per lo stop di questo campionato. Sergej ha chiuso la prima parte con 3 reti e sette assist, ha partecipato a 14 azioni biancocelesti terminate con il gol, come nessun altro. Rimane il migliore del torneo in corso, nonostante non abbia brillato allo Stadium e sia poi tornato dal mondiale in Qatar ancora più deluso: «Era un po' acciaccato, è normale. Oltretutto le voci continue su di lui minano la sua serenità spiega Sarri e adesso conterà più la testa delle gambe in una ripartenza dopo una pausa così lunga, avuta solo durante il lockdown».
PELLEGRINI E BONAZZOLI
Eppure Milinkovic, in scadenza nel 2024, resta al centro dei rumors.
CAMPI DA TERZO MONDO
Ieri pomeriggio non è partito per Lecce, Luis Alberto. Ci ha provato in allenamento sino all'ultimo, ma quando calcia sente ancora male al ginocchio. Il dolore del Mago stavolta è vero, ma anche la solita saudade della Liga, come rivela il presidente del Cadice Vizcaino: «Vuole venire da noi e questo è motivo d'orgoglio, ma l'operazione è impossibile da fare al momento». Il motivo, lo ribadisce Lotito: «Non ho nessuna intenzione di cederlo in prestito, nemmeno con diritto di riscatto». Il tecnico assicura di non avere niente contro lo spagnolo, però ci va sempre giù duro: «Leggo di Luis Alberto che vuole andare via perché non va d'accordo con l'allenatore, io sono arrivato a luglio 2021 e lui non venne in ritiro perché voleva la cessione. Ho ereditato la situazione, non l'ho certamente creata. Può essere comprensibile la sua voglia di tornare in Spagna in ogni sessione, poi è sempre rimasto e ci ha dato il suo apporto». Intanto è fuori alla prima in cui il campo dello stadio Via del Mare non consentirà chissà quale esaltazione tecnica né il palleggio: «Non sembra avere un manto di grandissimo livello, speriamo che all'Olimpico invece siano veritieri i progressi evidenziati dal report che mi è stato consegnato. Di certo in Italia avevamo i campi top al mondo, in 20 anni siamo diventati il terzo mondo».