Juventus-Roma, battute, provocazioni e proteste: per Mourinho attaccarli era lottare contro il Potere

Lo special one ritrova la nemica del suo periodo alla guida dell'Inter. L'ultimo scontro lo scorso inverno

Juventus-Roma, battute, provocazioni e proteste: per Mourinho attaccare i bianconeri era lottare contro il Potere
di Andrea Sorrentino
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Martedì 12 Ottobre 2021, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 13:56

E’ la sua nemica preferita. E carissima. Quella che quando attacca, lo fa in un’area lunga 25 metri e non 16, per questo le danno certi rigori. Quasi la adora, per quanto gli è stata compagna fedele di baruffe e polveroni, per come gli è servita per cavalcare la tigre, in fondo per affermarsi. Formidabili quegli anni, quando si litigava sul serio intorno al calcio di serie A perché a competere erano in tanti, ed era uno spettacolo pirotecnico, mica la cosa sedata e normalizzata di adesso, con tutti che hanno paura di dire quello che pensano o di disturbare i manovratori, i salotti televisivi che non osano, è tutto un “non è una critica, non è per fare polemica”. José e la Juventus.

Mourinho contro il Potere

Ovvero Mourinho contro il Potere, perché poi il filone era quello.

L’ha insolentita sempre, dato che la Juve rappresentava il potere costituito. L’ultimo sberleffo risale allo scorso inverno, via social perché ormai usa così: il Porto elimina la Juventus in Champions, festeggia sul proprio profilo e a un certo punto arriva l’applauso virtuale di Mourinho. Tre anni fa il gesto che tutti ricordano, un ghignaccio irridente e le mani portate alle orecchie alla fine di Juventus-Manchester United 1-2, vittoria con scasso e scippo dopo 90 minuti di insulti personalizzati dello Stadium. Ma è partito tutto nel 2008: Mourinho si insedia all’Inter, Calciopoli e i suoi odi sono freschissimi, è una guerra di religione.

La Juve in ripresa

La Juve è in lenta risalita dalle ceneri e non è un avversario diretto, ma gli interisti la individuano come il simbolo del potere avverso, anche arbitrale, e José entra nella parte, si scatena subito contro Claudio Ranieri tecnico bianconero, a cui dà del “settantenne che ha vinto solo una Supercoppa e in inglese sa dire solo good morning o good afternoon” (era 13 anni fa: Ranieri in realtà 70 anni li sta per compiere tra poco, il prossimo 20 ottobre). Non si fermerà più. “Per fortuna non siamo in lotta con loro per lo scudetto, ma è incredibile quello che gli arbitri fanno a favore della Juve” è un mantra. La celebre intemerata degli “zeru titoli” parte dalla “prostituzione intellettuale che vedo in giro.

Non si parla della Juve che ha conquistato tanti punti con errori arbitrali. Sono al fianco degli allenatori che giocheranno con la Juve, fossi in loro manderei in campo la seconda squadra”. E quell’altra volta, parlando dello struzzo: “Non capisco perché per ciò che succede in Italia dobbiamo fare come quell’animale di cui non so dire il nome in italiano… O c’è coerenza oppure no. Di squadre che giocano in un’area lunga 25 metri ce n’è solo una in Italia”. Un’altra volta Felipe Melo gli sembrò “Scottie Pippen” per un fallo di mano in area, e via andare. Carissima nemica. Domenica sera la ritrova. Con una sola, fierissima convinzione: “Non andrò mai alla Juve”. Per lui è l’origine della “manipolazione intellettuale”, e convinceteci del contrario, se potete. Perché prima o poi “arriverà il giorno dello scandalo”. Formidabili quegli anni, davvero. 

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