«Il primo comandamento del tifoso biancoceleste è un’immagine scattata da chissà chi, una foto che ritrae Giorgio Chinaglia da solo mentre legge un giornale seduto fuori al tavolo di un bar romano: sul marmo spigoloso della facciata del locale, sopra le sue spalle incassate, quelle del gobbo centravanti della Lazio, campeggia la scritta “laziali bastardi”. Impetuoso e devastante in campo, leader e persino sindacalista negli spogliatoi, Chinaglia se ne frega dell’insulto che non fa prigionieri e gli offre la schiena noncurante. Il primo comandamento è un coro rabbioso che dice “Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia”».
Quarant’anni di Lazio in quasi cento pagine. Non manca davvero niente. Ogni pagina è bagnata di ricordi, che seppur privati, per ogni laziale che li leggerà profumeranno di casa. I laziali, tutti diversi l'uno dall'altro perché come dice lo stesso autore: «Conosciuto un laziale ti restano tutti gli altri». Non mancano i capitoli duri legati alle sconfitte, alle cadute e a quegli "11 anni di B". Pregi e difetti dei laziali, tifosi che hanno scelto il cielo come bandiera.
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