I comandamenti del tifoso della Lazio, un libro che intreccia gioie e dolori dell'essere laziali

I comandamenti del tifoso della Lazio, un libro che intreccia gioie e dolori dell'essere laziali
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Venerdì 5 Settembre 2014, 15:09 - Ultimo aggiornamento: 16:38
«La Lazio è un gran teatro dove convivono il melodramma e l’esistenzialismo, la tragedia e la commedia, cialtroneria e cose matte e disperate, pietas e teppismo». Un ritratto fedele e puntuale del tifoso biancoceleste quello dipinto da Stefano Ciavatta nel suo «#Vola – Il manuale di chi tifa Lazio», (Fandango, 95 pagine, 5,90 euro). Stefano nasce nel 1974 anno del primo scudetto della Lazio, quello che ancora oggi per tutti è Lo Scudetto.



«Il primo comandamento del tifoso biancoceleste è un’immagine scattata da chissà chi, una foto che ritrae Giorgio Chinaglia da solo mentre legge un giornale seduto fuori al tavolo di un bar romano: sul marmo spigoloso della facciata del locale, sopra le sue spalle incassate, quelle del gobbo centravanti della Lazio, campeggia la scritta “laziali bastardi”. Impetuoso e devastante in campo, leader e persino sindacalista negli spogliatoi, Chinaglia se ne frega dell’insulto che non fa prigionieri e gli offre la schiena noncurante. Il primo comandamento è un coro rabbioso che dice “Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia”».



Quarant’anni di Lazio in quasi cento pagine. Non manca davvero niente. Ogni pagina è bagnata di ricordi, che seppur privati, per ogni laziale che li leggerà profumeranno di casa. I laziali, tutti diversi l'uno dall'altro perché come dice lo stesso autore: «Conosciuto un laziale ti restano tutti gli altri». Non mancano i capitoli duri legati alle sconfitte, alle cadute e a quegli "11 anni di B". Pregi e difetti dei laziali, tifosi che hanno scelto il cielo come bandiera.
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