Ne ha vinti e vissuti tanti, di campionati, super Dino Zoff. L’ex portiere, allenatore e presidente della Lazio, avverte Maurizio Sarri: «Quest’anno sarà davvero dura la lotta per la Champions. Sarà fondamentale che i biancocelesti riescano a restare in corsa sino alla fine».
Come giudica questa Lazio?
«Sinora è normale, poco spettacolare. Vediamo se riesce a fare di più. Ho visto quasi tutte le gare, cose buone e altre meno. Ancora manca una quadratura, siamo alle prove tecniche. Ci vuole un po’ di tempo per assimilare tutti gli schemi e i movimenti del nuovo mister».
Come nel 1994, quando Zeman passò dal suo 3-5-2 al 4-3-3?
«Quel cambiamento fu meno traumatico, con Rambaudi in più in campo».
Verona è un altro esame di maturità dopo Bologna, visto l’andamento altalenante con le piccole?
«Siamo ancora all’inizio, è presto per dare giudizi o tirare le somme.
Si riferisce a Luis Alberto e al fatto di non schierarlo più insieme a Milinkovic?
«Questa è un’idea del nuovo allenatore. Sarri la pensa così. Io da fuori vedo un centrocampista fortissimo, anzi sino a ieri imprescindibile nella formazione biancoceleste. Non si può rinunciare alla qualità di un giocatore simile».
Possibile allora sia una punizione per qualche comportamento?
«Tutto è possibile, ma se uno all’improvviso non gioca, o scende in campo saltuariamente, non può essere soddisfatto certamente».
Eppure anche la società è con il tecnico e potrebbe rimetterlo sul mercato a gennaio.
«Io, uno così, cercherei sempre di recuperarlo…».
Massima emergenza in difesa oggi al Bentegodi. Perché Radu è in bilico, nonostante sia quasi l’ultima scelta obbligata?
«Sarri ha detto che non è al massimo della condizione. Ci sta poi il ballottaggio con Marusic, che ha gran fisico ed è un ottimo giocatore. L’anno scorso il montenegrino ha fatto bene anche in quella posizione nella difesa a tre».
Prima Inzaghi e poi anche il nuovo tecnico. Perché si continua a preferire il 39enne Reina al giovane Strakosha?
«Per me sono buoni entrambi, ma un portiere va studiato in allenamento tutti i giorni. L’allenatore decide sempre chi gli dà garanzie maggiori. Sicuramente lo spagnolo è più bravo coi piedi, ma io parto sempre dal concetto che un estremo difensore deve saper stare bene in porta e parare».