Lazio-Roma, Giovannelli e quel 2 marzo del 1980: «Un gol che mi ha cambiato la vita»

Lazio-Roma, Giovannelli e quel 2 marzo del 1980: «Un gol che mi ha cambiato la vita»
di Mimmo Ferretti
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Venerdì 1 Marzo 2019, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 10:55
Assolutamente inutile chiedergli se ha dimenticato quel gol alla Lazio. Basta andare sulla sua pagina Facebook, dare un’occhiata alla foto profilo e avrete ogni tipo di risposta. Perché in quella foto c’è lui, felice come un ragazzo che più felice non poteva essere, che corre verso la Sud per festeggiare la rete da due punti alla Lazio. Era il 2 marzo del 1980 e, come accadrà domani sera allo stadio Olimpico, si giocava Lazio-Roma. Gol di Pruzzo, pareggio di D’Amico poi, a una manciata di minuti dalla fine, lui raccoglie un pallone mal respinto dalla difesa guidata tra i pali da Cacciatori e con un destro terrificante manda il pallone sotto il sette della porta laziale e dritto dritto nel cuore della Sud. Lui, Paolo Giovannelli, mezzala classe 1960, ricorda (quasi) tutto alla perfezione. «Il gol, certo. Indimenticabile. Però il tempo ha via via cancellato un po’ di ricordi del dopo derby. L’affetto della gente, in ogni angolo di Roma, ce l’ho stampato in mente, ma mi mancano un po’ di dettagli del giorno dopo», racconta da Cecina dove è nato e vive, oggi proprietario dello stabilimento balneare Olimpia di Cecina Mare.
TUTTI DAVANTI ALLA TV
La sera del giorno dopo, glielo ricordiamo noi, si ritrovò con tutti i suoi compagni del pensionato di Trigoria, e un paio di amici romani, a rivedere il derby in tv. A quei tempi, anno 1980, non c’era molto proposta calcistica in tv, ma un’emittente romana aveva acquisito i diritti in differita delle partite della squadra giallorossa e tutti i lunedì sera mandava in onda la registrazione della gara del giorno prima. Al momento del gol di Paolo, diciannove anni e qualche mese, nel salone di Trigoria si scatenò l’inferno. Urla, cori, abbracci, lacrime. Tipo la Sud il giorno prima. «Con la Roma ho vinto lo scudetto del 1983, ma in quella stagione giocai poco, in campionato solo l’ultima partita contro il Torino, perché venivo da un gravissimo infortunio. Ecco perché quel gol alla Lazio è la cosa più bella che mi è capitata con la maglia della Roma. E che, non faccio fatica a dirlo, ha segnato la mia vita, perché se oggi, trentanove anni dopo, siamo ancora qui a parlare di quella partita vuol dire che non è stata assolutamente una cosa da poco...». Il giorno dopo quel derby, il Messaggero nelle pagelle scrisse: «Esordiente, uomo-gol, migliore in campo. Giovannelli può andare fiero del suo derby e della prima rete segnata in serie A. Un tiro che ha ricordato le bombe di Agostino, venuto al termine di una prova perfetta». Serve altro? «Pochi, però, ricordano che quello non è stato il mio primo gol alla Lazio, visto che con la Primavera ne avevo già segnati due. Senza mai perdere, sottolineo...». Arrivava dal Cecina, scoperto da Luciano Moggi. «Che per sviare i giornalisti - e i curiosi delle altre squadre - dopo la mia partita/provino al Flaminio disse che mi chiamavo Gentilini. Andate a controllare il tabellino di quella partita, se non ci credete», e ride.
IERI E OGGI
Confessa, Paolo, che segue ancora la Roma con grande partecipazione. «Ovviamente. La società a noi ex calciatori ha dato la possibilità di essere presenti all’Olimpico e lo scorso anno non ho perso l’occasione di tornare per la Champions League. Sono cambiate tante cose, in primis il calcio, ma l’atmosfera dello stadio Olimpico è sempre la stessa. Con la Sud coinvolgente, emozionante. Unica, si può dire?».
 
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