Lazio, per Parolo prima altro anno di contratto, poi un futuro da allenatore: «E' bello trasmettere qualcosa giovani»

Lazio, per Parolo prima altro anno di contratto, poi un futuro da allenatore: «E' bello trasmettere qualcosa giovani»
di Alberto Abbate
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Domenica 5 Aprile 2020, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 15:14

Ha già firmato in segreto con Lulic il rinnovo con la Lazio per un altro anno, ma a 35 anni l'addio al calcio giocato è comunque vicino. Lo fa capire nella diretta Instagram su Fantamaster, il senatore Marco Parolo: «Ci sto pensando, l’età è quasi quella giusta. Mi piacerebbe rimanere nel mondo del calcio, però staccandomi un pochino dalla routine giornaliera di allenamenti e partita. Ho una scuola calcio dove sono nato, a Gallarate. Non riesco a essere molto presente, ma quando mi è capitato di seguire i ragazzi, ho capito quanto sia bello trasmettere qualcosa ai giovani». E' la proposta che potrebbe fargli Lotito quando nel 2021 appenderà al chiodo gli scarpini. Anche se in realtà Parolo ha rischiato d'andar via – prima di mettere nero su bianco il prolungamento – negli ultimi mesi. A gennaio era arrivata l'offerta da Parma: «Quella gialloblù è stata la prima maglia che ho indossato da bambino, mi piacevano i colori. Però quando ho cominciato a fare il calciatore sono sempre stato tifoso della squadra in cui ho giocato. Con la città di Roma c’è un legame forte: da piccolo ero milanista, ma adesso mi sento sicuramente più laziale. “Il mio idolo d'infanzia è sempre stato Steven Gerrard, anche perché sapeva scivolare bene con le ginocchia quando esultava. Era un centrocampista completo, mi faceva impazzire».

ITALIA
E' stato un perno del centrocampo di Conte all'ultimo Europeo, difficilmente Parolo ci sarà anche al prossimo: «Nel 2016 il gruppo ha fatto la differenza, abbiamo costruito una grande alchimia negli anni. Dove c'è uno spogliatoio unito si ottengono grandi risultati, mi è successo spesso in carriera. Quella sconfitta contro la Germania è stata un vero peccato: avevamo le carte in regola per arrivare in finale». Ma il rimpianto maggiore della sua vita in azzurro è certamente un altro: «Italia-Svezia, ovviamente. Si poteva fare meglio, non saremmo dovuti uscire. Ma analizzando la doppia sfida la Svezia ha fatto un tiro in porta in due partite. Però è anche vero che se non ti costruisci la fortuna, poi il destino ti va contro», La prima chiamata in azzurro, comunque, non si scorda mai. Ed è legata in qualche modo anche ai colori biancocelesti: «Dopo Lazio-Cesena mi ero fermato a Roma con la mia famiglia per seguire la benedizione del Papa. E a fine giornata è arrivata la prima chiamata in Nazionale. Quando sono arrivato a Coverciano per l'allenamento mi sembrava di essere un bambino nel paese dei balocchi. Mister Prandelli (ct di quell'Italia, ndr) mi disse di godermela un po’ di più, perché mi vedeva un po' agitato». Poi una curiosità: «Come talento puro, il calciatore più forte con cui ho giocato è stato Cassano. Da allenatore però non so se lo vorrei (ride ndr). Allora mi prendo Pirlo».

LAZIO
Sarebbe un sogno per Parolo chiudere in carriera con uno scudetto: «Speriamo riprenda presto il campionato, devo tra l'altro fare ancora il mio primo gol, mi manca poco per arrivare a 50. Nello spogliatoio cerco di mantenere un buon rapporto con tutti. Il più simpatico forse è Radu, spesso se ne esce con battute molto divertenti. Il nostro è uno spogliatoio dove ci si diverte parecchio. Incitiamo spesso Immobile a battere il record di gol di Higuain, così poi possiamo andare tutti insieme a festeggiare.

Poi c'è il mister che sta dimostrando giorno dopo giorno il suo valore. E penso che il presidente Lotito negli anni abbia costruito qualcosa di incredibile, che ora sta portando a grandi risultati. Quale trofeo sento di più? Sicuramente la vittoria in Coppa Italia perché è stata frutto di un percorso durato tutta la stagione. La Supercoppa è una partita un po’ particolare, ma vincere la Coppa Italia all’Olimpico è stato bellissimo». 

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