Lazio, Immobile e Luis Alberto: la coppia dei miracoli

Ciro Immobile (foto ROSI)
di Alberto Abbate
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Lunedì 13 Gennaio 2020, 09:30
Il braccio e la mente, il gol e il tocco disarmante, sono Immobile e Luis Alberto in campo il segreto assoluto del sogno biancoceleste. Il trono va diviso per due re. Uno non smette più di segnare, l’altro garantisce estro, imprevedibilità e idee. Lo si è visto a Brescia quanto senza il numero 10 ne risenta il gioco laziale. Eppure a risolvere ogni problema ci pensa comunque Immobile. Al Rigamonti con una doppietta, soprattutto con il piattone quasi allo scadere. Nel big match col Napoli, la squadra del suo cuore, pressa Ospina e manda dentro la porta Di Lorenzo con tutto il pallone. Ovviamente all’82’, per non tradire quest’anno (13esimo centro nell’ultimo quarto d’ora) mai la tradizione. Ciro si danna l’anima dal primo minuto e non smette sino all’ultimo (il top con 8 duelli vinti) di lottare, per questo alla fine arriva sempre la rete. E pensare che durante la partita aveva calciato appena 4 volte senza mai infierire, nonostante ben tre occasioni create. L’ultima è letale e manda in estasi tutto l’ambiente. Con questo cammino devastante e questo killer è impossibile non pensare al tricolore. Immobile aggancia Giordano a quota 108 firme (quarto posto) nella storia biancoceleste. Colleziona 20 reti in 18 partite come soltanto Angelillo nella stagione 1958/59. Raggiunge quota venti per la quarta annata di fila, meglio di lui solo Batistuta (5), Nordhal e Meazza (7). L’attaccante allunga anche per la Scarpa d’Oro, moltiplica i 20 gol in 40 punti tondi tondi in classifica, stacca Lewandowski (38 punti) con la Bundesliga (il campionato tedesco riprenderà dal 17 gennaio) in pausa. Terzo Werner (Lipsia) a 36, davanti Messi (26), vincitore delle ultime tre edizioni del prestigioso premio da bomber. Da libro Cuore l’abbraccio a fine partita con un Manzini visibilmente commosso. La Storia della Lazio che s’intreccia sul campo. Una delle immagini più belle degli ultimi anni. Perché i testimoni del passato vanno protetti. Custoditi per sempre.

GENIO
Stavolta non c’è l’assist di Luis Alberto, ma vedere lo spagnolo è sempre più uno spettacolo. Contro il Napoli, sopratutto nel secondo tempo. Il numero 10 mette in mostra tutto il suo repertorio, danza sul pallone e corre come mai da quando è alla Lazio. Nell’ultimo turno era squalificato, forse il riposo gli ha garantito ulteriore ossigeno. Fatto sta che Luis Alberto, rispetto alla stagione strepitosa di due anni fa, ha pure eliminato l’ultimo difetto: è continuo e velocissimo, nessun avversario riesce a contenerlo né a stargli più dietro. Lo evidenzia ogni numero: 79 tocchi di palla, 53 passaggi su 61 riusciti, 24 su 28 in attacco. Gioca di suola e di tacco, sembra Mancini nel suo momento d’oro. Inzaghi non considera il paragone un oltraggio per il suo ex compagno, ma sottolinea come lo spagnolo abbia fatto bene ancora soltanto con la Lazio. Un ulteriore stimolo per Luis Alberto, che desidera andare con la Spagna all’Europeo ad ogni costo. Se lo merita, è il miglior assistman (11, dietro di lui Kulusevski a 7) del campionato italiano, è un genio. E’ anche e sopratutto merito suo, questo terzo posto. La società adesso vuole premiarlo con il rinnovo, nei prossimi giorni accelererà il discorso. Il numero 10 è un patrimonio, forse in questo momento il più prezioso in chiave Champions.
 
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