Lazio, Murgia: «Cresco con i consigli dei senatori. Siamo un gruppo unito»

Lazio, Murgia: «Cresco con i consigli dei senatori. Siamo un gruppo unito»
di Valerio Cassetta
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Sabato 29 Ottobre 2016, 11:39 - Ultimo aggiornamento: 15:18
Roma. Insieme a Cataldi, Strakosha, Lombardi e Prce, Alessandro Murgia è diventato uno dei simboli della giovane Lazio di Simone Inzaghi. Allenato già nella Primavera dal tecnico piacentino, il classe ’96 ha rilasciato un’intervista al portale “L’ultima ribattuta”, raccontando le emozioni di questo ultimo periodo. «Giocare per la Lazio, per la squadra che tifi è qualcosa di indescrivibile - ha ammesso il centrocampista -. Uno stimolo in più per me, con Cataldi e Lombardi poi siamo cresciuti qui. Tre ragazzi giovani che hanno ancora tanto da imparare e lavorano sodo ogni giorno».

Coraggio. Ventiduenni anni e non sentirli. Le parole di Murgia sono da piccolo grande leader: «Combattiamo quotidianamente anche per la gente laziale, perché sappiamo che abbiamo un bella responsabilità sulle spalle. È bello vedere che in Italia, nuovamente, si sta dando fiducia ai giovani. Credo che in una squadra ci debba essere sempre il giusto mix tra ragazzi e giocatori di esperienza. Darò tutto per questa maglia. Sono sempre a disposizione del mister per farmi trovare pronto ogni volta che verrò chiamato in causa»


Maestro. Pupillo del mister Inzaghi, Alessandro non ha nascosto l’ottimo rapporto con l’allenatore: «Il mister mi conosce bene, avendomi allenato fin dagli Allievi Nazionali. Questo è il quinto anno che sono con lui. Tra noi c’è un rapporto di fiducia e stima reciproca. Ha sempre creduto in me e lo ringrazio per questo. Mi carica quando faccio bene, mi rimprovera quando sbaglio. Cerco di farmi trovare sempre pronto e di migliorarmi. Per me è il primo anno di Serie A, devo crescere ancora molto».

Uniti. Come confermato da Murgia, lo spogliatoio ha giocato un ruolo fondamentale nell’avvio positivo di questa stagione: «Certamente, è uno dei segreti. Siamo un gruppo molto unito, compatto. Il clima è ottimo, si respira unità di intenti e lazialità. Mi sono subito integrato alla grande e il merito è stato anche dei senatori, che mi hanno immediatamente fatto sentire uno di loro. Certo, io sono ancora giovane, loro hanno le loro vite da “grandi” con famiglie e figli. Ma in campo siamo un blocco unico. Con Cataldi, siamo coetanei e amici anche fuori dal campo. Abbiamo la Lazio dentro. Ma con tutti ho un bel rapporto. Lo staff è fantastico, di alto livello. Dal presidente Lotito fino ai magazzinieri, che svolgono il classico “lavoro sporco” fondamentale. Poi, nel corso di questi anni, ho legato molto con uno degli osteopati della prima squadra, Cristiano Pompili e con il medico della Primavera, Michele Morelli».


Sogno. Ancora emozionato per il gol segnato al Torino, il regista ha provato ad immaginare un’esultanza per un eventuale gol al derby contro la Roma: «Non so come reagirei. Probabilmente andrei ad esultare sotto la Curva Nord. Di gol nei derby, nelle giovanili e in Primavera, ne ho fatti diversi, ma se dovessi segnare un gol in prima squadra, penso che non riuscirei a trattenere l’emozione». Infine, ha svelato un retroscena: «Sarei potuto andare alla Roma qualche anno fa. Quando giocavo nel C.S. Colombo feci un provino con i giallorossi. Mi avevano preso e tutto era praticamente fatto. Poi mio padre si impose per timore di bruciare le tappe troppo presto. Saltó tutto e l’anno dopo andai alla Lazio, squadra dalla quale non sono più andato via. Segni del destino».
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