UN AMICO DI TUTTI
Dello squadrone di Cragnotti ammirava soprattutto Boksic. «Mai visto un attaccante della forza del croato». Pulici era di Monza ma, quando arrivò alla Lazio dal Novara, s'innamorò subito della capitale e vi mise le radici. Così, dopo la seconda esperienza in serie A, vissuta ad Ascoli, tornò a Roma per continuare la sua avventura in maglia biancoceleste. Divenne prima allenatore della Primavera, quindi dirigente come responsabile del settore giovanile. Non contento della luminosa carriera sportiva volle anche realizzare il sogno di diventare avvocato e mise la sua professionalità al servizio della società. Il presidente Cragnotti ne valorizzò al massimo la figura, uscì a testa alta dalla vicenda passaporti e difese la società all'epoca di calciopoli. Felice era un gentiluomo, un signore, sempre pronto al sorriso, che sapeva di calcio e di vita, dedicata in gran parte alla difesa dei colori biancocelesti. Amava aggiornarsi, conoscere, sapere. Ebbe un ruolo molto importante nel periodo della breve presidenza Longo. Con Claudio Lotito i rapporti furono subito buoni ma, dopo anni di collaborazione, si deteriorarono perché ognuno interpretava la lazialità in maniera diversa. Pulici, nel 2005, tentò anche l'avventura politica candidato nella lista di Storace. Però, nonostante i 1.562 voti, non venne eletto. Era una persona poliedrica alla quale piaceva misurarsi su tutto ma che si accendeva soltanto quando si parlava delle vicende calcistiche. Qualche anno fa superò una grave crisi cardiaca, tornando in piena attività nello spazio di poco tempo ma niente ha potuto contro la malattia che l'ha aggredito. Ha lottato con dignità, in silenzio ma con forza, senza riuscire a compiere la parata più difficile della vita. La Lazio ha perso un altro pezzo di storia, un'altra figurina che va ad aggiungersi alla collezione del paradiso biancoceleste dove sono Maestrelli, Re Cecconi, Frustalupi, Chinaglia, Polentes e Facco. Domani i funerale alla Basilica del Sacro Cuore di Cristo Re alle ore 14.
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