Lazio, Milinkovic guida l’anima biancoceleste

Lazio, Milinkovic guida l’anima biancoceleste
di Emiliano Bernardini
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Lunedì 16 Aprile 2018, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 12:45
Brilla di una luce abbagliante. Quella che sanno sprigionare solo i grandi campioni. Inutile negarlo: Milinkovic è consapevole della sua forza e non fa niente per nasconderlo. Anzi. In campo guarda tutti dall’alto in basso, con quella spocchia che fa avvelenare l’avversario e fomentare chi tifa per lui. Basta notare i calci che prende durante tutta la partita per capirlo. Fazio lo malmena, Manolas idem. Quando s’infiamma è necessario usare le cattive. Tacco, suola e colpi di luce. Inizia in sordina facendo disperare un po’ Inzaghi. Perde quasi tutti i duelli aerei con i giocatori giallorossi. Sembra svogliato. Poi all’improvviso ecco quei lampi di classe cristallina che fanno spellare le mani. Stupenda la palla che serve di prima a Parolo. Peccato che il centrocampista laziale provi un tiro di prima quasi impossibile. Sergej lo guarda e sembra quasi spiegargli: «Stoppala di destro e calciala di sinistro». Gioca in un ruolo a metà tra il trequartista aggiunto e la mezzala pura. Insomma mena e inventa. Sa fare tutto e per questo Simone gli concede la briglia larga. Arginare la sua “strafottenza” sarebbe criminale. Milinkovic è così: prendere o lasciare. Mezza Europa lo corteggia lui ammicca ma ribadisce che la Lazio è casa sua. Ora ne ha presa una nuova in zona Cortina d’Ampezzo così domina tutti dall’alto. Come piace a lui.
 
CENTRAVANTI
Duella con tutti e non leva mai la gamba. È un gigante e non teme nessuno. Fisico da corazziere che sfoggia negli spalla a spalla o quando Fazio lo prende a brutto muso per un calcio rifilato a Manolas. Lui non si scompone e lo guarda senza muoversi. Una sfida continua. I meglio di Sergej è racchiuso nei suoi piedi. Bellissimo il lob che serve a Immobile. Ciro stavolta non è altrettanto lucido e calcia fuori. Peccato. Quando Inzaghi toglie Felipe Anderson per dare spazio a Luis Alberto, Milinkovic trova più spazi e giocate nello stretto. Con il brasiliano ne riusciva a trovare meno perché Felipe chiedeva palla nello spazio. L’espulsione di Radu poi costringe il tecnico biancoceleste a ridisegnare l’assetto: fuori Immobile e dentro Bastos. Al momento del cambio Simone chiama a sé il serbo: «Fai tu la punta». Non è certo un’idea dettata delle esigenze. Inzaghi è da tempo che lavora a questa idea. Milinkovic alla Ibrahimovic. Con i dovuti paragoni sia chiaro. E con questo nuovo assetto nasce la palla gol più nitida per la Lazio: lancio di Lukaku per Sergej che pennella una gran palla dentro, questione di centimetri. Il serbo ha il compito di calamitare a sé tutti i palloni, far salire la squadra in dieci e soprattutto gestire le energie fisiche. Si sbraccia di continuo per chiedere palla. Nel finale sbaglia una palla sanguinosa consegnandola sui piedi di Nainggolan. Fortuna per lui che Dzeko sbaglia di pochissimo. Al minuto 93 calcia da dietro centrocampo con Alisson fuori dai pali... Un brivido. Pazza idea. Applausi. Avrebbe fatto venire giù lo stadio. Il pari alla fine è giusto.
 
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