Casiraghi: «Lazio, il gioco ti può salvare»

Casiraghi: «Lazio, il gioco ti può salvare»
di Emiliano Bernardini
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Venerdì 25 Gennaio 2019, 07:30
Pensi a Pierluigi Casiragi e immediatamente tornano alla mente certe partite epiche degli anni 90. Un altro calcio. Gigi, detto Tyson, da sempre occupa una zona tutta sua nella storia dei centravanti. Troppo poco ruvido per essere incasellato tra i bomber di provincia ma non abbastanza elegante da finire la le pagine dorate in cui ci sono i miti di quegli anni. Eppure Casiraghi un mito lo è stato. Soprattutto per i tifosi della Lazio. Per il coraggio che non gli ha fatto mai togliere la testa o la gamba. Tanto da dover finire la carriera troppo presto. Oggi Gigi, dopo aver guidato l’Under 21, la Nazionale olimpica, da vice il Cagliari, l’Al Arabi e il Birmingham ha fatto un passo indietro. Non fa più parte del mondo del calcio ma si tiene informato costantemente su giocatori, tecnica tattica. Non c’è nulla che non sappia. 
Allo stadio ci va?
«Sì, ma preferisco vedere le partite di calcio minore. Magari qualche gara della serie C o della D. Quelle di A le guardo in televisione».
Impossibile vederla all’Olimpico domenica sera quindi
«Lazio-Juve è la mia partita del cuore ma la guarderò in tv». 
Dica la verità: questo calcio l’appassiona meno?
«No, il calcio è da sempre la mia passione e rappresenta gran parte della mia vita. Diciamo che non ho avuto molte occasioni per andare allo stadio». 
Rispetto ai suoi anni quanto è cambiato il calcio?
«Tanto. Ma direi giustamente. Sia a livello tattico che a livello tecnico. Ma è cambiato nella misura in cui è cambiata anche la società in cui viviamo. Sotto molti punti di vista è migliorato, soprattutto a livello tattico. Però anche la tecnica dei singoli ha fatto passi in avanti. Prendete un difensore medio degli anni 90, allora non si chiedeva di giocare la palla e quindi la tecnica di base poteva anche essere considerata meno. Oggi invece è fondamentale che il difensore sappia anche impostare il gioco». 
Non ci dica però che è tutto rose e fiori.
«Assolutamente. Ad esempio è peggiorato dal punto vista economico. Chi gioca in serie C guadagna molto poco, questo capita anche a qualche calciatore in serie B. Inutile parlare delle altre di categorie perché già qui in qualche caso è difficile definirla professione. E poi anche tutto l’aspetto legato ai procuratori e ad altre figure che gravitano in questo mondo. Rispetto ai miei tempi ora è molto più una giungla». 
Però stanno tornando i giovani.
«I giovani sono importantissimi. Quelli bravi, e parlo di Chiesa, Barella, Zaniolo etc..., sono tutti ragazzi allineati e tranquilli, un po’ come lo eravamo noi più di 20 anni fa. È chiaro che i social hanno cambiato molto ma se ci pensi hanno cambiato anche le persone comuni». 
Si parla molto di Zaniolo.
«È difficile trovare uno con le sue stesse caratteristiche fisiche e tecniche. Ha molto talento. Questo non vuol dire che sia arrivato. Però mi sembra un ragazzo con la testa sulle spalle». 
Come mai per tanto tempo abbiamo avuto un carenza di giovani? 
«Di motivi ce ne possono essere molti, non in ultimo anche la casualità nelle cose. C’è stato anche un momento dove giravano tantissimi soldi e si preferiva andare all’estero anziché coltivare in casa». 
La Var le piace?
«Inizialmente no, non mi piaceva per niente. Adesso con qualche piccolo correttivo fatto, soprattutto sui falli di mano, penso che sia un valido aiuto per arbitri e calciatori»
Tornando alla sfida di domenica sera, secondo lei questa è la Juventus più forte di tutti i tempi?
«Non lo so. Ne ho viste anche altre che erano di grandissimo livello. Io ricordo bene quella di Zoff, Gentile, Cabrini e Brio, oppure quella di Lippi. Diciamo che per diventare la più forte deve vincere la Champions».
In Italia però non ha rivali.
«La Juve ha il vantaggio di aver visto avanti rispetto a tutte le altre. Si è organizzata a livello societario, ha fatto lo stadio e soprattutto i suoi dirigenti sono tutti molto giovani. E hanno lavorato in maniera fantastica». 
L’arrivo di Ronaldo quanto dà in più? 
«Tanto. Soprattutto a livello d’immagine. Nonostante stia facendo molto bene, sta trovando anche qualche difficoltà e questo dimostra che quello italiano è un campionato di prima fascia. L’arrivo di Ronaldo è uno specchietto anche per gli altri big che potrebbero seguire il suo esempio». 
La Lazio invece è sempre alle prese con quel salto di qualità che non riesce a fare.
«La gara persa lo scorso anno con l’Inter è stata una delusione per tutti. Andare o non andare in Champions fa una grande differenza. Ha pesato sulla testa dei giocatori e infatti ripartire non è stato facile. Anche il mercato è stato diverso». 
E poi c’è il tabù contro le big...
«Per fare il salto di qualità serve batterle invece. Non credo che sia un problema mentale. Piuttosto penso che la qualità della rosa sia inferiore a quella delle altre»
Cosa pensa di Inzaghi? 
«L’anno scorso mi ha sorpreso molto in positivo. Ha sempre proposto un calcio divertente e soprattutto la Lazio segnava molto. Ora invece ha qualche problema. Per compensare la differenza con le altre deve esprimere sempre un bel calcio. Con la Juve servirà la gara perfetta».
Il 3-5-2 è diventato un problema?
«No, nel corso del tempo ha anche cambiato. Se gioca così vuol dire che gli uomini che sceglie sono quelli che gli danno più equilibrio». 
C’è un Casiraghi nel campionato di oggi?
«Per fortuna per lui no».
Mancini, invece, uno come lei lo prenderebbe subito in Nazionale...
«A me piace molto come sta lavorando Mancini. Ha chiamato molti giovani. Lo facevamo anche noi con l’Under 21, anticipare le mosse è importante. Certo, ci vuole anche tanto coraggio. Si può anche sbagliare ma chi se ne frega magari ne sbagli uno oppure ne indovini due». 
La Nazionale ce l’ha nel cuore?
«Sì. Ho un legame molto forte con la maglia azzurra. Però i gol a cui sono più affezionato sono quelli che ho segnato alla Roma nei derby».
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