Nessun ritardo, stavolta prontissimo e puntuale in campo. Luis Alberto scaccia i rumors con l'atteggiamento giusto. Alla ripresa a Formello, dopo due giorni di riposo, corre a perdifiato, reclama palloni, sembra indemoniato. Eppure è finito il campionato. Forse è la rabbia perché si sente sempre il capro espiatorio, forse segue i consigli del suo entourage, che un paio di settimane fa ha incontrato in gran segreto Lotito per capire le intenzioni della Lazio. È lecito, al Mago non va giù di essere diventato un comprimario, figuriamoci le 6 panchine nelle ultime 8 gare, e un derby in cui è uscito infuriato. La sera prima, in ritiro a Formello, Sarri ne aveva richiesto espressamente la cessione a gennaio, salvo poi rilanciarlo con Milinkovic e Immobile ai box. I senatori della squadra avevano parlato in disparte con Luis Alberto, chiedendogli di mettere da parte nella stracittadina il suo rapporto gelido col tecnico. Adesso però siamo di nuovo punto e a capo: Sarri non si fida più dello spagnolo, che comunque sta facendo il suo dovere come concordato. Lotito lo difende perché non ha nessuna intenzione di svenderlo: «È forte», continua a ribadire, pur avendo subito in passato sulla propria pelle le invettive dello spagnolo. Come dargli torto, Luis Alberto ha sì 30 anni, guadagna 2,5 milioni più bonus, ma rimane un patrimonio: il Siviglia in estate lo ha illuso e ora la Lazio non ha intenzione di cadere di nuovo nel tranello.
LA VECCHIA CARTA PRIVATA
A giugno era arrivata dall'Andalusia, tramite l'entourage, un'offerta informale di prestito con diritto di riscatto a 16 milioni (il 20% al Liverpool), ci sarebbe una riapertura a gennaio di fronte allo stesso scenario? Chissà, ma al momento non risolverebbe comunque il problema dell'indice di liquidità, altro motivo per il quale Sarri chiede il sacrificio dello spagnolo, per puntellare la rosa con pedine più funzionali al suo gioco.