QUESTIONE STIPENDI
Non a caso l’ultimo bilancio biancoceleste, approvato al 31 dicembre 2019, introduce questa nota: «Nel caso in cui il campionato dovesse riprendere a metà maggio, inizio giugno e fine giugno, e terminare regolarmente, non si dovrebbero avere significativi impatti economico-patrimoniali». La Lazio si batte per la conclusione, ma non può andare oltre quanto sarà permesso: «In un contesto generale d’incertezza le potenziali ricadute economiche saranno oggetto di costante monitoraggio. Il valore dei diritti alle prestazioni dei calciatori non dovrebbe risentire in modo significativo della crisi». Già, perché c’è pure il rischio che si svalutino i big della rosa. Intanto dal bilancio emerge l’ennesima clamorosa plusvalenza estiva (14,561 milioni) con le cessioni dei baby Neto (18), Jordao (9) e Murgia (4). Una vendita complessiva da 31 milioni, che ha foraggiato le entrate di Vavro (10,5), Lazzari (14), Jony (1,5 milioni d’intermediazione, quasi 17 milioni in totale i debiti per consulenze nei trasferimenti), i giovani Dziczek (2), Kyine (1) e l’enfant prodige Raul Moro, pagato addirittura 6 milioni al Barca. A gennaio risparmiati oltre 2 milioni d’ingaggi con i prestiti di Berisha, Durmisi e Casasola. Chi è rimasto deve percepire ancora gli stipendi di gennaio e febbraio (oltre 1.9 milioni di premi individuali pagabili entro il 30 settembre) e, in caso di stop definitivo della Serie A, come preannunciato da Tare, può subire dei tagli per i prossimi mesi. E’ partita già la trattativa con giocatori, che farebbe risparmiare a Lotito quasi 25 milioni.
CURIOSITÀ
Chiede ancora gli arretrati del 2014, l’ex Zarate: a gennaio citazione dalla Pluriel Limited per quasi 3,3 milioni, che la Lazio – alla luce della sentenza della Corte di Appello di Roma – non intende pagare. Quasi 20 milioni di crediti legati ai diritti tv, i cui ricavi sono aumentati di più di 10 milioni. Meno 3 milioni rispetto al precedente bilancio per l’assenza di un main sponsor: c’è un contenzioso su crediti da 7,4 con la Seleco.
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