Caso Tamponi Lazio. Investigatori a Formello e nel laboratorio di Avellino. Ecco cosa cercavano

Caso Tamponi Lazio. Investigatori a Formello e nel laboratorio di Avellino. Ecco cosa cercavano
di Emiliano Bernardini
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Sabato 7 Novembre 2020, 23:18 - Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 11:41

Alla fine a decidere ci ha pensato la Asl di Roma 1 che nel pomeriggio di ieri aveva notificato a Immobile, Leiva e Strakosha l’obbligo di isolamento. Tradotto tutti e tre sono da considerare positivi e dunque niente la sfida con la Juventus (ore 12.30, Dazn). Ennesimo ribaltone in una vicenda dai contorni decisamente opachi. Ma occhio alle sorprese. Potrebbe succedere ancora di tutto. Ora si è mossa anche la giustizia ordinaria. L’ultima parola alla querelle che va avanti da una settimana deve ancora arrivare. Ieri alle ore 15 prima Immobile e Leiva e poco dopo Strakosha sono usciti dal centro sportivo di Formello. Qualcuno vocifera per fare un nuovo tampone. Nessuna comunicazione ufficiale. D’altronde è stato proprio questo uno dei motivi che ha indotto la Procura a scavare più a fondo. Gli unici comunicati ufficiali sono stati fatti solo perché imposti. Anche Inzaghi in conferenza è apparso poco preparato.


RICERCA DISPERATA DELL’OK
Immobile, Leiva e Straskosha dovranno osservare un periodo di isolamento e avere due tamponi negativi per avere il via libera. Uno già lo hanno: quello di venerdì di Avellino. C’è attesa per il nuovo test. La Asl conta dalla prima positività riscontrata il 2 novembre dalla Uefa e confermata, solo per quanto riguarda Ciro, anche dalle contro analisi del laboratorio campano. 


IL BOOMERANG
Il caos lo ha creato il tampone fatto ieri “in gran segreto” presso il Campus Bio-Medico. Lotito sperava in un test amico, invece si è trasformato in un boomerang. Eh già perché la procedura del laboratorio romano prevede che a seguito di una positività al test rapido venga effettuato un tampone molecolare di conferma (circostanza ieri omessa nelle varie dichiarazioni del club). Essendo risultato anche questo positivo, secondo quanto previsto dal Ministero della Salute, il Campus ha subito informato la Asl Roma 4 (quella del datore di lavoro che li aveva richiesti). La Asl Roma 4 avrebbe poi passato le informazioni, per competenza territoriale (la residenza dei calciatori) a quella di Roma 1. E poco importa se le contro analisi fatte nel solito laboratorio Futura Diagnostica di Avellino (che stando in Campania non ha obbligo di comunicazione ad altra regione) avessero riscontrato tutte negatività (a parte due membri dello staff, uno dei quali è il ds Tare). Una situazione che ha mandato nel panico la Lazio che, con il fiato del pm Chiné sul collo da giorni, a notte fonda dopo una lunghissima riunioni a cui era presente anche l’avvocato Gentile ha inviato tutti gli incartamenti alla Asl per chiedere un parere.

Risposta: positivi. 


LE PROCURE
A via Po intanto hanno ricevuto anche i test del Biocampus. Il pericolo più ingombrante, dal punto di vista giuridico-sportivo, rimane il famoso allenamento sostenuto da Immobile il 3 novembre. La Lazio sostiene di aver avuto la comunicazione della positività dalla Uefa dopo la seduta. Lunedì in Procura Federale il responsabile sanitario Pulcini (riconvocato per la seconda volta) dovrà dare spiegazioni. Gli 007 credono che il club abbia voluto forzare la mano, confortata dai precedenti “falsi positivi” Hoedt e Pereira. Non rischia nulla a questo punto per la gara di Torino (rumor parlano di un possibile esposto anche dal Bologna, il medico Nanni si è schierato però con la procedura biancoceleste), ma può comunque avere una penalizzazione in classifica. Ma ora a muoversi è anche la giustizia ordinaria. La Procura di Avellino ieri con una mossa a sorpresa ha acquisito i test del laboratorio di Avellino. Un blitz in piena regola, frutto del confronto avvenuto  tra la Procura guidata da Vincenzo D’Onofrio e quella della Figc. Si parte da un dato di fatto: l’anomala difformità tra i risultati di Avellino (tutti negativi) e quelli dalla Uefa. Primo obiettivo della Procura irpina è legato alla competenza, nel tentativo di verificare se il laboratorio di Avellino sia collegato a un centro clinico avente altra sede. Superata questa questione il pm D’Onofrio potrebbe procedere a ipotizzare l’accusa di falso, sulla scorta di una semplice comparazione dei dati: se i referti avellinesi presentassero elementi di criticità o di adulterazione, sarebbe doveroso battere su questa ipotesi di reato.

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