Lazio, gap fisico e tecnico: i motivi della resa. Ma il riscatto è dietro l'angolo

Lazio, gap fisico e tecnico: i motivi della resa. Ma il riscatto è dietro l'angolo
di Alberto Abbate - Emiliano Bernardini
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Giovedì 25 Febbraio 2021, 07:30

 Durante l’intervallo, nello spogliatoio dell’Olimpico, i giocatori della Lazio si sono guardati in faccia ed erano tutti concordi nel dire che il Bayern li stava schiantando a livello fisico. Impossibile reggere i loro ritmi. «Ci mangiano il campo», «Quando accelerano ci portano a spasso» le considerazioni dei calciatori biancocelesti. Confermate, come se ce ne fosse stato bisogno, anche a fine gare. «Fanno un altro sport». La pressione e la presenza dei tedeschi ha sempre indotto la Lazio all’errore. Basti pensare che hanno recuperato il doppio dei palloni dei laziali. Il gap, oltre che a livello fisico e tecnico, si è visto anche a livello mentale. Ferocia agonistica che ha mandano in ansia i biancocelesti che infatti hanno approcciato da subito timorosi. La qualificazione, a meno di un miracolo, è andata. Queste partite servono per crescere sia a livello di squadra che a livello societario. Il Bayern è ostacolo insormontabile, che sul campo fa capire come non sarebbe cambiato nulla con i titolari in difesa Radu e Luiz Felipe, martedì allo stadio ancora in stampelle.
I BIG CI METTONO LA FACCIA
Nella buona e nella cattiva sorte, la Lazio si stringe. Il giorno dopo la batosta col Bayern, suonano l’immediata riscossa, Reina, Luis Alberto e Immobile. Troppo facile prendersela con i gregari Musacchio e Patric per il loro scivolone. Sono i big i primi a metterci la faccia e a non sottrarsi alle critiche: «Siamo una squadra nel bene e nel male. Dispiace per il risultato, ma questo gruppo non può e non deve mollare». Il ko dovrà servire da insegnamento per il futuro in una Champions a tutti i costi da riconquistare. E’ sempre stato questo, dopo il raggiungimento degli ottavi, il principale obiettivo stagionale. E ora guai a farsi sovrastare da un contraccolpo psicologico nelle prossime partite. Nella gestione Inzaghi, la Lazio ha sempre dimostrato di sapersi subito rialzare, ora diventa ancora più importante. A Bologna sarà il caso di rivalutare un mercato pieno d’interrogativi. Vedi i 30 milioni spesi per Muriqi e Fares, ora sorpassato pure da un Lulic ancora convalescente. 
PRECEDENTI
Ora bisogna solo riprendersi il quarto posto. Anche perché due scivoloni europei recenti a Inzaghi rievocano un brutto presagio. Dopo le terribili disfatte di Salisburgo e Siviglia, a fine stagione sfumò il sogno Champions. In particolare, tre giorni dopo il 4 a 1 dei Red Bulls del 12 aprile 2018 (ribaltato il 4-2 dell’andata) nei quarti d’Europa League, i biancocelesti pareggiarono 0 a 0 il derby. Quindi arrivarono tre vittorie con Samp, Fiorentina e Torino, ma i pareggi con Atalanta (1-1) e sopratutto Crotone (2-2) distrussero un campionato. Proprio in quell’annata il 20 febbraio 2019 arrivò pure ai sedicesimi la debacle di Siviglia (2-0). Da lì però partì il successo nel derby per 3 a 0 il 2 marzo e sopratutto – in mezzo il pari con la Fiorentina e il 4 a 1 al Parma - quella (0-1) contro l’Inter il 31 marzo a San Siro, ma anche la vittoria in semifinale contro il Milan, che avrebbe portato alla trionfo in Coppa Italia contro l’Atalanta il 15 maggio che però centrò la Champions.
INTERROGATIVI
Insomma, la Lazio d’Inzaghi è sempre stata in grado di risollevarsi subito, ma ora anche la società deve fare il suo.

Per esempio va chiuso una volta per tutte il discorso rinnovo, altrimenti c’è il rischio che possa anche qui riaprirsi una voragine all’interno. Va dimostrato coi fatti e non solo a parole che questo ciclo non è finito.

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