Lazio, Inzaghi vuole sentirsi più grande

Lazio, Inzaghi vuole sentirsi più grande
di Daniele Magliocchetti
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Martedì 20 Novembre 2018, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 13:29
Ultima chiamata. È l’esame più importante. Di quelli che è vietato sbagliare. C’è il Milan, l’ennesima occasione da cogliere al volo e non gettare via come accade spesso con le grandi. Battere i rossoneri serve per fare un salto deciso in classifica, per dare un segnale forte per la Champions, ma soprattutto per cominciare a sfatare la sindrome che ha la Lazio di Inzaghi con le big. Un disastro vero e proprio, considerato che su 26 partite, il tecnico laziale ne ha perse 18. Una sciagura. Unica nel suo genere e assai particolare, trattandosi del tecnico di Piacenza. Già perché da quando Simone guida la panchina biancoceleste pochi hanno i suoi risultati. Il tecnico ha raggiunto diversi record, come quello dei punti conquistati in un solo girone in ben due circostanze, facendo perfino meglio di se stesso, o dei gol segnati, addirittura molti di più di quelli realizzati dalla formazione di Eriksson e l’anno scorso tra le squadre più prolifiche in tutta Europa dietro solo a Psg, ManCity e Barça. Ma quando ci sono le “grandi” del campionato italiano di mezzo sono guai seri. 

SIMONE FANALINO 
In questi quasi quattro anni di Lazio, Inzaghi, Supercoppa a parte, ha tagliato diversi e importanti traguardi a livello personale, facendo meglio dei suoi predecessori, e questo è innegabile, ma è altrettanto vero che il suo personale rendimento con Juventus, Napoli, Inter, Roma e Milan è disastroso. La sua media-punti con le big è di 0,4, nettamente la più bassa rispetto agli ultimi quattro allenatori che si sono avvicendati sulla panchina laziale, come Reja, Pioli e Petkovic. Il più bravo di tutti è l’attuale ct della Svizzera, con 1,1 di media, anche se le partite non sono poi così tante, visto che nella capitale è rimasto un anno e mezzo, ma fa riflettere che subito dietro ci sia un allenatore come Reja, con una media-punti di 1,07, più del doppio di quello che ha racimolato Inzaghi. E questo potrebbe anche essere d’ispirazione per l’allenatore biancoceleste, considerato che il “vecchio” Edy più che proporre gioco amava aspettare, fare le barricate e poi ripartire. Un concetto che, forse, andava bene con le big, decisamente meno con tutte le altre. Inzaghi, chiunque abbia davanti, gioca sempre a viso aperto, facendolo in maniera organizzata e questo modo di proporsi ha permesso alla Lazio di crescere tanto, vedi le due vittorie ottenute con la Juventus. I disastrosi numeri con le big, però, necessitano qualche modifica. 

SCOSSA MENTALE 
I dati con le big italiane sono incontrovertibili. Sembra quasi che la Lazio soffra di un complesso d’inferiorità: audace e intrepida con le piccole, spaventata e inerme con le grandi. Un vero e proprio blocco mentale. Ed è un peccato considerato il rendimento e la possibilità di raggiungere almeno un paio di possibili pareggi con le grandi, vedi le sfide di Napoli e Roma. La sensazione è che a questa Lazio per spiccare il volo in modo definitivo, serva un risultato importante con una delle grandi. E il Milan arriva al momento giusto, con una rosa falcidiata da infortuni e squalifiche. L’occasione è da prendere al volo, anche perché sarà l’ultima sfida di rilievo. Poi Inzaghi dovrà cercare il più possibile di sfruttare il calendario fino alla fine dell’anno e vedere cosa succede negli scontri diretti tra le altre big. 
 
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