Lazio: il riscatto biancoceleste ha i volti di Sergej, Stefan, Thomas e Ciro

Lazio: il riscatto biancoceleste ha i volti di Sergej, Stefan, Thomas e Ciro
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Lunedì 30 Settembre 2019, 09:30
Perdono. Quel che è stato, è stato, scurdammoce o passato. Immobile fa centro, anzi si fa tutto il campo, sorvola i cinque dei compagni, fategli largo. Cerca Inzaghi e scatta l’abbraccio. Ciro si rannicchia fra le sue mani come un bimbo. Perdono, Ciro è quasi commosso. Anche se, con un sorriso dopo, cerca di conservare l’appeal da duro: «Forse ero stanco». Macché, è plateale come la scenata del dissenso il suo pentimento con l’occhio mezzo lucido: «Mi dispiace per quanto successo col mister. Per me Simone è come un fratello maggiore, da quando sono qui mi ha sempre aiutato. Sono stato vero nello scusarmi, lo meritavano i compagni, il mister e soprattutto la gente. Oggi è stata messa la parola fine». In realtà, già a Formello venerdì Inzaghi e Immobile s’erano giurati di ripartire insieme. Era destino che col gol e la vittoria arrivasse pubblicamente la pace. Già a inizio gara, Ciro aveva comunque mostrato un altro morale. A San Siro era entrato nervoso ed era andato molle nell’unica chance avuta nel finale. Quando la testa non c’è, è difficile vincere e segnare: «Dobbiamo migliorare l’aspetto mentale, perché quando abbiamo voglia, il nostro pubblico si diverte. C’è rammarico per mercoledì perché abbiamo giocato bene contro un’Inter scudetto. Purtroppo a volte bisogna avere qualcosina in più, ma piano piano stiamo assimilando ogni sbaglio, troveremo continuità nel risultato. Diamo fastidio quando stiamo lassù in alto». Altro che pensieri d’addio, questo è un nuovo inizio. Con Inzaghi c’era stato qualche fraintendimento, tutto era cominciato quando Immobile aveva chiesto a Inzaghi di risparmiargli le fatiche della Romania per stare vicino al figlio appena nato. 
SBLOCCATO
Anche questa è una chiusura del cerchio. La moglie Jessica, a fine gara, gli porta Mattia dentro al campo, Ciro lo trascina in braccio come un trofeo nello spogliatoio. Mattia entra a far parte di un gruppo tornato unito. Finalmente si sblocca anche Milinkovic nel tabellino, non segnava (Lazio-Bologna) da maggio. Col Genoa ci mette il piattone sinistro, fa partire la danza del gol e poimostra tutto il suo repertorio. Perfetto l’assist per Caicedo, fa un’ultima chiusura in difesa prima d’essere sostituito. Eccolo il campione sparito a San Siro. E riecco pure Strakosha strepitoso in volo. E’ la giornata del riscatto, anche di chi era stato tanto criticato. Contro l’Inter Jony aveva fatto peggio, ma Strakosha era tornato sotto processo per non essere uscito. E’ da standing ovation la risposta per festeggiare le 100 presenze in A con la maglia della Lazio: il portiere s’allunga sulla capocciata ravvicinata di Romero e la toglie dalla linea in contro balzo. Ringraziate San Thomas, lui crede a ciò che prende col suo guanto: «Io cerco sempre di migliorarmi di giorno in giorno, ma anche io sbaglio perché sono umano. Oggi sono felice perché non abbiamo preso gol, abbiamo dominato e rischiato poco». Merito della seconda difesa (4 reti subite) di questo campionato, dove anche Radu è tornato dal primo minuto. S’era confrontato pure con lui, Inzaghi, nella grigliata di venerdì a Formello. Patto per la Champions rispettato e regalo di Stefan spedito all’incrocio. Pure il rumeno, emozionato. con la mano sul petto. Lui in estate era stato riabilitato per qualche colpo da matto. Quel che è stato, è stato. Perdono.
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