Lazio, la mira non è giusta: Inzaghi non è contento, vuole i gol per la Champions

Lazio, la mira non è giusta: Inzaghi non è contento, vuole i gol per la Champions
di Emiliano Bernardini
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Martedì 3 Settembre 2019, 07:35
 Il quarto posto è lì, a portata di mano. Mai come questa volta la Lazio può centrare l’obiettivo Champions. Questo non vuol dire che sarà facile. La competizione con le altre resta aperta. Il mercato ha messo i cerotti a chi ne aveva bisogno. Tradotto: qualcuno, almeno sulla carta, si è rinforzato proprio sul gong. La Lazio, invece, ha deciso di restare così. Nonostante un ritocco in avanti avrebbe fatto sicuramente comodo. Perché è proprio dando un morso in più all’avversario che centri gli obiettivi. Quello della Lazio si chiama Champions. Diciamocelo francamente ai biancocelesti manca quel pizzico di cattiveria che fa la differenza tra una squadra forte e una big. Questa lacuna è apparsa in tutta la sua chiarezza proprio nel derby. 
LUCI E OMBRE
La Lazio è stata superiore nei singoli e nel gioco alla Roma, sono mancati i gol. E non è stata solo una questione di sfortuna (i pali di Leiva, Correa e Parolo) ma anche e soprattutto di mira. La palla che spreca Immobile grida vendetta. Errori che a Ciro capitano spesso e che di fatto non lo fanno brillare agli occhi del ct Mancini. Calcia di potenza centrando il palo anziché piazzarla. Anche Correa è poco lucido nell’azione in cui spara addosso a Pau Lopez. Avrebbe potuto scegliere l’altro angolo o passarla proprio a Immobile che era posizionato meglio. Nel finale anche Lazzari s’iscrive al gruppo degli sciuponi. Da lì, solo e con la porta vuota è più difficile sbagliare che segnare. Episodi che nell’economia della partita hanno pesato tantissimo. Una grande squadra domenica avrebbe chiuso la partita. Sì, avrebbe impallinato la Roma costringendola a due settimane all’inferno. Alla fine della fiera quelli di domenica sono due punti persi contro una squadra senza capo né coda ma con più carattere. Ed è stato proprio quello a salvare i giallorossi. Alla Lazio è mancato il cinismo. Lucida l’analisi di Acerbi a fine partita: «Alla sfortuna ci credo poco, sui pali sì, ma su altre occasioni forse sarebbe servita più freddezza. Se crei tanto e non segni vuol dire che qualcosa non va, però ci possono stare le partite così». Le statistiche parlano chiaro: la Lazio ha concluso 23 volte in porta, con 7 tiri nello specchio, 13 finiti fuori e 3 parati. Non serve certo un genio per capire che fare 23 tiri e fare un solo gol è davvero troppo poco. Certo nel computo ci sono i pali colpiti. 
ALLENARE IL CINISMO
Inzaghi in queste settimane dovrà continuare a battere sul cinismo. Passare da i tre centri con la Samp all’unico con la Roma qualche campanello d’allarme deve farlo suonare. La sindrome da braccino corto affligge i biancocelesti da un paio di stagioni e in qualche caso è stato decisivo nel mancato arrivo al quarto posto. Immobile è l’unico bomber presente in squadra, Caicedo la sua riserva. Troppo poco per una squadra che deve affrontare tre competizioni. Il mercato poteva rappresentare una grande occasione per rendere la rosa ancora più completa. Peccato. L’obiettivo resta lì a portata di mano. Con la giusta cattiveria potrà essere centrato.
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