INCUBO
Nell’ultimo mese la Lazio sembrava resuscitata. E’ tornata dalla sosta e contro l’Inter ha centrato a San Siro l’impresa. Poi però, come dopo la sfida del 31 marzo in Coppa Italia, si è sentita la fatica e la squadra ha fallito subito contro il muro creato dalla Spal a Ferrara. Al primo intoppo, è iniziata la denuncia alla terna per un “no” (diffidato e spaventato dal giallo ingiusto) di Cionek a un rigore che comunque c’era. Col Sassuolo è stato concesso grazie al Var il penalty trasformato da Immobile, ma la Lazio è riuscita a distruggere il vantaggio con due gol incassati in contropiede. Così in settimana è partita la denuncia preventiva biancoceleste dalla radio ufficiale: «Vogliono mandare le milanesi in Champions», le parole del responsabile della comunicazione, Diaconale. Guarda caso, riprese subito dopo il match contro i rossoneri da Tare: «E’ successo quello che temevamo potesse accadere». E’ accaduto che Rocchi in effetti ha sbagliato sul rigore d’Acerbi, ma poi il Var lo ha corretto e quindi non ha fatto danni.
MANI AVANTI
C’è poco da dire sull’irruenza su Musacchio di Durmisi. Invece sul contatto Rodriguez-Milinkovic (c’è il tocco del rossonero, ma il pallone resta a pochi centimetri dal serbo) restano molti dubbi, così come sul giallo a Luis Alberto che era fra i diffidati: «Col fischietto migliore d’Italia evidentemente siamo un po’ sfortunati, guardando anche Lazio-Inter o Milan-Lazio dell’anno scorso dove non ha visto al Var il gol di Cutrone. La Lazio ha perso la Champions per un punto – ha chiosato Tare - e siamo in debito dall’anno scorso con gli episodi». Quando i torti erano veri e conclamati, quest’anno l’impressione è che il diesse e la società stiano buttando le mani avanti. E invece di riuscire nella missione di spingere la squadra verso il quarto posto, si stiano creando l’alibi finale in caso di mancato accesso in Champions. Stavolta no, non si può veicolare questo messaggio, perché oltretutto sabato sarebbe servito a poco anche il pareggio. Ma la verità è che nessuno se la prenderà con la dirigenza se sembrerà vittima dell’ennesima ingiustizia. Mica soprattutto colpevole (anche a gennaio) di recidiva.
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