Lazio, le riserve non sono auree

Lazio, le riserve non sono auree
di Alberto Abbate
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Sabato 1 Dicembre 2018, 07:30
Non contava nulla se non per la faccia e il prossimo sorteggio. Non contava nulla per chi è rimasto a casa, ma contava senz’altro per i 100 tifosi volati a Cipro. E doveva contare ancora di più per chi non scendeva in campo da tempo. Assurdo l’atteggiamento di Murgia e compagni. Perché magari Caicedo poteva – a parte i minuti nelle gambe, si fa per dire – avere motivazioni inferiori, ma è assurdo che gli unici salvabili siano stati Lulic (subentrato) e Acerbi. Almeno per la grinta mostrata su ogni pallone. Inzaghi l’ha battezzata di facciata una sconfitta indolore e tale – nonostante il primato del girone d’Europa League perso - rimane, almeno sino a quando non si conoscerà il prossimo avversario dei sedicesimi (ora c’è il pericolo di pescare Chelsea, Arsenal, Leverkusen, Zenit, Salisburgo e soprattutto le big in arrivo dalla Champions). Ma il tecnico voleva dei segnali dal resto della rosa, la risposta è che la Lazio b è la prima squadra italiana a perdere con l’Apollon (eliminato) per la prima volta nella storia. Non solo, falliti pure tutti gli esperimenti: Luiz Felipe centrale, Durmisi sulle fascia e il 4-4-2 finale. Pure Berisha male, e lui sì che è un co-titolare. Forse non sarà al meglio della condizione, ma Inzaghi teme che il suo mancato ingresso contro il Milan (il kosovaro ha mugugnato) abbia portato delle scorie. 
RISPOSTE
Guai a fare drammi per questa partitella del giovedì, ma in quest’occasione si è visto perché Inzaghi utilizza sempre gli stessi. Siamo sicuri della completezza di questa rosa? E’ stata rinforzata, ma anche Lotito e Tare attendevano un diverso riscontro: possibile che Simone gli abbia voluto sbattere in faccia il responso? Nel post-partita non sembrava così disperato, ma in realtà dentro era furioso. Era sarcastico quando diceva di aver avuto le risposte da alcuni giocatori, nel senso che le ha ricevute in negativo. In particolare da chi ha le valigie pronte per gennaio. Inzaghi ha sostituito non a caso un impalpabile Murgia; Caceres è rimasto in campo sino all’ultimo svogliato. 
MENTALITÀ
Al mister non è piaciuto nemmeno l’atteggiamento di Correa, eroe dell’ultima giornata, ma con l’Apollon fumoso nei dribbling e superficiale in un tiro a due passi dalla porta. Adesso il Tucu tornerà indietro nella gerarchia. Alla faccia di chi lo voleva di corsa in campo e non più al fischio d’inizio in panchina. La partita di Cipro non contava, ma non si può perdere così e fare una figuraccia internazionale. Forse Inzaghi doveva trasmettere (come Tare nelle parole) maggiore voglia nelle convocazioni, ma giovedì era l’unica chance per far rifiatare tanti big. Che, stremati contro il Milan, saranno fondamentali domani a Verona col Chievo. Sperando che la nottataccia europea negli altri non abbia nessuno strascico. Perché in fondo la mentalità vincente di lottare persino negli allenamenti e nelle amichevoli mica si compra sul mercato.
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