Lazio, Immobile è un principe poco azzurro: la crisi in Nazionale, il riscatto con la Lazio. Ma non a Genova

Lazio, Immobile è un principe poco azzurro: la crisi in Nazionale, il riscatto con la Lazio. Ma non a Genova
di Alberto Abbate
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Venerdì 16 Ottobre 2020, 07:30

Al primo Ciro sbagliato è di nuovo sotto processo. Immobile in Nazionale torna il gemello diverso. Sbiadito, spaesato, col piede sconclusionato. Due volte sotto porta non fa centro ed è subito contestazione della sua Scarpa d’oro. Per fortuna, oltre i laziali, ci sono i compagni e il ct Mancini («Segnerai il gol decisivo contro la Polonia») a difenderlo e consolarlo, ma impazza comunque il dibattito. Perché Ciro non riesce ad essere pure un principe azzurro? I più critici continuano a sminuirlo lontano dalla Lazio, altri son convinti che nel 4-3-3 lui soffra troppo dal punto di vista tattico. E in effetti su questo non c’è dubbio: Immobile è costretto a correre in lungo e in largo, le occasioni spesso se le crea da solo e arriva all’ultimo ostacolo poco lucido. 
LE OCCASIONI
Questo non accade con la maglia biancoceleste perché Lazzari, Milinkovic e Luis Alberto lo spediscono a rete di continuo. Così non ha mai il tempo di deprimersi, Ciro. Al contrario, riesce a sentirsi sempre importante e decisivo. Con l’Italia invece ormai c’è un vero e proprio blocco psicologico. Sembrava averlo superato, invece riecco un altro Ciro al rovescio. Anche se il bomber non ci sta a farsi travolgere di nuovo: «Questi aspettano che cado giù, ma se mi alzo, non ti rialzi più», l’ultima frase lasciata sui social per il pronto riscatto. Peccato non possa esserci subito con la Lazio. Immobile è squalificato, domani sera salterà la Samp e tornerà in campo poi da ex in Champions. 
MORALE TOP
L’anno scorso a Genova aveva bagnato con una doppietta all’esordio il suo campionato strepitoso. Era finita tre a zero ad agosto e anche Correa era andato a segno. A Inzaghi dunque non resta che puntare tutto sull’argentino, tornato dalla Seleccion con uno stato d’animo diametralmente opposto. Tucu di prova ieri a Formello ed è già in rampa di lancio. E’ galvanizzato dal gol decisivo nelle qualificazioni con l’Argentina contro la Bolivia, vuole gonfiare anche con la Lazio la sua ritrovata vena realizzativa. E allora Caicedo gli offre sul piatto l’opportunità: s’è fermato ieri, l’ecuadoregno, nell’ultima seduta. Si toccava il flessore destro della coscia, la sua titolarità perde quota. Inzaghi era orientato a schierarlo dal primo minuto con Muriqi, forte anche della statistica (a segno 4 volte su 4 contro i doriani) voleva sfruttarlo nel turnover offensivo in vista di martedì sera. Così il piano si complica, Joaquin mette già una doppia maglia. 
UMILE ESORDIO
Il debutto di Muriqi centravanti almeno non si tocca.

Ma senza paragoni sulla testa: «Non sono Ibra, per la Lazio voglio essere solo Vedat, dare il massimo e onorare la storia della prima squadra di Roma. Il mio obiettivo è aiutarla insieme ai miei compagni a raggiungere tutto ciò che desidera». Tanta umiltà per la punta kosovara, che stende il tappeto rosso a Immobile, ultimo capocannoniere d’Europa: «E’ un sogno giocarci con la stessa maglia. Cercherò d’imparare da lui e di aiutarlo a fare tanti altri gol ancora». Sentite quanto rispetto per Ciro fuori dall’Italia. 

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