Lazio, il ritorno di Sarri a Napoli è amarissimo. Ora il calciomercato

Lazio, il ritorno di Sarri a Napoli è amarissimo. Ora il calciomercato
di Alberto Abbate
5 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Novembre 2021, 01:26 - Ultimo aggiornamento: 10:18

È buio. In realtà si accendono le luci al Maradona, ma la Lazio resta al buio. E Sarri è ancora più nero: «L’approccio non è stato giusto, abbiamo fatto una partita senza nessuna determinazione. Ci siamo disattivati, e tutto mi aspettavo tranne una gara di questo tipo». Spalletti fa il suo gioco, in panchina Maurizio resta inerme, sconsolato. Perché è cosciente che fra il suo ex Napoli e i biancocelesti c’è un abisso: «È la squadra più forte di tutte le altre in alto». La prova dal vivo diventa un incubo e riporta al gap organico. Perché già dopo il penultimo ko, Sarri aveva chiesto a Lotito un aiuto dal mercato, un vice-Immobile ovvero Botheim al posto di Muriqi in attacco. Stavolta però torna la retroguardia sotto processo.

Acerbi e Luis Felipe su Mertens sono un disastro.

Non solo, Sarri è costretto a schierare il più difensivo Patric dall’inizio al posto di Lazzari su Insigne perché Hysaj (con Marusic ancora ai box) è l’unico adattabile sul lato sinistro. Ecco perché il tecnico su quella fascia chiede un altro terzino (Fabrizio Angileri) a gennaio. Sarri può avere due acquisti al massimo, ma ora serve - eccome - un altro centrale per provare a riprendersi la Champions. Altrimenti addio. Il mister aveva indicato Rugani, Ferrari, Palomino. La Lazio dice no, ma forse adesso va fatto un passo indietro. I numeri gridano. Sembrava essere stata trovata la quadratura del cerchio. Non è così quando si alza il livello.

Sarri lo ha sempre saputo, anche se magari nelle ultime gare si era illuso: «Avevo visto dei passi avanti, invece col Napoli eravamo sempre in ritardo. Sui tempi, sul pressing e non solo». Venticinque reti subite, la differenza con quelle fatte dice zero. Solo due volte la porta inviolata in questo campionato. Reina al Maradona urla contro Acerbi, ma anche lui ci mette del suo: per esempio, va al “rallenty” sul cucchiaio di Mertens, che vale il terzo gol partenopeo. Anche in porta il nodo da sciogliere è grosso: Strakosha è ormai a scadenza e demotivato, ma il 39enne Pepe non ha più l’agilità di un tempo. Sarri vorrebbe portare Kepa subito, ma il Chelsea – con Mendy in Coppa d’Africa – ha già rimandato il discorso a giugno. 


UNDICI PUNTI PERSI
Certi problemi riemergono. La rosa è corta per competere con le altre squadre che lottano per il quarto posto. La vittoria contro la modesta Lokomotiv di giovedì scorso vale il passaggio del turno (ottavi o sedicesimi), ma questa Lazio può permettersi le fatiche dell’Europa League e un giorno in meno di riposo? Sarri ribadisce fra le righe il no: «Non teniamo la tensione emotiva per più di 3-4 gare, l’applicazione scende da dieci a uno. E, giocando ogni tre giorni, si ripetono gli alti e bassi ancora più spesso». Così l’ultimo viaggio infinito - con 7 ore di ritardo – porta a un’altra sconfitta in trasferta in campionato. La storia si ripete quasi sempre quest’anno: il pareggio col Cagliari all’Olimpico, le debacle di Bologna (3-0) e soprattutto Verona (4-1), che aveva trascinato tutti in un ritiro, a cui ieri aveva già ripensato Lotito. Perché ora, dopo il San Paolo, undici punti persi pesano. 


LE SCUSE DEL CAPITANO
Con la Salernitana il trend sembrava essere mutato, così come quello fuori casa contro la Lokomotiv dopo tre mesi. Invece no, l’unico successo in Serie A lontano dalla capitale rimane quella della prima giornata di Empoli. Un discorso che non riguarda solo Sarri. Perché negli ultimi 11 match – dunque dentro l’era Inzaghi – vanno contati appena un successo, due pareggi e ben otto tonfi. Sarri nella ripresa prova a cambiare il risultato con i cambi. Felipe Anderson è troppo spremuto: «Ed è un oggetto delicato - spiega il mister - che si spegne in maniera seria come quando si accende, lo ha sempre fatto negli anni». Ieri in serata no anche Milinkovic. Per carità, sono in crescita i vice Zaccagni e Basic, ma serve ben altro per battere questo Napoli. Forse sono tardive le sostituzioni, Maurizio commette i suoi errori, ma alla fine deve sempre fare i conti con ciò che ha nelle sue mani. In estate, aveva chiesto Torreira in regia, ha reinventato e rilanciato Cataldi, che purtroppo lo “tradisce” da due big match. Maurizio così racimola la seconda sconfitta amara, dopo il suo addio a Napoli. Felici solo i suoi ex tifosi, i 700 laziali al Maradona invece fischiano furiosi. Così è sempre il capitano Immobile a metterci la faccia rimproverando i suoi compagni: «Chiediamo scusa, hanno ragione perché prestazioni così sono inaccettabili. Sarri sta lavorando bene, è colpa nostra se non mettiamo in campo i suoi insegnamenti. Il calendario è un alibi, tiriamo fuori gli attributi». Sono le urla recapite da Lotito, pronto a ribadirle a Formello negli spogliatoi. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA